DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1 - AGNELLI CHIEDE I DANNI AL TAR JUVE COLPEVOLE âA SUA INSAPUTA'?
Oliviero Beha per il "Fatto quotidiano"
Mi piace Claudio Marchisio, come giocatore e come persona. Come giocatore perché è un simil-Tardelli che non molla mai, che segna parecchio e ancora di più potrebbe segnare, che è in grado di migliorare la fase difensiva sia nella Juventus di cui è cardine (si chiamasse Marquinho guadagnerebbe di più...) sia nella Nazionale di Prandelli. Come persona dal di fuori mi regolo sulle sue ultime dichiarazioni dopo l'allenamento azzurro "pastorale" a Rizziconi, luogo reggino della Calabria dove Libera con Don Ciotti in panchina gestisce un terreno sequestrato alla 'ndrangheta.
Ha detto, il cursore dai buoni fondamentali e dalla testa (abbastanza) alta in campo: "Don Ciotti ci ha fatto sentire piccoli piccoli". Bravo il giovane a dirlo in mezzo ad altri giovani volontari dell'associazione, brava la Federcalcio a dimostrare sensibilità nei confronti di Libera con questa iniziativa, bravo Prandelli ad aver cementato un gruppo che non stona in esperienze da diplomazia dell'anima come queste.
à il vero governo tecnico che ci manca... Proprio perché assai spesso penso e scrivo il peggio delle istituzioni sportive e calcistiche, competitive con quelle politiche lungo la china del degrado, davvero non vorrei perdere l'occasione per elogiare Abete e gli altri del "bosco magico" pallonaro quando testimoniano che un altro calcio è o sarebbe possibile.
Se è vero che il Reame Rotondologico è ormai fatto molto di più dall'indotto che dal calcio giocato in senso stretto, cioè dall'immagine che se ne ha e di cui si fa uso, è ovvio che occasioni positive in cui il pallone è ambasciatore ed evidenziatore d'altro sono da rimarcare ben più di una vittoria e di un gol.
Pensate ad esempio alla definizione di "calcistici" affibbiata ai festeggiamenti per il Berlusca in uscita inscenati dalla piazza stufa ed esultante: se la formula è così invasiva, forse sia pure con strepitoso ritardo dovremmo riflettere su questa dimensione dei comportamenti individuali e collettivi. Se è tutto o quasi "calcistico" ovvero in immediata altra istanza "tifoso", bè, prendiamone atto a partire dalla lettura più stretta del fenomeno. Indirizzare questo alone verso Libera è un segno positivo, come è negativo l'accaparramento dell'immagine e della popolarità attraverso il calcio di politici & mafiosi, per dire...
Intanto l'Italia che sembra funzionare meglio, appunto quella di Prandelli, accumula esperienza con le amichevoli in vista degli Europei della prossima estate, quelli ospitati da Polonia e Ucraina che secondo Abete e la Melandri sarebbero spettati a noi per grazia ricevuta. Platini non era di quel parere, e ce ne siamo accorti, così come non era favorevole a un'altra chance italiana per il 2016 e infatti dov'è finita la manifestazione? In Francia... Per carità , la spiegazione/alibi (il latino è una meraviglia anche calcistica, "in un altro luogo": appunto) è sempre quella degli stadi.
Della Valle e Lotito particolarmente interessati a farsene di propri, ma adesso con il problemuccio delle sentenze di Calciopoli sul groppone, il foulardone o il latinorum. Ma se invece la questione riguardasse tutto il sistema-calcio, faccia di un sistema-Paese nelle condizioni che sappiamo tanto da aver bisogno dell'ambulatorio Monti?
Ieri il medesimo Platini, presidente Uefa e papabile per un governo tecnico della Fifa, ha ricevuto il premio internazionale Giacinto Facchetti, "Il bello del calcio". Ã un modo da parte mia per fugare equivoci. Penso il meglio di Giacinto come persona e credo che la famiglia ne debba giustamente essere orgogliosa e fiera, come campione e come stamina umana.
Questo non esclude che nei giochetti con l'arbitro Nucini o nelle telefonate considerate da illecito sportivo, ma prescritte dal procuratore federale, Palazzi, Facchetti sia stato "adoperato" non so quanto consapevolmente o arrendevolmente da parte sua. Non distinguere i due aspetti è un modo offensivo di pesare la sua vita, e la sua memoria adesso che purtroppo non c'è più. Farebbero bene a ricordarsene, invece che far di ogni erba un fascio, tifando pro o contro. Giacinto questo non se lo merita proprio. Più verità farebbe bene anche a lui, come a tutti coloro che non ne hanno paura.
Del resto tutta la faccenda di Calciopoli continua a naufragare tra i veleni. Qualcuno aveva respirato di sollievo per la distinzione del Tribunale napoletano tra Moggi e soci, colpevoli, e la Juve innocente magari anche scajolescamente, "a sua insaputa". Ieri il club di Agnelli, adesso Andrea ha presentato un ricorso al Tar del Lazio per centinaia di milioni di danni contro la Federazione, per "disparità di trattamento" con altri club.
Se la Juve non c'entra secondo la giustizia ordinaria, perché ha subito le bastonate sportive che sappiamo, mentre la solita Inter prescritta invece no, giacché non sono state prese in considerazione le telefonate che la compromettevano?
