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“IL METOO? GLI UOMINI POSSONO ESSERE DELLE BESTIE, MA LE DONNE NON DEVONO PROVOCARLI A TUTTI I COSTI, CIASCUNO SI ASSUMA LA PROPRIA RESPONSABILITÀ” – JACQUELINE BISSET SFANCULA IL POLITICALLY CORRECT E QUELLA MACCHINA DEL FANGO CHIAMATA "METOO": “ODIO OGNI FORMA DI ABUSO E VIOLENZA, UN NO È UN NO, MA CI VUOLE CONTEGNO DA ENTRAMBE LE PARTI” – “IL MONDO È MALATO DI NARCISISMO PATOLOGICO ED ESIBIZIONISMO, AMPLIFICATO DAI SOCIAL. TANTE RAGAZZE SI ATTEGGIANO DA STAR CON VIDEO CASALINGHI E SI CREANO FANTASIE. IO A HOLLYWOOD SONO SOPRAVVISSUTA A SITUAZIONI COMPLESSE, ME LA SONO CAVATA” – L’ESPERIENZA SUL SET CON MASTROIANNI, GLI HAMBURGER DI PAUL NEWMAN, POLANSKI E QUEL “NO” A “NOVE SETTIMANE E MEZZO”… - VIDEO

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1 - LA CONFESSIONE DI BISSET

Estratto dell’articolo di Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera”

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Abbiamo tutti l’immagine di Jacqueline Bisset come di un’attrice eterea con un’eleganza naturale e una sofisticata ambiguità, appena uscita da Effetto notte di Truffaut. Si muove con tale leggerezza da spostare l’aria, un po’ sfuggente, donna moderna. Anticonformista. Non si è mai sposata. Effetto Jacqueline.

 

E poi... Al Torino Film Festival si offre pragmatica, diretta fino alla crudezza, dice «mi sento in chiesa, come se mi stessi confessando». […] In due parole, se ne frega del politicamente corretto. Va al sodo, fuori dal coro, come quando dice che «gli uomini possono essere delle bestie e le donne non devono provocarli a tutti i costi, che ciascuno si assuma la propria responsabilità».

 

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Si attirerà un vespaio di polemiche...

«Perché? Il mondo è malato di narcisismo patologico ed esibizionismo a oltranza, amplificato dai social. Mischiato all’insicurezza è un cocktail micidiale. Tante ragazze si atteggiano a star con video casalinghi e si creano fantasie. Vedo tanta disperazione. Io a Hollywood sono sopravvissuta a situazioni complesse, me la sono cavata».

 

E il Me Too?

«Ho da sempre un atteggiamento ambivalente. Naturalmente odio ogni forma di abuso e violenza, che esistono dal Ratto delle Sabine. Un no è un no. Ci vuole contegno da entrambe le parti. Dipende molto dall’educazione, mia madre e mia nonna mancavano di alimentazione emotiva, erano donne inadeguate a gestire la vita».

 

[…] È qui per «La donna della domenica», girato a Torino.

«Sono passati 50 anni dal film di Luigi Comencini, dal romanzo di Fruttero&Lucentini. Mi disse di recitare in francese per essere più simile alla gestualità italiana. Ma il povero Mastroianni non sapeva cosa dicessi e sussurrava: non ho ancora finito le mie battute. Io morivo di imbarazzo. Sono diversa dal mio personaggio, moglie annoiata di un industriale, non ci avrei mai preso un tè insieme».

marcello mastroianni e jacqueline bisset in la donna della domenica

 

In quel film era chic.

«Chic ma non sexy, non riuscivo a sentire il mio corpo. Pregai Luigi: se vuoi che abbia un bell’aspetto non farmi mettere il sale nel cibo sennò mi gonfio. Fecero il contrario, il giorno dopo mi disse: ti trovo diversa. E ti credo...».

 

[…] Ha lavorato con Steve McQueen, Trintignant, Frank Sinatra, Orson Welles, Belmondo, Lumet, Monicelli, Cukor. E Paul Newman, che omaggiano al festival.

«Lui era gentile e timido, raccontava barzellette che non riusciva a finire perché attaccava a ridere. Era fissato con gli hamburger, li preparava personalmente, calibrando grasso e carne».

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[…] Roman Polanski?

«La settimana prima della strage dove morì sua moglie Sharon Tate, ero stata invitata nella stessa villa e con le stesse persone. Roman in Cul-de-sac per fortuna non mi diede più il ruolo da protagonista, di cui non avevo capito nulla, ma uno più piccolo. Diventai il soggetto delle sue torture».

