1. IN ONDA UNA NUOVA (SI FA PER DIRE) SIT-COM SUGLI SCHERMI RAI: “MAZZETTE PER LAVORARE” 2. LA DENUNCIA DI PIETRO DI LORENZO (“HO RIFIUTATO DI PAGARE TANGENTI AD ALCUNI FUNZIONARI E PER QUESTO A VIALE MAZZINI NON MI FANNO PIÙ LAVORARE”) HA AVUTO EFFETTO E PER I DIRIGENTI RAI ARRIVANO LE PRIME ISCRIZIONI NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI 3. SOTTO INCHIESTA FINISCONO I CAPISTRUTTURA DI RAIUNO CHE AVREBBERO OSTACOLATO L'ATTIVITÀ DELLA LDM (“I RACCOMANDATI”, A «BUTTA LA LUNA”, DA “CIAK SI CANTA”) 4. LE PRESSIONI SUBITE DA ALEMANNO PER FAR LAVORARE LA SHOWGIRL ELEONORA DANIELE 5. L’ACCUSATO RAVEGGI: “ACCUSE FALSE SONO GIÀ STATO ASSOLTO DUE VOLTE DALLA RAI”

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1 - «MAZZETTE PER LAVORARE»: INDAGATI DIRIGENTI RAI
Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"

La sua denuncia pubblica ha avuto effetto e per i dirigenti Rai arrivano le prime iscrizioni nel registro degli indagati. Sotto inchiesta finiscono i capistruttura dell'Ente di Stato che avrebbero ostacolato l'attività della Ldm di Pietro Di Lorenzo. Un mese fa l'imprenditore aveva scritto alla commissione parlamentare di vigilanza, ai capigruppo dei partiti, ad alcuni ministri e senza mezzi termini aveva dichiarato: «Ho rifiutato di pagare tangenti ad alcuni funzionari e per questo a viale Mazzini non mi fanno più lavorare».

Le sue parole hanno evidentemente trovato riscontro nelle verifiche disposte dalla Procura di Roma e adesso si vuole accertare se anche i vertici, informati di quanto era accaduto, possano essere chiamati a rispondere delle irregolarità che sarebbero state compiute da chi aveva il mandato di organizzare le «prime serate» di Raiuno e Raidue.

In ballo ci sono programmi di grande richiamo: da «I raccomandati» a «Butta la luna», da «Ciak si canta» a «Punto su di te»; ma anche fiction che hanno ottenuto buoni ascolti come «Il capitano». Nel 2006, quando il suo rapporto con la Rai viveva il momento di massimo splendore, il fatturato dell'azienda fu di 18 milioni di euro, adesso è sceso a 2 milioni. «Faccio altro, sono un imprenditore di successo - chiarisce Di Lorenzo - ma resto convinto che questo sistema debba essere stroncato e solo per questo ho deciso di rivolgermi alla magistratura».

La denuncia presentata dai suoi avvocati Alessandro Diddi e Piergerardo Santoro elenca in maniera dettagliata i «soprusi» subiti da quella che viene definita «una banda di dirigenti Rai infedeli». Poi indica i nomi degli alti funzionari che lo avrebbero boicottato: l'ex capostruttura di Raiuno Giampiero Raveggi, ora in pensione; sua moglie Chiara Calvagni, attuale capostruttura dell'Ufficio Risorse; Chicco Agnese, responsabile dei palinsesti di Raiuno. L'istanza ipotizzava il reato di concussione, i magistrati al momento contestano l'abuso d'ufficio. «Accuse campate per aria, chiariremo tutto», replicano loro.

«Fu proprio nel 2006 - è scritto nell'esposto - che Raveggi mi chiese in prestito 5.000 euro. Mi accorsi ben presto che non voleva un prestito ma somme di ben altra portata, nonché una serie di "favori" da elargire a persone a lui vicine. Quando rifiutai di versare una tangente da 100 mila euro, ho subito vessazioni che hanno portato la Ldm ad essere praticamente azzerata dalla Rai».

Secondo l'imprenditore i suoi format sono andati in onda con una controprogrammazione forte «in modo da farli risultare un flop», gli ospiti scelti per partecipare «sono stati contrattualizzati soltanto all'ultimo momento e con cachet molto inferiori alle richieste», alcuni show e fiction sono stati «cancellati senza alcuna spiegazione». Tra i testimoni indica tra gli altri Fabrizio Frizzi, Claudio Lippi, Martina Colombari, Elisabetta Canalis.

Un capitolo della denuncia ricostruisce «quanto accaduto con il figlio di Agnese, perché suo padre mi chiese di farlo lavorare e quando un dirigente della mia società lo contattò si sentì chiedere un ingaggio da 6.000 euro a puntata come operatore di clip esterne per il programma "Ciak si canta". Pensai ci fosse un equivoco e ne parlai con lo stesso Agnese, ma lui mi rispose seccato che allora la cosa non gli interessava più».

