DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Andrea Scanzi per il "Fatto quotidiano"
La crisi non c'è, tutto è bene e ogni cosa è illuminata. Questo insegna l'unica corrente filosofica italiana in grado di mietere proseliti: il jovanottismo. Lorenzo Cherubini riprenderà i concerti il 27 novembre. Forlì, Torino, Firenze, Roma e Assago. L'Ora Tour 2011 è ricco di effetti speciali, giochi di luce, rimandi visionari. Funziona. La maniera più semplice per ridimensionarne il successo sarebbe ricordarne subdolamente gli inizi cecchettiani, quando Beppe Grillo lo chiamava "cureggina". In realtà Jovanotti è andato avanti, ha affrontato traumi terribili, è cresciuto.
Dal vivo tiene bene la scena, è circondato da ottimi musicisti e alcuni dischi sono meritori (Buon Sangue). Nella quasi sempre brutta musica che ci gira intorno, Cherubini non sarà mai il peggiore. Certo, ha una vocalità esilissima e la zeppola rende comiche alcune strofe, ma non si può avere tutto.
Del percorso jovanottiano, ciò che stupisce è la trasformazione da onesto musicista a maître à penser. Walter Veltroni, quando ancora credeva di essere politicamente vivo, lo elesse a icona intellettuale. Fernanda Pivano lo adorava. Fabio Fazio lo chiamò per il decennale della scomparsa di Fabrizio De André, mandandolo in missione nel cimitero di Spoon River con chitarra a tracolla.
E non più tardi dello scorso 7 ottobre ha pontificato dalle colonne de La Stampa: "Abbiamo bisogno di modelli. Ne abbiamo bisogno come il pane, come l'aria, abbiamo bisogno di modelli che non siano al ribasso ma che rilancino la scommessa di vivere". In teoria stava parlando di Steve Jobs, di fatto il modello era lui. Il ragazzotto che a Cortona saliva a cavallo al contrario, e nessuno ha mai capito se lo facesse per scherzo o perché avesse frainteso la coda per criniera. Bravo ragazzo, Cherubini. Educato, piacevole e di talento, soprattutto nella capacità di rimar eternamente d'amore.
Tutto è romanza in Jovanotti: per questo piace agli innamorati e alle donne col mito irrisolto dell'uomo cucciolone. Nel regno di Jovathustra non c'è spazio per la cattiveria. Il suo approccio ideologico è ben sintetizzato nel titolo del libro scritto con il filosofo Franco Bolelli: "Viva tutto!". Abbandono della coscienza critica e abiura di una visione problematica, a vantaggio di un quadro d'insieme (rassicurante e assolutorio) che veda sempre il bicchiere mezzo pieno. Ovvero: que viva disimpegno. E' naturale che Jovanotti venda, meno naturale è che si elevi Jovathustra a intellettuale di riferimento.
Jovathustra è l'eterno scopritore dell'acqua calda. Il pasdaran che non si schiera mai - perché anche schierarsi è roba da birbi - e trasforma l'ovvio in agnizione. Tenero nella sua ingenua vacuità , di recente ha teorizzato che Clint Eastwood si può amare anche se si è di sinistra: toh, che rivelazione. E sì che bastava Letters From Iwo Jima, e non solo quello, per dimostrare quanto fossero miopi i sinistrorsi che scomunicarono l'ispettore Callaghan. Le intuizioni di Jovathustra hanno la velocità di una Duna bucata in salita.
Lorenzo arriva tardi, ma quando lo fa mostra il cipiglio dell'avanguardista. Nel 2002 andò da Bruno Vespa a cantare Salvami, in cui attaccava Oriana Fallaci ("la giornalista scrittrice che ama la guerra"). Si presentò come fustigatore. In studio c'era Vittorio Sgarbi, che ne fece comodo scempio. Jovathustra è un Umberto Tozzi frainteso per guida ideologica. Un Muccino del pentagramma, un alfiere della Diabete Song. Petrarca senza essere Petrarca, Benigni mai stato Cioni Mario. Si vanta di aderire didascalicamente alla retorica più meringosa, perché - teorizzano i fans - "anche l'amore è retorico".
