ORA METTONO ALL’INDICE ANCHE IL SOCIAL PORNO! - IN UNA SCUOLA MEDIA DI ROMA SI SCATENA IL DELIRIO PER UN FILMATO HARD CONDIVISO VIA WHATSAPP

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Giulia Cerasi per "La Repubblica - Roma"

Un video hard che arriva sul cellulare da una cugina maggiore. La tentazione di inviarlo a tutti i suoi compagni di classe. La scoperta dei professori che, dopo aver capito che il filmato aveva fatto il giro di tutti i telefonini dei giovani alunni, decidono di convocare i genitori e iniziare un percorso con lo psicologo d'istituto.

Probabilmente era iniziato solo come uno scherzo tra adolescenti, ma quell'unico "clic" di una ragazzina di prima media rischia di gettare nell'occhio del ciclone tutta la scuola Mazzini. Da giorni tra i corridoi dell'edificio di via delle Carine, dietro al Colosseo, non si parla d'altro.

Di quel filmato porno arrivato via Whatsapp a una allieva di prima media che, forse per gioco, forse per curiosità, forse per rendersi divertente agli occhi dei suoi amici, ha deciso di condividerlo con tutti i suoi compagni di classe tramite l'applicazione di messaggeria istantanea. È bastato solo premere "invio" e in pochi istanti il video si è diffuso a tutti i cellulari dei ragazzi che, forse turbati, forse divertiti, forse spaventati, lo hanno raccontato ai professori.

A quel punto è scattato l'allarme. I docenti hanno chiamato i genitori e, una volta accertata la provenienza del video, le contromisure sono state immediate. Intanto è scattata un'indagine per capire quando il filmato sia stato mandato, visto che alla Mazzini l'uso del cellulare durante l'orario scolastico è severamente proibito.

«È un fatto che non è accaduto a scuola perché tra le 8 e le 14 i ragazzi non possono utilizzare il loro telefonino, neanche durante la ricreazione - spiega Isabella Rozza, mamma di un alunno della Mazzini e componente del consiglio d'istituto - però è una cosa che inevitabilmente coinvolge la Mazzini, dal momento che il filmato è arrivato a tutti i compagni di classe».

E professori, preside e vice preside non si sono tirati indietro, anzi. Hanno deciso di affrontare la questione con tutti i ragazzi. «Abbiamo iniziato un percorso insieme agli alunni perché è fondamentale intervenire quando succedono cose di questo genere - racconta Rozza - Parlare con loro, spiegare cosa è accaduto e i rischi di quello che per loro può sembrare un gesto normale».

Un confronto che ha coinvolto anche lo psicologo d'istituto, che tutto l'anno aiuta gli alunni nei momenti di difficoltà. «È un progetto completamente autofinanziato - dice ancora la mamma - che in questo caso aiuterà sia i ragazzi a capire quello che è successo sia i genitori a tranquillizzarsi. Perché il punto centrale, aldilà del singolo caso, è ragionare sul ruolo di queste nuove applicazioni e sulle ricadute che possono avere sui nostri figli». Una posizione condivisa da Rita Munizzi, presidente del Moige (Movimento genitori) che lamenta «l'assenza di un piano significativo per la media education».

 

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