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DAGOREPORT – QUANTO DURERA' LA STRATEGIA DEL SILENZIO DI GIORGIA MELONI? SI PRESENTERÀ IN AULA PER…
“GLI CHEF DEVONO TORNARE IN CUCINA” - JOE BASTIANICH CAPISCE CHE I TELE-CUOCHI HANNO ROTTO LE PADELLE: “FORSE DOBBIAMO TORNARE AL CLASSICO. ALLA FINE È UNA PERSONA CHE CUCINA PER GLI ALTRI. CHI FA QUESTO LAVORO È UN PO' INSICURO, DEVE ESSERE SEMPRE APPREZZATO E LODATO PER LE COSE CHE FA. ASSUMERE CHEF RUBIO IN UN MIO RISTORANTE? NON SO NEANCHE CHI SIA…”
Da I Lunatici Radio2 https://www.raiplayradio.it/programmi/ilunatici/
Joe Bastianich è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format "I Lunatici", condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì dalla mezzanotte e trenta alle sei del mattino.
Bastianich ha raccontato: "Sono nato in America da migranti italiani, ho suonato, vissuto e conosciuto la musica per sentirmi un americano vero. Poi nella vita ho fatto tutt'altro, ora ho riscoperto la gioia di tornare a suonare. Era la fine degli anni 70, la mia era una famiglia italo-americana che si era trasferita a New York, vivevamo in periferia, eravamo tutti migranti, cercavamo la possibilità di vivere un'altra vita. In America c'era una grande meritocrazia. Se ti impegnavi ed eri più bravo degli altri, avevi la tua occasione. La mia prima grande occasione?
Nella musica quando mia nonna mi comprò la prima chitarra. Nella vita, quando mia nonna, sempre la stessa, mi prestò 80.000 dollari per aprire il mio primo ristorante nel 1991. Avevo 23 anni, non potevo fallire, ho lavorato tantissimo, 18 ore al giorno. Ho avuto fortuna, ma la fortuna c'è quando la preparazione incontra l'opportunità. Tante volte la sera quando sei solo nel letto ti viene paura. Ma poi ti alzi, vedi l'alba, e capisci che è arrivato un altro giorno".
Sull'imitazione di Maurizio Crozza: "Sono passati quasi otto anni. All'inizio non capivo, non ero inserito nel mondo italiano, poi un giorno dei ragazzi che giocavano fuori a una scuola mi urlarono le sue frasi. E lì mi sono reso conto di cosa era accaduto. Niente male. E' bello quando le espressioni che usi entrano poi a far parte dell'immaginario collettivo. Anche se non sono così cattivo.
Magari all'inizio non conoscevo bene la lingua e usavo uno slang aggressivo per coprire il fatto che non avevo la capacità grammaticale per entrare bene nel discorso. Non avevo mai lavorato in televisione, ho avuto tre quattro vite in una, sono consapevole della fortuna che ho avuto nel fare ristorazione, televisione, musica. Non tutti hanno questa opportunità".
Sugli chef che oggi fanno tendenza: "Forse dobbiamo tornare al classico. Lo chef alla fine è una persona che cucina per gli altri, dà sostanza e piacere ad altri. Lo chef è un po' insicuro, deve essere sempre apprezzato e lodato per le cose che fa. Però è il tempo che lo chef torni in cucina. Se assumerei mai Rubio in un mio ristorante? Non so neanche chi sia Rubio. L'ho sentito nominare, ma non ho mai visto un suo programma. Non so chi è".
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