ubaldo pantani

UBALDO TUTTO CALDO - ''NON VEDEVO L’ORA DI VOTARE, MI ERO ROTTO I COGLIONI DI SALVINI OVUNQUE. PURE IN UNA GANG BANG FAREBBE CAMPAGNA: ‘PRIMA GLI ITALIANI’” - VITA, CARRIERA, AMORI E IMITAZIONI DI PANTANI, DA DAGO A LAPO - EMILIO CARELLI SI INCAZZÒ PER ‘SGAYTG24’ - “I POLITICAMENTE CORRETTI SONO I VERI INTOLLERANTI” - HA UNA FIGLIA, L'EX VIRGINIA RAFFAELE? ‘'L’HO AVUTA VICINO PER 5 ANNI E OGGI MI MANCA. COME DIREBBE DAGO, ''IL MONDO E' GIA' FINITO, QUESTE SO' 'E REPLICHE''

 

 

Antonello Piroso per la Verità

 

UBALDO PANTANI

Sono affascinato dagli epigoni di Alighiero Noschese, indimenticabile pioniere dell' evoluzione del trasformismo alla Leopoldo Fregoli.

Tanto più se, come nel caso di Ubaldo Pantani, imitatore di rango, nato a Cecina nel 1971, parafrasando Sabrina Salerno e Jo Squillo «oltre la maschera c' è di più». A cominciare dall' ammirazione condivisa per il leader degli Skiantos, Roberto «Freak» Antoni, morto nel 2014, autore di un volumetto dal titolo fulminante: Non c' è gusto in Italia a essere intelligenti.

 

 

 

Ubaldo Pantani imita Dago a ''Quelli che...dopo il TG''

Da dove nasce la passione per l' esponente di un gruppo punk rock demenziale?

ubaldo pantani paolo fox

«Mi sono laureato in scienze politiche all' Università di Pisa con una tesi in metodologie e tecniche della ricerca sociale sulle applicazioni del linguaggio comico nell' apprendimento».

 

Me ne compiaccio, ma non vedo il link. Per me è come se parlasse in sanscrito.

«Avevo partecipato all' Aquila, insieme a Enrico Bertolino, a un corso di edutainment, il "divertimento educativo", rivolto ai top manager di Telecom. Io facevo un personaggio, il signor Risorsa Umana, ovvero un Fantozzi 2.0, che per apparire sicuro di sé adottava stilemi di comunicazione non verbale che non gli erano propri, così da rendersi ancora più goffo. Nel momento in cui dovevo laurearmi, scelsi di analizzare questa case history attraverso un nuovo metodo di valutazione, nell' ambito delle scienze sociali, per misurare l' efficacia dell' apprendimento».

ubaldo pantani giletti

 

Tuttavia, da qui a essere un fan dell' inno degli Skiantos Mi piaccion le sbarbine ce ne corre.

«Tutta la scena bolognese, raccolta intorno al Dams, mi aveva suggestionato, non solo loro. Sono cresciuto con Paco D' Alcatraz, che aveva partecipato al varietà tv Lupo solitario, e Eros Drusiani, autore di aforismi memorabili quali: "Le merde che s' incontrano a volte si pestano e a volte si salutano" e "I coglioni sono molti più di due", per non parlare di Natalino Balasso».

 

 

 

 

Prima di affrontare il luna park delle sue imitazioni (52, secondo il suo sito, da Max Allegri a Gigi Buffon, da Gianfranco Fini a Paolo Del Debbio), mi dica se avere lo stesso cognome di Marco Pantani è stato un handicap.

ubaldo pantani cacciari

«Qualche giorno fa, per la prima volta in vita mia, ho chiamato un ristorante per prenotare, e il signore mi fa: "Pantani? Come il comico?". Nel 1994 mi ero appena liberato delle ironie sul mio nome, "Ubaldo come Ubaldo Lay, il tenente Sheridan?", "Come il marito di quel gran pezzo dell' Ubalda?", e via così, che esplode il fenomeno Pantani. Era un continuo: "È per caso parente?". Che poi a dare fastidio non era tanto la domanda, ma il gesto con le mani a mulinello a mimare la pedalata, e il sorriso beffardo di chi conosce già la risposta».

