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Lettera di Marcello Veneziani a Dagospia
Caro Dago,
non è un paese serio quello che rielegge a viva forza un quasi novantenne alla presidenza della repubblica per sancire un'intesa tra sinistra e Berlusconi, tra tecnici e politici, che con altri presidenti sarebbe apparsa agli stessi elettori un'infamia. Non è in discussione il prestigio di Napolitano e il suo dignitoso settennato ma lo spettacolo surreale di un Paese che ha visto congedarsi in anticipo un papa vivente, e poi ha trattenuto un presidente giunto al termine del suo mandato.
Certo, sul piano tattico è una vittoria di Berlusconi, e dico Berlusconi, non il centro-destra, che come il centro-sinistra è una gelatina di scarsissima consistenza. Ma dal punto di vista dell'Italia è una vittoria di Pirro (o di Pirlo, se preferite) che non risolve i problemi ma li ricaccia indietro. Pensate che la sinistra possa durare a lungo in un'alleanza che il suo elettorato non accetta e metà dei suoi parlamentari pure?
Pensate che ci possano essere soluzioni concordate tra forze che hanno fatto analisi così divergenti della crisi e proposto rimedi così diversi? E sul piano giustizia che faranno? Non vi dice niente il flop del governo Monti già appoggiato dai partiti in questione e il peggioramento delle condizioni del Paese, sotto quel governo così ampiamente sostenuto dagli stessi che ora dovrebbero, sempre insieme, salvare il paese?
Se Napolitano non è riuscito -e non per sua colpa- a trovare una soluzione decente negli ultimi due anni, pensate che nel frattempo sia maturato e possa trovare ora soluzioni migliori? A me non interessa sapere che Berlusconi ha vinto questo giro, se nel frattempo l'Italia se la passa male e si sono auto-demolite nell'ordine la destra, il centro e la sinistra.
Non mi interessa il certificato di presentabilità del centro-destra - rilasciato da chi, poi - se è contestuale al certificato di inconsistenza. E non mi piace dare ora a Grillo il monopolio o quasi del dissenso, dopo la performance irresponsabile che ha offerto, col tifo forsennato verso un uomo antico di sinistra antica che nemmeno conoscevano, ma funzionava bene come grido di battaglia, Ro-do-tà . E' servito solo a spaccare la sinistra e a dimostrare che alla fine i grillini non sono trasversali ma propendono per soluzioni di sinistra radical.
Dovrei esultare che un parlamento bambino, col favore dello Zio Silvio, ha deciso di chiamare il Nonno perché non riusciva a montare il Lego? No, mi dispiace, è una sconfitta, un regressus ad uterum, un salto indietro per paura del vuoto. La riconferma al Quirinale di Napolitano è un segno di indecisionismo e di infantilismo, di incapacità trasversale e una caricatura atroce della monarchia e del presidenzialismo, offerto dal Palazzo e non fondato sul voto dei cittadini.
Mi auguro solo che da un male possa venir fuori un bene, ma è dura attaccarsi ai miracoli e agli scherzi del destino.
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