 

Cosa fece?

«Disse che dovevo ridere in un certo modo assurdo, puntando su una vocale. Mi sentivo una coniglietta pronta per l’indomani. Arrivò sul set e mi disse: non se ne fa niente. Aveva cambiato idea. Magari ti prepari per mesi e... fu una grande lezione su come si lavora al cinema».[…]

 

2 - JACQUELINE BISSET: “NON MI PIACE PROVOCARE TROVO NOIOSO E INDECENTE PARLARE DI BELLEZZA”

Estratto dell’articolo di Fulvia Caprara per “la Stampa”

 

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«Sono felicissima di essere qui e di condividere le sensazioni legate all'esperienza della Donna della domenica. Non ero mai stata a Torino prima delle riprese, ricordo di essere rimasta colpita dai portici, dalla frescura che si sentiva lì sotto, nel calore estivo, dai caffè pieni di gente elegante seduta a bere, da quel pizzico di snobismo che si respirava in giro e che io trovai subito interessante perché essere snob è una cosa molto diversa dall'essere ricchi, e poi ero talmente felice di poter lavorare con due attori come Marcello Mastroianni e Jean-Louis Trintignant».

 

La domenica della Donna della domenica Jacqueline Bisset è piena di applausi, autografi, incontri, ma anche dichiarazioni controcorrente e memorie corrosive, niente in linea con la dittatura del politically correct:

 

«Sui rapporti tra i sessi ho opinioni molto precise, anche molto impopolari, lo so, ed è cosi anche per quel che riguarda il MeToo, verso cui nutro un atteggiamento ambivalente. Da una parte ne riconosco i meriti e l'importanza, dall'altra credo che, nel Dna degli uomini, ci siano comportamenti che fanno parte della loro natura, insomma, sono stati creati così. Voglio dire che l'istinto maschile è spargere il seme e che, s vengono in qualche modo provocati, reagiscono.

Non dovrebbero, ma lo fanno».

 

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In che senso?

«Penso ai cani, che certe volte provano a fare sesso con le gambe delle persone, oppure fanno in casa la pipì. Bisogna insegnare loro a farla fuori. So bene che molti uomini possono veramente somigliare ai cani, e trovo naturalmente insopportabile che le donne possano essere violentate, però penso anche che ognuno debba assumersi le proprie responsabilità, le donne non devono essere sempre per forza provocanti, meglio essere tranquille e discrete.

 

Non vorrei essere travisata, ma ritengo fondamentale accettare una condizione che, come dicevo, deriva dalla natura. Agli uomini capita spesso di avere erezioni, ma non per questo le donne devono provocare continuamente questo atto».

 

A lei è mai capitato di subire molestie?

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«Ho vissuto a Hollywood per tanto tempo, sono sopravvissuta, non ho mai subito violenze né molestie, anche se mi sono trovata in situazioni complicate, ma, alla fine, quello che conta è il comportamento. La vita certe volte può essere terribile, l'idea che bambini e ragazze possano subire abusi e intimidazioni mi nausea, ma è anche vero che oggi, sui social, c'è una voglia di esibirsi a oltranza, di mostrarsi in ogni modo, tutte cose che, sommate all'esplosione diffusa di narcisismo, finiscono per esporre le donne a istinti privati, che possono provocare reazioni incontrollate».

 

Sui set, oggi, esiste la figura dell'intimacy coordinator. Che ne pensa?

«Che è una cosa ridicola e anche insultante nei confronti degli attori e delle attrici. Mi è capitata una situazione del genere e l'ho trovata davvero insopportabile. Ero davanti a una signora con un gran seno in vista, mi hanno detto che era l'intimacy coordinator, ho risposto subito che non la volevo, che non avevo certo bisogno di qualcuno che mi insegnasse le scene d'amore».

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[…] Perché disse no a Nove settimane e mezzo?

«Non ho rimpianti, avevo lavorato quasi un anno sulla sceneggiatura, cercando di evitare tutte quelle nudità, a un certo punto ho capito che, se avessi accettato, il set sarebbe stato un incubo, Mickey Rourke è un attore di talento, ma, intorno a lui, regna il caos e io non sarei stata a mio agio. Ero anche stanca di interpretare ruoli di donne che stanno con uomini più giovani».

 

Ha detto che non le va di parlare di bellezza. Perché?

«È un argomento noioso, e poi trovo indecente parlare di una cosa che in realtà non è altro che un dono divino».

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