christoph waltz

"NON SOPPORTO IL CINEMA POSTMODERNO, È ARTIFICIOSO E PSEUDO INTELLETTUALE. ANZICHÉ CERCARE DI DIRE QUALCOSA AGLI ALTRI, PARLA A SÉ STESSO" - LA LEZIONE DELL'ATTORE AUSTRIACO CHRISTOPH WALTZ: "PENSO CHE NELLA VITA LE PERSONE SIANO SEMPRE TROPPO CONCENTRATE SU COME SI SENTONO. ANCHE GLI ATTORI. MA CHE IMPORTANZA HA COME TI SENTI? LE EMOZIONI SONO IRRILEVANTI PER FARE UN LAVORO" - "I MIEI PERSONAGGI CATTIVI? SOTTRAGGO LORO QUEI TRATTI CHE LI FANNO CONSIDERARE COME BAD GUY E LI INTERPRETO. CHI È MALVAGIO NON PENSA MAI DI ESSERE TALE…"

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Estratto dell’articolo di Francesco D’Errico per “Panorama”, pubblicato da “La Verità”

 

christoph waltz

«Il genere western per me è stato un’esperienza formativa: è stato guardando quei film che da ragazzino ho imparato qual è la differenza tra bene e male. Però poi tutta quella roba americana mi ha stufato e, francamente, se devo dire quali sono i veri western non posso che rispondere gli “spaghetti western” di Sergio Leone. Anche se non ho mai capito perché c’entrassero gli spaghetti».

 

Christoph Waltz, 66 anni, attore viennese assurto alla fama mondiale con il ruolo del nazista Hans Landa in Bastardi senza gloria che gli ha fruttato il primo Oscar della sua carriera, spiega così la relazione con il genere cui ora fa ritorno dopo aver interpretato un cacciatore di taglie in Django Unchained (secondo Oscar), sempre di Quentin Tarantino. In Dead for a Dollar, per la regia di Walter Hill, in arrivo a noleggio dal 13 marzo su Prime Video, Sky Now, iTunes e altri servizi di streaming online, Waltz interpreta Max Borlund, un bounty hunter basato sulla vera figura dell’ex ufficiale danese Chris Madsen emigrato negli Stati Uniti.

Christoph Waltz Dead for a Dollar

 

[...] Cosa l’ha attratta di questo progetto?

«Quando Walter Hill mi ha mandato da leggere la sceneggiatura mi ha attratto per la sua semplicità. Tutto è chiaro in questa storia: i personaggi, il loro codice morale e la narrazione che prosegue lineare da un punto A a un punto B. Se c’è una cosa che non sopporto è il cinema postmoderno, che finge di essere intellettuale e scompone il racconto, vuole reinventarlo, capovolge una storia solo per il gusto di farlo. E così non ti interessa più la storia in sé, ma soltanto il modo di raccontarla. Lo trovo artificioso e pseudo intellettuale, una specie di esperimento di qualcuno che, anziché cercare di dire qualcosa agli altri, parla a sé stesso. Preferisco il cinema classico, semplice».

christoph waltz

 

[...] quelli che, indossato un cappello, si sentono John Wayne...

«Farò una confessione, ma non lo scriva: l’ho sempre odiato. Voglio dire: se sei John Wayne e interpreti un cowboy, perché devi fare John Wayne? Basta limitarsi a interpretare la parte. L’attore deve scomparire nel personaggio e non diventare lui il personaggio».

 

christoph waltz

I suoi cattivi hanno qualcosa in comune: non sono mai come te li aspetti. Come li costruisce?

«Faccio esattamente questo: sottraggo loro quei tratti che li fanno considerare come bad guy e li interpreto. Chi è malvagio non pensa mai di essere tale e anche io sul set faccio così».

 

christoph waltz

[...] La sua disciplina da dove proviene? Lo dica, da austriaco, agli italiani…

«Crede che gli austriaci siano più disciplinati degli italiani? Si sbaglia. Quelli sono i tedeschi».

 

E quindi?

«Penso che nella vita le persone siano sempre troppo concentrate su come si sentono. Anche gli attori. Ma che importanza ha come ti senti? Le emozioni sono irrilevanti per fare un lavoro. Per questo ci vuole disciplina. [...] Ora non intendo che si debba aderire a una forma di ferrea disciplina militare prussiana, ma credo che in generale nell’affrontare un problema ci si debba chiedere qual è la soluzione ideale. La più semplice e lineare, scevra da ogni interrogativo sulle proprie emozioni a riguardo».

christoph waltz

 

Ho letto che tra i suoi progetti futuri c’è Billy Wilder & Me, in cui lei dovrebbe interpretare il leggendario regista. Cosa può dire a riguardo?

«Che in realtà detesto i biopic, le biografie al cinema. Servono solo a far apprezzare al pubblico quanto sono bravi i truccatori. Ma questo film, che spero si farà, è scritto da Christopher Hampton e non riguarda la carriera di Wilder, ma uno specifico momento della sua esistenza, una sorta di canto del cigno, che non ha nulla a che vedere con la celebrità delle persone coinvolte. Per questo ho detto sì».

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