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Alessandra Farkas per il "Corriere della Sera"
Sulla rete impazzano le cartoline natalizie che ritraggono il 24enne campione di football Tim Tebow inginocchiato vicino al bambinello, accanto alla frase d'auguri «Possa l'amore di Gesù riempire i vostri cuori nel Santo Natale e tutto l'anno». E da Washington a Fort Lauderdale, centinaia di parroci hanno deciso di menzionarlo nel sermone della messa di mezzanotte «per rendere giustizia a un grande uomo e sportivo che ha restituito Cristo al Natale».
Se cercava un eroe per sconfiggere ciò che la Fox News e la destra americana in generale hanno ribattezzato «la guerra dei liberal contro la Natività », il Christmas americano l'ha trovato. Il giovane giocatore dei Denver Broncos è la star più gettonata e discussa del momento, non solo per le sue eccellenti performance sportive ma anche e soprattutto per il suo inconfondibile gesto di inginocchiarsi in preghiera e ringraziare «il mio Signore e Salvatore, Gesù Cristo» al termine di ogni partita.
In un'America multietnica e multireligiosa, dove il presidente Obama è criticato dalle associazioni cristiane per aver spedito ai suoi fan «auguri di buone feste» (la cartolina ufficiale della Casa Bianca mostra il cane Bo di fronte al camino acceso) e dove negozi, inserzionisti e uffici hanno messo al bando ormai da anni qualsiasi immagine e materiale legati al Natale, Tebow si è trasformato nel prode paladino dei cristiani devoti.
«à raro e meraviglioso che una persona tanto famosa esprima la propria fede in maniera così aperta», teorizza il reverendo George Cladis, capo delle Liberty Churches di Shrewsbury e Worcester, «soprattutto quando il Natale è diventato sinonimo di consumismo sfrenato, di Black Friday e Cyber Monday». Il fatto che il Primo emendamento della Costituzione Usa vieti la religione di stato e diverse sentenze di tribunale abbiano proibito l'ostentazione di simboli religiosi in luoghi pubblici non scoraggia Tebow, nato nelle Filippine, dove i genitori lavoravano come missionari battisti.
Durante la gravidanza sua madre Pamela contrasse un'infezione potenzialmente letale ma anche se i medici le ordinarono d'abortire («tuo figlio morirà comunque», la misero in guardia) lei si rifiutò. «Sono il bimbo del miracolo», ha dichiarato il campione nel 2010, in una controversa reclame antiabortista dell'associazione cristiana e pro life Focus on the Family che sollevò un putiferio tra le donne americane.
La sua abitudine di inginocchiarsi in preghiera dopo le partite - «Tebowing» l'hanno già immortalata i dizionari - è imitata dai fan di tutto il mondo, che, dall'India al Giappone, lo seguono sul sito web Tebowing.com. Ma non tutti condividono quest'entusiasmo. A partire dai funzionari della Ncaa che l'anno scorso hanno varato la cosiddetta «Tebow Rule», una norma che vieta ai giocatori di scrivere messaggi sopra l'«eye black», la striscia di vernice nera che i giocatori americani si dipingono sugli zigomi, per deflettere i raggi di sole durante le partite.
Nel 2009, quando, durante un incontro di campionato, Tebow sfoggiò il versetto 3,16 del Vangelo Secondo Giovanni sull'«eye black», ben 92 milioni di persone corsero a ricercarne il significato su Google durante l'intervallo.
Eppure per molti cattolici Tebow è solo un esibizionista. «Quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto» scrive il Boston Herald citando il Vangelo Secondo Matteo, «il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà ». Come dire: Tebow farebbe meglio a tenere la propria fede privata.
«Con lui c'è sicuramente il rischio della cristianità da adesivo per automobili - mette in guardia lo stesso Reverendo Cladis - del tipo: suona il clacson se ami Gesù». E anche le sue numerose ammiratrici sono rimaste deluse quando, in una recente conferenza stampa, Tebow ha rivelato di essere ancora vergine. «Vuoi aspettare fino al matrimonio?», gli ha chiesto una giornalista in sala. «Si, esattamente», è stata la risposta del campione.
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