Come dire che i film sulla guerra devono fare schifo perché la guerra fa schifo. Forse Jovanotti va bene a tutti perché tiene famiglia. Forse il buonismo è la risposta peggiore a un presente affatto ammiccante e piuttosto spietato. Forse la sua nobilitazione artistica del disimpegno, sotto le mentite spoglie della fiabetta sentimentale, è storicamente colpevole. O più probabilmente siamo noi, cattivisti e disfattisti, che non capiamo la portata salvifica del verbo di Jovathustra. Sia dunque fatta la sua volontà e venga il regno delle case di pane con le riunioni di rane.
2 - BREVE SINTESI DELL'ALFABETO JOVANOTTISTA
A come Amore. L'unico argomento conosciuto e promulgato da Jovathustra.
B Come Big Bang. "Il più grande spettacolo dopo il big bang siamo noi, io e teeeee". La trama di ogni suo brano: lui è sfigato, lei è bella, lui la ama, lei no, però alla fine si mettono insieme. E giù di violini.
C come Chiesa & Che Guevara. "Io credo che a questo mondo esista solo una grande chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa". La cosa bella è che, quando canta queste cose, Jovanotti ci crede anche.
D come Disimpegno. Ciò che sottende ogni mossa di Jovathustra (che però viene spacciato per artista militante).
E come Elucubrazioni. Tipo: «Come va il mondo? Male/ Come va il mondo? Bene/ Come va il mondo? Male/ Come va il mondo? Bene». Parole forti.
F come Effe (che sostituisce la "esse"). Esempi: "Io lo fo che non fono folo quando fono folo"; L'affitto del fole fi paga in anticipo prego», «Lo fai che il fanto Graal è nel falotto di mia nonna?», «Come ftai, quanto cofta, che ore fono/ che fuccede, che fi dice, chi ci crede e allora ci fi vede!».
G come "Grande Boh". Il titolo del libro in cui Jovathustra, con apprezzabile umiltà , sintetizza la sua conoscenza.
H come Hesse. L'autore di Siddharta, che Jovathustra continua a citare, convinto che sia ancora un libro di moda.
I come Io. "Io ti amo e fuggo lontano, la misura di quanto ti amo è il pianeta"; "Io sono Jovanotti, il capo della banda, e rappo ancora lento e caldo anni '80". Amen.
L come Lorenzo. Il nome di battesimo del Mahatma Cortonese.
M come masochismo. Quello che porta Jovanotti a scrivere scioglilingua impossibili (per lui) da pronunciare: "Fono folo ftafera fenza di te/ mi hai lafciato da folo davanti al cielo/ e non fo leggere, vienimi a prendere/ mi riconofci ho le tafche piene di faffi" ("faffi" sarebbero "sassi").
N come Niente. "Tra il niente e l'abbastanza c'è il troppo e il troppo poco, c'è l'acqua, l'acqua, il fuoco, il fuoco; tra il tutto e il non mi basta c'è che non sono Dio però chi sta cantando sono io". Neanche Vendola è così criptico.
O come Ombelico. "Questo è l'ombelico del mondo, e noi stiamo già ballaaaando".
P come Positivo. "Io penso positivo perché son vivo perché son vivo" (e perché tengo famiglia).
Q come Quando. "Quando non so dove sono io mi sento a casa, quando non so con chi sono mi sento in compagnia". Dopo questa strofa, di solito Jovanotti si ferma e chiede al pubblico di spiegargli cosa ha appena detto.
R come Right. "Gimme five all right". Ciò da cui tutto ebbe inizio.
S come Esse. La grande assente (cioè "affente") nel verbo jovathustriano.
T come Teresa. La figlia, a cui Jovanotti ha dedicato 712 canzoni.
U come Universo. "O Signore dell'Universo ascolta questo figlio disperso/ che ha perso il filo e che non sa dov'è/ e che non sa neanche più parlare con te".
V come Vertigine. "La vertigine non è/ paura di cadere/ ma voglia di volare".
Z come Zeta. Jovanotti fa di tutto per non usarla e, quando gli capita (ad esempio la parola "durezza"), trasforma il fonema originario in astruso linguaggio morse, a uso e consumo degli adepti. Che, festanti, lo applaudono. Riverberandone il Verbo.
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