
“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN…
Silvia Niri per "Mauxa.com"
Annunciare la propria morte appare in qualche modo inconcepibile e, quando a farlo è un personaggio pubblico come Iain Banks, suona ancora più strano. à come esorcizzare un tabù prima di attraversarlo. Anticipare un lutto che, oltre alle preoccupazioni per chi amiamo e per chi rimane, prevede un'elaborazione della perdita di sé stessi dai contorni inenarrabili. Un dolore che significa disintegrazione. Eppure è lucido, presente. Perché si cerca sempre di dare un senso agli attimi che stiamo vivendo e a nessuno piace pensare di finire nel niente o comunque in un aldilà da cui non si conosce ritorno.
Pochi mesi di vita restano allo scrittore scozzese. Pochi mesi per decidere cosa fare degli ultimi raggi di sole. Per abbracciare la compagna cui ha domandato, con humor nero, se voglia concedergli di diventare sua vedova. Per mettere un punto al fiume di parole, scritte, pensate, parlate, udite, urlate, sussurate e magari cantate della propria esistenza.
Nato nel 1954, Iain Banks si è laureato in letteratura alla Stirling University e, alla fine degli anni Settanta ha cominciato a viaggiare per l'Europa in autostop, passando lunghi periodi nella penisola scandinava ed in Marocco. Per un anno ha lavorato nell'industria statale inglese dell'acciaio, ambiente che ha ispirato "La fabbrica degli orrori", suo romanzo d'esordio uscito nel 1984. Poi è andato ad abitare nel Kent, ove ha iniziato ad impegnarsi con successo nella scrittura di genere fantascientifico.
In Italia Banks è conosciuto grazie a libri quali "La fabbrica delle vespe", pubblicato da Meridiano Zero, e "Criptosfera", edito da Nord. "La fabbrica delle vespe" è la storia di uno dei personaggi più cattivi della letteratura, il diciassettenne Frank Culdhame. "Criptosfera" racconta una realtà virtuale in cui la morte è stata sconfitta ed una "copia" di noi stessi può continuare ad esistere, interagendo persino coi vivi. Quello che ci vorrebbe adesso per il povero Banks, cui va tutta la nostra più calda solidarietà .
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