Sembra il cubo di Rubik, questa storia infinita. Abete e Moratti deplorano, tra il disappunto, la nota sul "cattivo gusto" e l'inopportunità del momento coinciso con il Premio Facchetti: ma forse non hanno capito che con le pezze a colore, nerazzurro o bianconero, non se ne esce.
Adesso ci si ributta nel campionato, con qualche motivo di interesse in più: figuratevi se Berlusconi non riterrà importante - intendo ancora più importante - trionfare in Europa e magari anche in Italia in un momento di bandiere personali abbrunate. Per il discorso di cui sopra sull'indotto politico ed economico, e ovviamente mediatico, che la Rotondocrazia rappresenta, ecco Silvio ancora più in panchina che pria. E sabato a Firenze sull'altra panchina c'è Delio Rossi, chiamato a infondere nuova vita al golem dei Della Valle bros...
2 - DALLA SVENDITA DI IBRA AL MARCHIO DEPREZZATO: INVENTARIO DELLE PERDITE...
Massimiliano Nerozzi per "La Stampa"
Il conto per la Federcalcio, da bancarotta, arriva in fondo a pagina 104: «Il totale dei danni patrimoniali è pari ad euro 443.725.200». Quello per l'Inter, seppur indirettamente, sei pagine più avanti, quando si chiede «la "non assegnazione" "ora per allora" del titolo di campione d'Italia per il campionato di calcio per gli anni 2005-06, con conseguente rimodulazione della classifica».
Questo chiede la Juve nel ricorso depositato ieri al Tar del Lazio, oltre all'annullamento «ai soli fini risarcitori, dei provvedimenti amministrativi impugnati». Che poi sarebbero gli atti che corrono dall'estate di Calciopoli, anno di disgrazia 2006, fino a quella del 2011, quando il Consiglio della Figc «non decise» sull'esposto juventino per la revoca dello scudetto 2006: quello confiscato ai bianconeri e consegnato all'Inter dall'allora commissario straordinario Guido Rossi. Nulla s'è prescritto, sostiene il club, perché si è di fronte al «cosiddetto illecito continuato»: un «comportamento complessivamente illecito della Figc, protrattosi dal 2006 fino alla fine del 2011».
ZLATAN IN SALDO
L'inventario dei danni, secondo catalogazione juventina, occupa sei pagine: 79.100.000 di euro per la contrazione del fatturato post 2006; 60 milioni per la svendita forzata di parte della rosa; 41,6 milioni per calo dei ricavi tv, sponsor e bando dalla Champions League; altri 110 milioni per «i danni derivanti dalla perdita di valore del marchio "Juventus". E ancora, 133.025.200 euro «per il calo del proprio titolo azionario» e i ritardi per «la costruzione dello stadio».
Contestuale, l'accusa alla Federcalcio di aver turbato il mercato: «In seguito alla negligenza della Figc, la quale ha colpevolmente portato a conoscenza degli organi di stampa solamente le intercettazioni riguardanti la società ricorrente (la Juve, ndr), il valore del titolo azionario è sceso da euro 2,10 a euro 1». Le decisioni della Figc, sottolinea il ricorso, causarono «lo smembramento di una delle squadre più forti del mondo».
Ibra viene elevato quasi a caso esemplare, anche se il documenta cita tutte le cessioni di quell'estate: «In conseguenza della colpevole condotta tenuta dalla Figc», la Juve «ha ceduto» all'Inter «il calciatore Ibrahimovic per un importo pari a 24,8 milioni di euro, realizzando una plusvalenza nettamente inferiore alla plusvalenza realizzabile». E di seguito, si cita il prezzo poi pagato dal Barcellona: 69,5 milioni. Lo stesso, per «Vieira e Thuram», «Cannavaro, Zambrotta ed Emerson».
PESI E MISURE
Nel ricorso, la Juve invoca più volte la «parità di trattamento», a suo avviso violata. Come dimostrerebbe «l'ampio materiale probatorio» emerso al processo penale di Napoli nei confronti dell'Inter: «Analogo sotto il profilo qualitativo e quantitativo a quello utilizzato ai danni» della Juve.
Insomma: «Sul piano di fatto, a fronte di condotte identiche tenute da numerosi presidenti di società sportive allora partecipanti al campionato di serie A - tra i quali, si ribadisce, vi è altresì l'allora presidente della società sportiva risultata campione d'Italia in seguito all'atto del commissario straordinario del 26 luglio 2006 - solamente la Juventus ha subito la revoca del titolo conquistato sul campo, patendo un ingente danno economico e di immagine».
BIG LUCIANO CONDANNATO
«Essenziale e determinante» sarebbe anche la sentenza di Napoli, che ha sì condannato Luciano Moggi, ma rigettato le richieste danni contro la Juve, assolvendola di fatto come responsabile civile: «La sentenza ha riconosciuto la totale estraneità della società ricorrente (la Juve, ndr) rispetto ai fatti di "Calciopoli"».
Si indicano i testimoni e relativi capitoli di prova: si va dal presidente della Figc Giancarlo Abete a quelli di Inter, Massimo Moratti, e Lazio, Claudio Lotito. Ma il quesito più curioso riguarda Stefano Filucchi, all'epoca responsabiile della sicurezza del club nerazzurro: Se è «vero che il signor Filucchi nelle stagioni 2004-05 e 2005-06 ha percepito un compenso notevolmente superiore a quello nelle stagioni successive». Cattivi pensieri?
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