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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
VOLANO COLTELLATE TRA LE FIRME DI ''REPUBBLICA'' - L'INCHIESTA SU COSIMO FERRI FIRMATA DA BONINI E FOSCHINI FA INFURIARE IL COLLEGA FRANCESCO VIVIANO, CHE SI È APPELLATO ALL'ORDINE DEI GIORNALISTI E AL CDR DEL QUOTIDIANO: ''QUANTI SANTI HA IN PARADISO UNO CHE MI HA REGISTRATO E MI HA FATTO CONDANNARE PER UNO SCOOP?''. FOSCHINI HA LEGAMI CON GIANRICO CAROFIGLIO, IL PM-SCRITTORE CHE…
Giacomo Amadori e Fabio Amendolara per “la Verità”
I pistoleri di Repubblica, ieri, hanno impallinato (una volta il piombo era l' ingrediente principale nella stampa dei giornali) uno dei tanti cattivoni del caso Csm. Con questa raffica: «"Ci pensa Cosimo". Così Ferri il puparo manovrava le sue toghe».
Nell' inchiesta firmata da Carlo Bonini e Giuliano Foschini vengono evidenziati i «rapporti confidenziali» con un magistrato arrestato nei mesi scorsi in Puglia di Cosimo Maria Ferri, uno dei personaggi coinvolti nei summit notturni del mercato delle nomine. Ma il deputato pd e giudice in aspettativa, a cui, per ora, per quei «rapporti» nessun collega ha chiesto conto, si è sfogato sulle chat: «Incredibile articolo su di me su Repubblica».
Ma se le proteste di Ferri erano previste, non era facile prevedere l' attacco di una delle firme storiche di Repubblica, quella di Francesco Viviano, il quale quando legge il nome di «un certo Foschini» deve avere degli attacchi di orticaria, nonostante giudichi l' inchiesta «bellissima». Nella chiusa dell' articolo si parlava del Trani-gate, dove Ferri «insieme a un "gruppo di amici giuristi" doveva mettere insieme gli argomenti giuridici per chiudere Annozero».
Un passaggio che ha fatto infuriare Viviano: «Mi chiedo come mai Giuliano Foschini ricordi l' intervento di Cosimo Ferri sull' inchiesta di Trani, dove l' allora premier, Silvio Berlusconi, voleva far chiudere il programma Annozero condotto da Michele Santoro. Uno scoop di Repubblica firmato dal sottoscritto, Francesco Viviano, che è stato condannato, anche in Cassazione, per avere pubblicato atti "segreti" della Procura della Repubblica di Trani».
E sarebbe stato incastrato proprio dal collega: «Ebbene la mia condanna, a un anno e due mesi di reclusione, è "discendente" (come hanno scritto nelle loro sentenze i tribunali di primo e secondo grado e anche in Cassazione) dalle "dichiarazioni di Giuliano Foschini" (mio pseudocollega che lavora nel mio stesso giornale), che mi ha accusato e che ha anche registrato una conversazione tra me e lui in quei giorni caldissimi dello scoop che è finita in mano ai pm. In quella circostanza Foschini, grazie alla sua "collaborazione" e al suo avvocato Paolo Sisto di Forza Italia (quindi vicino a Berlusconi, oggetto dello scoop di Repubblica) è uscito dall' inchiesta perché definito "testimone assistito". Io mi sono fatto difendere dagli avvocati del mio giornale come era giusto. Questo Foschini, non ha "rossore"?».
Con La Verità, Viviano fornisce altri imbarazzanti particolari: «Foschini per me poteva avvalersi della facoltà di non rispondere, perché era indagato anche lui, e invece ha detto al pm di avermi visto entrare nella stanza del gip e poi di avermi accompagnato a fare una copia dei documenti, anzi, due copie, perché era meglio tenerne una di riserva. Ma la cosa che mi ha colpito di più è che questo signore mi ha registrato.
Quando sono stato interrogato dal pm, del quale ora non ricordo il nome, mi ha fatto ascoltare la conversazione e io gli ho detto: "Dottore, sono 40 anni che faccio la giudiziaria e non mi è mai capitata una intercettazione fatta così velocemente". E gli ho chiesto: "Ma come avete fatto?".