 

Com' è arrivato al debutto nel Macao di Gianni Boncompagni su Rai 2?

«Da ragazzo usavo come microfono l' asta che sorreggeva il casco da parrucchiera che mia madre aveva a casa, per fare le parodie di Corrado, Mike Bongiorno, Gigi Sabani. Ma solo perché mi divertivo, non mi sentivo "chiamato". Esattamente come il calcio, che giocavo per diletto, senza secondo fini. Cominciai a frequentare i corsi estivi del laboratorio di Arti sceniche di Volterra, dove insegnava Giorgio Albertazzi. Rimanevo incantato a vederlo raccontare e interpretare i grandi del teatro.

ubaldo pantani buffon

 

Nel 1997 partecipo a una gara di comici a Donoratico, in quel di Livorno. Arrivo secondo, e vengo cercato dagli autori di Boncompagni. Arrivo a Roma, convinto di essere già stato ingaggiato, e mi ritrovo tra un migliaio di candidati. Gianni al provino mi chiese, in un clima di cazzeggio improvvisato, cosa pensassi del cabaret norvegese. Risposi assumendo la postura di un surreale profeta di un' imprecisata avanguardia comica. Incredibilmente, mi hanno preso».

 

 

Da lì la carriera è decollata.

«Macché. Sono tornato a casa, a Ponteginori, vicino Cecina. Io in provincia ci stavo bene e continuavo a coltivare la mia passione per il pallone. Solo che mi fratturo la tibia e lì apprendo il concetto di vulnerabilità. Dico ai miei che voglio fare l' attore, ma non succede niente fino al 1999 quando mi chiamano Gregorio Paolini e Stefano Sarcinelli per Convenscion su Rai 2. Poi, in successione, arrivano Ciro su Italia 1, Assolo su La7, e poi per 4 anni, dal 2004 al 2008, Mai dire con la Gialappa' s, dove comincio a proporre le parodie degli inquilini della casa del Grande fratello, quindi Stefano Bettarini, Giovanni Allevi, Flavio Insinna, Massimo Giletti e Lapo Elkann».

ubaldo pantani benigni

 

L' ultima versione del quale, vista poche settimane fa a Quelli che il calcio, è semplicemente esilarante: lei parla come lui, con gli stessi tic anche fisici, narrando la sua nuova avventura imprenditoriale, il ristorante con lo chef «Carlo Crac» (Cracco, ovviamente). L' interessato apprezza?

«Molto. Siamo diventati amici. Ci sentiamo spesso, e quando qualcuno gli chiede se non si offende, risponde che in me non vede cattiveria, spiega: "Ubaldo è uno giusto, è uno di noi". Mi fa piacere, anche perché negli anni ho imparato a dosare gli ingredienti, so quanto un' imitazione, che è comunque invasiva, possa trasformarsi in aggressiva. Del resto, io stesso se venissi perculato con un sarcasmo al di là delle righe m' incazzerei».

 

Beh, con Sgaymeteo24, che faceva il verso alla rubrica di Sky Tg24, non è andato leggerissimo.

«A darmi l' idea fu il mio babbo, cui sono legatissimo. "Ma l' hai visto quello che fa le previsioni su Sky? Dovresti rifarlo, è un personaggio". Che si divertì tantissimo».

 

 

 

 

Invece il direttore dell' epoca, Emilio Carelli, nel frattempo eletto deputato del M5s, non la prese altrettanto bene. Lo sketch è di 8 anni fa, oggi probabilmente lei verrebbe crocefisso in nome del politicamente corretto.

«Non lo tollero. Sono un cultore di Karl Popper e del suo paradosso: difendere la tolleranza richiede di non tollerare gli intolleranti. Che sui social abbondano».

 

ubaldo pantani nei panni di dago a quelli che dopo il tg 4

Lei si è scagliato anche con l' esibizionismo che imperversa in Rete: «La spettacolarizzazione della nascita del figlio di Fedez e di Chiara Ferragni mi fa schifo», parole sue.