In un'intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, Di Lorenzo ha raccontato anche le pressioni subite da Gianni Alemanno per far presentare quel programma da Eleonora Daniele. «Ho le prove - ha aggiunto nella denuncia - di convocazioni in Campidoglio dei direttori generali Mauro Masi e Lorenza Lei, dei direttori di Raiuno Fabrizio Del Noce e Mauro Mazza, del direttore dei rapporti Istituzionali Guido Paglia». Ai pubblici ministeri ha fornito dettagli e la prossima settimana la Daniele sarà interrogata come testimone.

I magistrati hanno già acquisito le conclusioni dell'audit interna che si concluse dichiarando «le procedure regolari» e di questo potrebbero chiedere conto alla stessa Lei. Ma non è escluso che anche Luigi Gubitosi debba essere ascoltato.

Nella denuncia Di Lorenzo specifica infatti di aver segnalato all'attuale direttore generale quanto accaduto, ma di non aver «mai ottenuto ascolto». E nelle prossime settimane è possibile che entrambi vengano convocati proprio dalla Vigilanza, visto che il Pd ha già depositato una interpellanza urgente proprio per ottenere le audizioni.

2 - G. RAVEGGI EX CAPOSTRUTTURA «ACCUSE FALSE SONO GIÀ STATO ASSOLTO DUE VOLTE DALL'AZIENDA»
Paolo Festuccia per "la Stampa"

Non ci sta Gianpiero Raveggi, già capostruttura di RaiUno, a passare per concussore, per chi in cambio di favori chiede mazzette. E così replica punto per punto alle accuse che gli sono state mosse da Pietro Di Lorenzo, fondatore della «Ldm comunicazioni spa», società che si occupa di produzione televisive e cinematografiche. «Ma di cosa parliamo? Non vedo l'ora che la magistratura mi interroghi. Voglio mettere fine a questa vicenda che mi perseguita dal 2008 e che sino ad oggi non ha dato alcun esito».

Scusi Raveggi lei è andato in pensione dal 2009 e sino ad oggi non è mai stato interrogato?
«No. C'è un signore (Pietro Di Lorenzo, ndr) che mi perseguita dal 2006. Mi accusa di aver chiesto 5mila euro in prestito. Tutto per cinquemila euro, ma di cosa parla? Sono di fronte a una vera e propria forma di stalking... Su questa vicenda ci sono state addirittura due indagini interne Rai che hanno appurato l'infondatezza delle accuse».

Nelle carte consegnate agli inquirenti si parla anche del suo faraonico matrimonio al Majestic di Roma?
«Ma quale faraonico. Pensi che sull'invito di matrimonio agli ospiti non chiedevano alcun genere di regalo, ma anzi elencavamo due associazioni onlus: il Bambin Gesù e il San Raffaele per opere di beneficenza... Ma di che si parla?».

Anche del programma «I Raccomandati» condotto da Carlo Conti... Lei viene accusato di aver ostacolato le attività produttive della Società. Cosa risponde?
«Ecco, veniamo ai Raccomandati. Non è un caso, infatti, che fin quando mi sono occupato io di quel programma condotto da Carlo Conti lo show è stato campione di successo e di share, dopo che sono andato in pensione è stato chiuso perché trasformato in un flop»

 

"CACCIATO DALLA RAI PERCHÉ NON VOLEVO PAGARE LE MAZZETTE"
Marco Lillo per il "Fatto quotidiano" del 25 maggio 2013

La lettera che imbarazza la Rai è stata spedita ai capigruppo di tutti i partiti, al ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni e a quello dello Sviluppo Flavio Zanonato ieri sera. Il produttore Piero Di Lorenzo, fondatore della Ldm Comunicazione, denuncia di avere ricevuto richieste di denaro e favori da alcuni dirigenti della società controllata dal Ministero dell'economia.

La lettera del produttore ha un oggetto eloquente "'tangenti ' in Rai" e ricapitola così i fatti: "Il sottoscritto ha denunciato alcuni dirigenti Rai che gli hanno chiesto tangenti e fino a quando si è limitato a informare, dando l'impressione di non spingere oltre e di non pretendere giustizia ma di accontentarsi di lavorare, ha potuto continuare tranquillamente proficui rapporti di fornitura editoriale alla Rai. Quando la richiesta è stata reiterata con troppa convinzione, la gestione del moralizzatore Luigi Gubitosi ha reagito cancellando di fatto l'azienda dal panel dei fornitori". Risultato: "l'azzeramento del fatturato che al momento delle denunce era di 18 milioni di euro".

