FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Amanda Marcotte per “Slate”
E’ facile ridere del modo timido in cui le celebrità si buttano nel femminismo offrendo dichiarazioni scontate scritte da una squadra di esperti di pubbliche relazioni per essere il più innocue possibile. Il discorso di Patricia Arquette agli Oscar dimostra che è esattamente così che va. Ha approfittato del premio come miglior attrice non protagonista in “Boyhood” per parlare di parità salariale, e non è andata male. Anche se le parole erano elementari, il cuore sembrava essere al posto giusto. O almeno Meryl Streep e Jennifer Lopez la pensano così.
Ha detto: “A ogni donna che ha partorito ogni contribuente e cittadino di questo stato. Abbiamo combattuto per i diritti di tutti gli altri, è arrivato il nostro momento di avere la parità salariale una volta per tutte e uguali diritti per le donne negli Stati Uniti d’America”.
La Arquette ha però dovuto argomentare nel backstage, dove le hanno fatto varie interviste. Ha aggiunto: «Uguale significa uguale. La verità è che più le donne invecchiano, meno guadagnano, più hanno figli e meno trovano lavoro. Sembra che abbiamo gli stessi diritti di tutti ma in realtà non è così. E’ tempo per tutte le donne in America e per tutti gli uomini che amano le donne, per tutti i gay e per tutte le persone di colore, di lottare per i propri diritti».
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Ed ecco la scivolata. I gay e le persone di colore rientrano nella categoria delle donne, non sono separati. Ma quando si parla di disparità salariale, la razza conta quanto il genere. Secondo la “American Association of University Women” le donne bianche guadagnano meno degli uomini bianchi ma più delle donne di colore. La Arquette ha inoltre dimenticato che femministe e comunità LGBT lottano da lungo tempo per vedersi riconosciuti i loro diritti. Il discorso della Arquette è quello di una donna bianca privilegiata che cerca di avere più privilegi. La solidarietà non può essere solo fra le bianche.
Lizzie Crocker per “Daily Beast”
boyhood patricia arquette e ellar coltrane
Il discorso di Patricia Arquette agli Oscar è stato appassionato e politico, apprezzato da molti ma avversato dalle femministe. Un’ora dopo il “New Republic” già lo esaminava e lo smontava pezzo per pezzo, a firma Elizabeth Stoker Bruenig, secondo la quale quel grido di madre era banale e vecchio stile, alla stregua delle visioni reazionarie delle madri repubblicane, l’uso del termine “contribuenti” era tipicamente di destra e il messaggio era che le persone valgono solo in quanto pagano le tasse.
Il messaggio, invece, era positivo. Perché passare al setaccio ogni parola? Perché le femministe si sono arrabbiate e lo hanno trovato addirittura “disgustoso”? Forse perché non ha citato le zone erogene? La Arquette non ha guadagnato più punti nelle interviste successive, dove ha usato i termini “gay” e “nere” separatamente da “donne”, dando adito a speculazioni razziste. E’ la condanna che spetta a chiunque osi non seguire il copione scritto dalle femministe e ometta di citare qualsiasi problema di qualsiasi minoranza.
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Così ieri la Arquette ha dovuto rettificare via tweet: «La parità di salario aiuterà tutte le donne di tutte le razze in America». E’ un tweet che deprime. Il suo discorso è stato sensibile e sentito, da nessuna parte esclude qualcuno dall’ idea di uguaglianza. Il femminismo dovrebbe accettare e celebrare le voci femminili anche quando non dicono esattamente quello che vuole. Invece uno si sveglia la mattina dopo un discorso, e deve affrontare questo lagnarsi. Speriamo che le parole della Arquette risuonino più forte.
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