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I bravi architetti devono trovare equilibrio fra design, funzionalità e necessità emotive del cliente. Nel caso di interventi in scuole dove sono state compiute stragi, devono creare un ambiente che promuova l’educazione e che aiuti gli studenti e la comunità a riprendersi da una tragedia. Devono onorare le vittime e guardare al futuro. Queste scuole sono un memoriale, ma allo stesso tempi i ragazzi sono ragazzi, non dovrebbero essere costantemente sottoposti a rivivere un trauma. Devono sentirsi al sicuro e la loro normalità non va minacciata.
La strage di Columbine, dove due studenti hanno ucciso 12 compagni e un docente, e quella della Sandy Hook, dove sono morti 20 piccoli tra i 6 i 7 anni, hanno preso provvedimenti non eccessivamente commemorativi. La “Sandy Hook” ha demolito la vecchia struttura e ne ha costruita una nuova, un luogo sicuro e ospitale. Il progetto da 50 milioni di dollari è stato affidato a “Svigals + Partners”, uno studio di architettura che ha lavorato per università, centri medici e residenze di alto livello, inclusa quella di Keith Richards dei Rolling Stones in Connecticut.
La nuova struttura ha un ottimo sistema di sicurezza ma non invadente, quasi invisibile a occhio nudo. Ci sono fossati per raccogliere acqua piovana e irrigare i giardini, posizionati fra la scuola e il parcheggio, l’area ha l’aspetto di una cittadina nel parco, di un posto incantevole e non oppressivo, ma la tecnologia è dappertutto. Ci sono telecamere e i vetri sono antiproiettile. Il doppio ingresso impedisce l’accesso ai visitatori che non sono ammessi al campus, gli uffici dell’amministrazione sono tutti orientati all’ingresso principale, per tenere sempre sotto controllo la situazione.
La scuola di Columbine ha spento il vecchio sistema di allarme, così gli studenti non devono sentire ancora quel suono che riporta a galla tremendi ricordi. Sono stati cambiati i tappeti, diversissimi da quelli che erano cosparsi di sangue, ci sono nuovi tavoli e nuove sedie nella caffetteria e la mensa non distribuisce più cibo cinese. Era nel menù il giorno del massacro e quegli odori fanno rivivere il trauma. La libreria, dove si consumò la maggior parte della tragedia, è stata demolita. Genitori e studenti non volevano solo rimodellarla, era un posto sacro. E’ diventata un ampio atrio con tredici simboliche nuvole appese.
Quando si tratta di “architettura della perdita”, non c’è mai una risposta giusta. Nessuno può assicurare che le tragedie non si ripetano. Si può solo provare a creare un ambiente sereno.
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