jago museum di napoli

"IO FACCIO POLVERE E RUMORE" - JAGO, LO SCULTORE ITALIANO CHE È STATO DEFINITO DA "THE GUARDIAN" "IL NUOVO MICHELANGELO", SI RACCONTA A “STAI SERENA” SU RADIO2: "FACEVO L’AUTOSTOP E ANDAVO AL FIUME A PRENDERE GLI SCARTI DI MARMO. IN UN BLOCCO ESISTONO UN NUMERO INFINITO DI FORME, MI DEVO ASSUMERE LA RESPONSABILITÀ DI SCEGLIERNE UNA..." - IL "JAGO MUSEUM" DI NAPOLI OSPITATO NELLA CHIESA DI SANT’ASPRENO AI CROCIFERI...

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Da “Radio 2”

 

serena bortone jago massimo cervelli 1

Puntata speciale dedicata all’arte per Radio2 Stai Serena, condotta da Serena Bortone con Massimo Cervelli, in diretta dal Jago Museum di Napoli ospitato nella Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi. Protagonista d’eccezione lo scultore ha rivelato: “Questa è un’attività corale, siamo un gruppo. Io faccio polvere e rumore poi assieme si capisce come riuscire a condividerle nel modo migliore”.

 

Parlando del legame profondo con Napoli e con il suo percorso artistico, Jago ha spiegato: “Questo luogo, inteso come quartiere e città, ti accoglie in una dimensione di desiderio di partecipazione, ti dà la possibilità di vederti in una prospettiva, cosa che altri luoghi faticano a fare. Qua si faceva e si fa scultura con il materiale umano e mi son detto: quale migliore scuola di questa”. 

 

“Poi in questa chiesa ho scolpito la Pietà”, ha aggiunto, “La porta si apriva, sentivo la presenza e il desiderio di partecipazione. Qui c’è grande amore, non sei mai solo. Ho imparato a mettermi a disposizione, sei un oggetto ma anche parte di qualcosa di più grande. Poi Napoli è una città capace di trasformazioni incredibili”. 

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Jago ha poi raccontato il suo rapporto con i maestri della tradizione: “Mi piace ammirare quei maestri che essendo morti non si possono rifiutare di condividere i propri segreti, continuo ad essere in comunicazione con loro in qualche modo. Poi ci sono gli esseri umani, i geni, che abitano in questo luogo”.

 

Ripercorrendo gli esordi della sua carriera, ha rivelato: “Io facevo l’autostop e andavo al fiume a prendere gli scarti del processo di cavatura, ho fatto quello che più era nelle mie corde con un amore sfrenato e mi sono innamorato dei grandi maestri della tradizione e l’ho trasformato in lavoro. Il talento ce l’abbiamo tutti quanti, bisogna vedere come si usa. Qualsiasi cosa sia basta fare qualcosa e intercetterai quello che ti riguarda e utilizzi il tuo tempo per quello”. 

 

“Se conservi il bambino che ti abita”, ha raccontato relativamente al processo creativo, “continuerai ad avere creatività e percezioni e dai voce a quella parte intuitiva, catturi quelle immagini, decidi a quali dedicarti. In un blocco di marmo esistono un numero infinito di forme, mi devo assumere la responsabilità di sceglierne una. Io non è che non sbaglio, sbaglio bene, devi imparare a farlo perché non puoi tornare indietro. Puoi però indagare in maniera più profonda e inventare nuovamente”.

 

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“Ho un rapporto diretto con la spiritualità”, ha poi concluso, “devo essere un uomo di fede inteso come fiducia che ripongo in me stesso. Se ti arriva un grande blocco e non hai fiducia del fatto che attraverso il tuo gesto puoi far qualcosa, non fai niente e ti fermi sulla superficie. Il blocco può durare minuti, ore e giorni, ma poi prendi lo scalpello e vai avanti”.

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