«Forse ho usato un' espressione forte, ma è stato forte il disagio di aver intravisto il calcolo dietro quelle immagini».

 

Anche l' immagine del neopresidente della Camera Roberto Fico, che va a Montecitorio in autobus, è diventata virale.

ubaldo pantani massimo cacciari

«Questo cosa dovrebbe dirmi sulla capacità di incidere per davvero sulle storture e sulle disuguaglianze del sistema? Il M5s ha fatto passare, per sedurre quella parte di Paese più rancorosa, in nome di una più che comprensibile richiesta di moralizzazione, un messaggio pericolosamente subdolo: uno vale l' altro, le competenze non contano, siamo tutti uguali, l' impegno e il sacrificio non sono rilevanti. Basta l' onestà. No, quella è ovviamente una precondizione.

 

Poi servono i professionisti: il chirurgo in sala operatoria, il pilota ai comandi di un aereo, l' amministratore che conosca la legge condominiale. Ma dico, avete mai visto una riunione di un consiglio comunale, ma come si può pensare di discutere per approvare, che so, una variante al piano regolatore, così su due piedi?».

 

                                                                                                                          

 

A Matteo Salvini, peraltro un' altra sua felice imitazione, ha dedicato questo tweet: «Non vedo l' ora di votare perché non si regge più. È ovunque, un' ossessione: sempre con gli stessi discorsi sugli extracomunitari e "quando ci saremo noi". Che rottura di coglioni».

«L' ho scritto per un senso di saturazione. Del resto, quando è andato al Festival e ha twittato: "Per me Sanremo è Luigi Tenco, Fabrizio De André, Vasco Rossi. Dovremmo fare come in Francia, tutelare gli artisti italiani", non mi sono tenuto e ho commentato: "Non ce la fa. Anche in una gang bang farebbe campagna elettorale: Prima gli italiani"».

 

 

Come sono i rapporti invece con gli altri imitatori? Non mi risponda con frasi fatte tipo «Siamo tutti una famiglia», perché non ci credo.

«C' è spazio per tutti. Penso che Max Tortora sia un fuoriclasse, che di Neri Marcorè ce ne possa essere solo uno, che Maurizio Crozza sia da ammirare per la quantità e la qualità del lavoro che offre, anche Giovanni Vernia ha azzeccato più di un personaggio. E poi c' è, naturalmente, Virginia Raffaele. Il discrimine è sulla specializzazione: le imitazioni sono la tua mission o una modalità in cui ti sei trovato, e sono solo un aspetto di un' attività multiforme?».

 

Per lei sono tutto?

«Sì. Mi piace scomparire dietro e dentro ai personaggi. La vanità di voler esser riconosciuti "al naturale" va tenuta a bada. E poi non mi pesa farmi truccare, posso restare immobile per ore, per Quelli che il calcio la seduta ne dura almeno tre. Ma non mi faccio mancare - perché amo la storia, sentimento che ho trasmesso anche a mia figlia di 11 anni - qualche divagazione, con monologhi per esempio sulla Shoah, in occasione della Giornata della memoria. Così su Rai 2 ho raccontato le gesta del calciatore ebreo ungherese Arpád Weisz, di Gino Bartali e di Carlo Angela (padre di Piero), salvatori di ebrei. E alla partenza del Giro d' Italia da Gerusalemme, su invito della federazione israeliana, proporrò la storia del grande Gino».

 

A proposito di sua figlia, Virginia Raffaele ha confessato: «Ho avuto vicino per cinque anni la figlia del mio ex compagno e oggi mi manca un pezzo». Come replica?

(Pausa). «Che se le fossero mancati tutti e due i pezzi oggi saremmo ancora insieme». (Ride).

 

Per il futuro cosa si augura?

«Le rispondo con una battuta che direbbe il "mio" Roberto D' Agostino, alla romana: "Il mondo è già finito, queste so' 'e repliche"».

 

Ubaldo Pantani e Dago al Dopofestival

 

Dago/Pantani al Dopofestival: l'unica cover
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