FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Lorenzo Soria per “la Stampa”
alejandro gonzalez inarritu oscar per birdman
In una delle scene più memorabili di Birdman, il protagonista Michael Keaton si ritrova in mutande a Times Square, New York. Come portafortuna, Alejandro Gonzalez Iñárritu si è presentato agli Oscar domenica sera indossando quelle stesse mutande. Gli è andata bene. Miglior film. Quattro statuette, tre a lui personalmente per la miglior produzione, la migliore regia e la miglior sceneggiatura. Ma ora Iñárritu è in sala stampa, pieno di orgoglio e raggiante di felicità.
Allora Alejandro? Cosa prova?
«Quando hai una nomination e il tuo film entra in quel numero selezionato di produzioni e sei agli Oscar non c’è modo di perdere. La società oggi è ossessionata dalla competizione, come se per farti stare bene qualcuno dovesse stare male e uscire sconfitto. Non è così, mi piacerebbe questo fosse uno show dei migliori film dell’anno. In passato non mi sono mai sentito come uno sconfitto, ma come uno così fortunato da riuscire a finire un film».
Ha dato molta attenzione al suo Paese e ai problemi del Messico e dei messicani.
«Guardiamoci qui in sala stampa: non so quante nazionalità sono rappresentate. Ma io non mi sento diverso da nessuno di voi perché come artista e come essere umano non posso vivere pensando a stupidi confini, a bandiere o a passaporti. Sono concetti creati dalla società: io mi occupo di emozioni, degli esseri umani. È la bellezza dell’arte, qui non ci sono quei confini ideologici che fottono il mondo. In mutande bianche siamo tutti uguali».
Parlando di mutande, ha davvero addosso quelle di Michael Keaton?
«Vorrei fossimo in un ambiente un po’ più intimo per darvene prova».
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Riferendosi al documento che consente la residenza negli Usa, Sean Penn l’ha presentata dicendo: «Ma chi ha dato la carta verde a questo figlio di buona donna?». Si è offeso?
«Ma no, quando l’ho diretto in 21 grammi ci scambiavamo sempre battute come questa. Non ho trovato niente di offensivo nelle parole di Sean. Penso sia stato molto divertente».
SEAN PENN FOTO DI CHUCK CLOSE PER VANITY FAIR
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