Di Lorenzo chiede alla politica di intervenire. "Sono anni che il sottoscritto afferma che gli sono state chieste delle tangenti indicando nome, cognome e date e, avendo rifiutato ha subito ritorsioni gravissime, e nessuno ha mai preso l'iniziativa per approfondire". Di Lorenzo il 22 ottobre del 2012 aveva già scritto al presidente Rai Anna Maria Tarantola e al direttore generale Luigi Gubitosi. Al d. g., Di Lorenzo racconta richieste di mazzette e vessazioni che sono finite all'attenzione dei pm di Roma. "Agli inizi di settembre 2006 il capostruttura di Rai uno Giampiero Raveggi (ora in pensione) delegato per la vigilanza sui programmi prodotti dalla Ldm comunicazione S. p. A., mi chiese ‘in prestito' dei soldi (5 mila euro), ma ben presto capii che non voleva un prestito ma una tangente sui budget che doveva approvare [... ]

Siccome rifiutai sdegnosamente la proposta, il Raveggi cominciò a porre in essere una serie di ritorsioni". Prosegue la lettera: "Il 6 maggio del 2008, dopo una serie infinita di inutili azioni svolte all'interno delle strutture Rai, lo scrivente denunciò alla magistratura il Raveggi ipotizzando il reato di estorsione". Di Lorenzo allega la denuncia e sostiene di non avere avuto notizia dell'archiviazione dell'indagine.

Effettivamente la Procura di Roma si sta ancora occupando delle sue denunce confluite in un fascicolo più ampio del quale nulla si sa ufficialmente. Il produttore racconta poi a Gubitosi di avere informato il direttore di Rai uno di allora: Fabrizio Del Noce, "chiedendogli di sottrarre la Ldm alla ‘vigilanza ‘ delinquenziale del Raveggi. [... ] La risposta incredibile di Del Noce fu che non intendeva sostituirlo perché, essendo ‘garantista', intendeva aspettare la fine del procedimento giudiziario". Di Lorenzo sostiene nella lettera di avere messo al corrente delle richieste ricevute da Raveggi anche i due direttori generali che hanno preceduto Gubitosi: Claudio Cappon e Lorenza Lei.

"Ma ovviamente", conclude Di Lorenzo, "non accadde nulla". Fonti vicine alla direzione generale della Rai replicano: "Appena ricevuta la lettera presidente e dg hanno chiesto un audit approfondito dal quale non è emerso nulla. Anzi in molti casi è emerso documentalmente il contrario di quanto affermato". Al Fatto, Gianpiero Raveggi dice: "Io sono uscito dalla Rai ormai quattro anni fa. L'audit non trovò nulla di rilevante".

Di Lorenzo nella sua lettera si lamenta della responsabile risorse televisive, Chiara Calvagni: "La signora sì è sposata con il settantenne Raveggi che, dopo due anni da pensionato, è stato improvvisamente scoperto dalla Endemol (pochi mesi prima del matrimonio con la Calvagni) che ha ritenuto di non poter fare a meno della sua consulenza". Poi Di Lorenzo accenna a un possibile conflitto di interessi: "la figlia della dottoressa Calvagni è entrata a far parte dell'organico della Società di management ‘ Parole & dintorni ' fino a diventarne vicedirettore, (il nome con la qualifica fu prontamente rimosso dal sito Internet quando il sottoscritto segnalò la cosa alla direzione generale Rai) (...) La cosa è un po ' strana se si pensa che la società in questione è una vera e propria controparte della Rai e della Calvagni delegata dalla RAI per le trattative con gli artisti rappresentati dalla stessa Società".

Chiara Calvagni replica: "L'internal audit della Rai ha approfondito tutte le cose scritte da Di Lorenzo contro di me e tanti altri. Non c'è nulla di riscontrato. Alcune cose sono smentite dagli accertamenti. Non posso parlare, si rivolga alla direzione, ma non c'è nulla, mi creda".

Tra i suoi nemici in Rai, Di Lorenzo cita anche il dirigente Chicco Agnese, responsabile palinsesti di Rai uno: per "Ciak si canta" "mi aveva chiesto di intercedere per far lavorare il suo giovane figlio che desiderava fare l'operatore di clip esterne". Secondo Di Lorenzo, la richiesta sarebbe stata altissima, addirittura 6 mila euro a clip. Chicco Agnese replica: "Tutto falso. Io ho consegnato all'audit della Rai, nell'autunno del 2012 una mail nella quale l'agente di mio figlio, che è un professionista affermato, chiese solo 1. 500 euro.

Sono andato in pensione dopo 35 anni e sono stato vicedirettore di Rai 3 con sei direttori, fino a Ruffini. Non avrei sputtanato una carriera alla soglia della pensione per quattro soldi". Di Lorenzo, nella lettera a Gubitosi, elenca tutti i boicottaggi subiti ma l'audit della Rai non ha trovato riscontri alle sue accuse e non ha elevato contestazioni.

Le carte però in questi casi vengono comunque trasmesse alla Procura di Roma. A prescindere dall'esito del procedimento penale di Roma, con la sua lettera il produttore cerca di trasformare la sua storia in un caso politico. La lettera ai ministri e ai capigruppo recapitata ieri sarà la prima grana per la Commissione di Vigilanza Rai. Magari guidata per la prima volta da un presidente grillino.

 

 

 

 

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