Mi rispose: "Ascolti"... Non era un' intercettazione. Questo signore mi aveva registrato. La conversazione è stata consegnata da lui al magistrato. Ma perché mi ha registrato? Me lo chiedo ancora».
giuliano foschini gianrico carofiglio
Viviano non si dà pace. «La mia condanna è una questione che riguarda tutta la categoria, non soltanto me, perché quelle carte me le ero procurate per Repubblica e per i lettori del giornale. Ho denunciato la questione al consiglio dell' Ordine dei giornalisti di Bari e non mi è arrivata alcuna risposta. Ho segnalato questa squallidissima storia anche alla Fnsi e mi hanno detto: «Stiamo studiando il caso, le faremo sapere».
Il Cdr di Repubblica, dopo la sentenza della Cassazione, in un comunicato ha espresso solidarietà umana e sottolineo soltanto umana». E su Facebook Viviano si chiede: «Ma quanti santi in paradiso ha questo Foschini?». Di certo ha molti amici tra i magistrati pugliesi. Il giornalista ha per esempio un rapporto privilegiato con Gianrico Carofiglio. Uno dei giornalisti che firmano questo articolo nel 2013 pubblicò su Panorama le foto della famiglia Vendola a pranzo con un bel gruppo di magistrati, tra cui Carofiglio e la moglie.
giuliano foschini gianrico carofiglio
C' era anche il giudice Susanna De Felice che qualche anno dopo assolse lo stesso Vendola da un' accusa di abuso d' ufficio. I pm protestarono e Foschini spiattellò la loro nota riservata sul giornale, beccandosi una denuncia. Ma sulla questione delle foto rimase sempre un passo indietro. Sino a quando, all' improvviso, fece uno scoop: «Il partner di Patrizia Vendola (sorella del politico, ndr): "Ho dato io le foto a Panorama"». Il sommario chiariva meglio la vicenda: «Cosimo Ladogana ha presentato denuncia alla Digos accusandosi di aver ceduto lui al settimanale le foto della festa a cui hanno partecipato il governatore e il gip che lo ha assolto».
LA FOTO PUBBLICATA DA PANORAMA CON VENDOLA E CAROFIGLIO
Foschini riportò che Ladogana aveva tradito la famiglia della fidanzata «all' insaputa di tutti» perché «voleva scoprire le carte del settimanale e tutelare la sua donna». In realtà dietro alla denuncia c' era una storiaccia che venne fuori quando gli investigatori sequestrarono il pc di Ladogana. In cui trovarono la corrispondenza tra il cognato e Carofiglio: «Il mio intento era quello di proporre tali foto al giornalista senza nascondere, anzi evidenziando la provenienza illecita delle stesse. [] Tutto questo al solo scopo di constatare la reale disponibilità dello stesso ad addentrarsi in un contesto di illegalità». E aggiunse: «Ero sicuro di presentarmi lì la domenica con i carabinieri e denunciarlo per ricettazione».
gianrico carofiglio a otto e mezzo
E ancora: «Era da giorni che avevo quella maledetta idea in testa, tanto da parlarne in maniera scherzosa anche a Patrizia. Dicevo: "A quel pezzo di merda bisognerebbe fargli il culo proponendogli materiale rubato"». Ladogana era pronto a qualunque cosa pur di non passare da traditore: «Sono disposto a tutto [] Non avrei problemi, se fosse necessario, di presentarmi davanti a un giudice autodenunciadomi».
Cosa che fece. Ma solo dopo che Carofiglio gli aveva limato il testo e gli aveva chiesto «tutto (ma davvero tutto senza censura) lo scambio di email con quel signore (chi scrive, ndr)» e «un sunto delle comunicazioni telefoniche, con numeri delle utenze e durate delle conversazioni ed eventuali sms» tra il cognato e il cronista. Subito dopo partì la denuncia farlocca e Foschini la pubblicò in anteprima. Ma non raccontò che, per quel maldestro tentativo di incastrare il giornalista, Gianrico e il fidanzato della Vendola vennero indagati (Carofiglio per omessa denuncia) e poi archiviati solo perché la calunnia non era andata a buon fine.
Nei giorni scorsi Foschini ha intervistato dal vivo per l' ennesima volta Carofiglio nella kermesse «La Repubblica delle idee». La serata era intitolata: «Le parole sono pistole cariche». Peccato che con gli amici facciano sempre cilecca.
marco travaglio gianrico carofiglio a otto e mezzo 2
francesco viviano
CAROFIGLIO
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