COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
Er Murena per https://www.puntarellarossa.it/
Vissani e le donne, lo show rivoltante del re del mansplaining e della misoginia in cucina. Succede così, che c’è un programma sugli chef, in tv o in radio, si invita qualche rappresentante “femmina”, come allo zoo, e poi zac, entra in scena Gianfrancone Vissani, l’uomo dalle scarpe rosse papali, lo chef già dalemiano, attualmente al soldo di chi offre di più, il re del mansplaining (uomini che spiegano alle donne). E Vissani fa il suo spettacolo, lancia la frusta a destra e manca con battutacce rozze e di una volgarità che neanche il buon Bombolo riusciva a raggiungere. L’effetto è ottimo e abbondante, grandi ascolti, risatissime e pacche virili sulle spalle.
Eppure, non c’è niente da ridere. Personaggi come Gianfranco Vissani sono deleteri per il mondo del food (e non solo) e danno un esempio pessimo. Ne parlammo già nel 2012 e la situazione non fa che peggiorare. Prendi la trasmissione di ieri di Radio Radio. In studio con Francesco Vergovich ci sono le chef Iside De Cesare della Parolina e Barbara Agosti di Eggs. Seguirà Manuela Zennaro. In collegamento telefonico ecco spuntare prezzemolino Vissani, pronto a ripetere la sua teoria per cui le donne in cucina non ci possono stare perché è un lavoro di fatica e lo devono fare gli uomini.
L’esordio è complicato, perché Vissani non padroneggia alla perfezione la lingua italiana e quindi si barcamena a fatica. Ecco la prima frase trascritta come è stata pronunciata: “Vedi questi locali che sono diciamo gourmet che fanno i soprammobili fanno i pentolini piccoli ci vuole agilità chi non è stato mai in cucina non lo può sapere chi fa i nummeri ci vogliono i pentoloni non è che la tecnologia fa male anche alle persone un concentrato di induzione che poi le persone che sono vicine cioè ci vuole sempre il gas perché le induzioni fa male è un concentrato”.
Vabbè, ci siamo capiti, più o meno. Il seguito, purtroppo, è più chiaro: “Tutti quanti noi ce la prenderemo nel culo, non si rendono conto. Nei Paesi Scandinavi lo usano. E infatti non trombano più“. Passiamo alle donne: “Io ce le ho solo in pasticceria. Non ci sono più le tedesche. Loro hanno due cosce che sembrano due tamburelli“.
iside de cesari e barbara agosti
Il concetto è chiaro, il seguito sono le chef che cercano, con rara civiltà, di spiegare a Vissani quel che è elementare. E cioè che la cucina non è una palestra per sollevare pesi, non è fare i manovali. Fare lo chef non vuol dire portare sulle spalle i pentoloni, ma saper gestire sapori, cotture, materie prime, brigata. La Agosti per un attimo perde simpaticamente la pazienza, quando Vissani ripete che le donne non sono in grado di gestire i pentoloni: “Ora i pentoloni cominciamo a tirarli“. Ma è solo un attimo. Con una pazienza di Giobbe, le chef ripetono delle banalità di buon senso che il maschilismo becero di Vissani non capisce. Intervengono anche Federico De Cesare Viola e Enrico Camelio. Tutti a criticare Vissani, sia pure in punta di fioretto, perché il mondo del food è piccolo e non è il caso di tirare davvero pentolate a persone importanti.
Vissani spiega: “Ho una brigata di 30 cuochi, ho 8 donne in pasticceria, ma crollano tutte e se ne vanno. Le donne non gliela fanno fisicamente sulle spalle. Ma dove lavorate, dentro una sala operatoria?”. Non è la prima volta che Vissani parla di donne in cucina e altre volte ha dato motivazioni anche peggiori. Il seguito del discorso, se così vogliamo chiamarlo, segue la stessa linea, trita, triste e penosa. Le chef, sante donne, hanno l’accortezza (qualcuno direbbe la tipica “sensibilità” femminile), di non ricordare che Vissani quest’anno ha perso una stella Michelin. Lui però ci pensa, tanto che si incarta, quasi si commuove ricordando di un premio preso a Parigi, “una cosa vera, governativa, non con le acque minerali”.
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