A “L’ULTIMA PAROLA” DI PARAGONE (RAI2) VA IN ONDA L’OSCENO POLITICO DI ANDREA ROMANO - DI FRONTE ALL’INTERVISTA DI D’AGOSTINO CHE ESPRIMEVA UN GIUDIZIO FORTEMENTE CRITICO SULL’OPERATO DI MONTI (VIDEO), L’EX RAGAZZO SPAZZOLA DI D’ALEMA TRASLOCATO NEL CENTRINO DI MONTI-ZEMOLO LIQUIDAVA L’ANTAGONISTA CON UN IMPROPONIBILE: “DAGOSPIA È UN SITO PORNO” - GIÀ, OGGI COSA C’È DI PIÙ “OSCENO” E DI HARD-CORE DEL KAMASUTRA PRATICATO DA ANDREA ROMANO?

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VIDEO DELLA PUNTATA "L'ULTIMA PAROLA": da 1 ora e 6 minuti
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DAGOPINIONE
Che dire?
Passare per "pornografo" agli occhi di un imbecille è, per dirla con l'arguto scrittore Courteline, "voluttà da finissimo buongustaio". L'altra sera nel corso del programma tv di Rai2 "L'ultima parola" condotto da Gianluigi Paragone, il neo deputato Andrea Romano (Lista Monti) ha offerto un saggio della sua conoscenza dello stalinismo, di cui oltre a scriverne libri deve averne assorbito anche tutti gli stilemi contro-rivoluzionari.

Del resto il vecchio Baffone sosteneva che non si può fare la rivoluzione "con i guanti di seta". E neppure, aggiungiamo noi, con il preservativo calato sulla testa per non replicare ai suoi interlocutori. Come ha fatto in tv il temerario prof. Romano. E anche gli spot pubblicitari (in difesa di Monti) a volte, come sosteneva Ennio Flaiano, fanno più danni della pornografia. Fondono, infatti, "l'utile al dilettevole".

Cos'è accaduto a "L'Ultima parola" e perche siamo costretti a tornarci su? E' presto detto.
Di fronte all'intervista (videoregistrata) di Roberto D'Agostino che esprimeva un giudizio fortemente critico sull'operato del premier Mario Monti (opinione confermata dagli elettori che l'hanno bocciato brutalmente sul campo), l'ex ragazzo spazzola di Massimo D'Alema invece di balbettare e articolare qualche opinione (francamente non era facile!), liquidava l'antagonista - assente in studio e senza diritto di replica -, con un improponibile: "Dagospia è un sito porno... non è informazioni, solo calunnie... è uno dei mali di questo paese... non bisogna riconoscere alcuna autorità morale a quel personaggio...".

Ora, tanto per restare al tema suggestivo suggerito dalla risposta inquietante (ed elusiva) di Andrea Romano (la pornografia) è quasi impossibile non evocare la definizione d'imbecilli (di successo) che il premio Nobel Albert Camus diede nelle sue "Noces" (1939): "Gente che ha paura di godere".

Già, oggi cosa c'è di più "osceno" e di hard-core del kamasutra praticato da Andrea Romano e dai nuovi Tarzan in calore della politica italiana? E di cosa può "godere" il servo-muto di Rigor Mortis dopo l'insuccesso clamoroso della sua lista alle ultime consultazioni?
Niente.

Dopo aver soggiornato negli archivi di Mosca e passato all'istituto Gramsci, nel giro di qualche anno il politologo à la carte Andrea Romano è traslocato dagli ex comunisti di Massimo D'Alema ai "futuristi" di Luca Cordero di Montezemolo.

Un bel salto triplo, da primato mondiale, prima di arruolarsi, ma ahimè nel ruolo della spelacchiata scimmietta Cita, nella civica armata (morta) del premier uscente, Rigor Mortis.

L'unico Johnny Weissmuller che in quella giungla di riformisti-menefreghisti può fregiarsi davvero del titolo di Tarzan super-scope: collaboratore al Bilancio dell'andreottiano Paolo Cirino Pomicino e di altri ministri diccì; commissario europeo per bontà di Berlusconi; senatore vita e presidente del Consiglio per grazia ricevuta da Napolitano; candidato-premier a spese (o a danno) dell'ex forlaniano Pierfurby Casini (Udc).

"Casini? Ha fatto scelte coraggiose e ha avuto un'evoluzione importante negli ultimi anni", saliva in cattedra lo spocchioso prof. Romano alla vigilia della consultazione-Caporetto.
E ancora: "Al populismo di Grillo va contrapposto un progetto innovativo. E quello di Monti lo è (...) Monti incarna l'Italia delle trasformazioni forti e dolorose; un centrismo riformista che non sia conservazione e palude".

Come a dire? Votateci e partoriremo nuove tasse senza dolore. Peccato che gli italiani-pornografi nelle urne non gli abbiano dato retta.

"Ah gli intellettuali, questo risibile quinto stato", sospirava Giorgio Manganelli.
Eccoli, al dunque, i "saccheggiatori neoliberali" a corto d'idee di offrire in tv la solita impunita faccia tosta nel tentativo, risibile, di fare "a pezzi" Dagospia. Un sito d'informazione che, autonomamente e sia pure "a modo suo", dà conto dei fatti e delle notizie.

A differenza del prof. Andrea Romano, che cambiando troppo spesso "parrocchia" e "religione" è obbligato a predicare ieri il catechismo "rosso" di D'Alema e oggi quello "bianco" di Rigor Mortis. Oppure votarsi al silenzio (di fede) come l'altra sera a "L'Ultima parola" di Paragone.

Un percorso, politicamente davvero hard quello intrapreso da Andrea Romano. Neppure gli ex Lothar dalemiani, la rinomata coppia camaleontica Velardi&Rondolino, avrebbe mai potuto immaginare un simile percorso a zig zag nei meandri del Palazzo al solo scopo di accaparrarsi una poltrona parlamentare. No, è lui, il prof. Andrea Romano, il vero Rocco Siffredi del trasformismo a luci rosse.

 

 

 

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