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Giordano Tedoldi per "Libero"
Nel febbraio del 1976 veniva distribuito in America il nuovo film di un promettente regista italo-americano di nome Martin Scorsese. Taxi Driver, storia di Travis Bickle, solitario reduce del Vietnam che sbarca il lunario facendo il tassista, era stato girato nell'estate precedente con un budget di due milioni di dollari (molto basso), con un gruppo di attori accomunati dal metodo Stanislavskij, e con un abbondante circolazione di cocaina sul set, della quale, a detta della produttrice Julia Phillips, tutti facevano uso.
Per il ruolo del protagonista all'inizio Scorsese voleva l'amico Harvey Keitel, che invece interpretò magistralmente Sport, il pappone della prostituta tredicenne (ma nell'originale americano si dice che ha solo «dodici anni e mezzo») incarnata da Jodie Foster. Poi venne scelto Robert De Niro, che aveva lavorato con il regista in Mean Streets nel ruolo del teppistello di quartiere Johnny Boy.
De Niro era più adatto a rappresentare Travis, «un tizio che reprime i suoi sentimenti» e a far emergere «quello che succede nei casi peggiori di repressione e isolamento», come ricorda Scorsese nel libro che il giornalista cinematografico Geoffrey Macnab ha dedicato al film: Taxi Driver. Storia di un capolavoro (minimum fax, pp. 183, euro 14).
Pochi soldi, molta cocaina e Actors Studio per (quasi) tutti, con immedesimazione totale nei personaggi. Keitel, che all'epoca viveva nel malfamato quartiere newyorchese di Hell's Kitchen, «trascorse tre settimane con un vero magnaccia, mettendo su delle scenette improvvisate nelle quali lui faceva la prostituta e il magnaccia lo trattava in un certo modo. Dopodiché si scambiavano i ruoli».
Keitel racconta di aver davvero compreso il ruolo quando il magnaccia, scandalizzato dai suoi modi rudi, gli disse: «Io non maltratto le mie ragazze. Io le amo». Solo allora capì che «nel modo in cui si guadagnava da vivere c'era dell'amore vero e proprio. Lui si prendeva cura delle ragazze come si sarebbe preso cura di qualcuno a cui voleva bene».
Da questa esperienza nacque la scena, improvvisata e non prevista dalla sceneggiatura di Paul Schrader, in cui Sport prende tra le braccia Iris, la sua prostituta adolescente, e balla con lei, sussurrandole un monologo per il quale Keitel si ispirò al modo di cantare, profondo e rauco, di Barry White. Per il ruolo di Iris venne scelta Jodie Foster, che Scorsese conobbe per la prima volta a un provino, due anni prima di cominciare a girare Taxi Driver. Figlia di un'ambiziosa press agent che, come la madre di Maria Callas, l'aveva messa subito a lavorare per «un imperativo economico: la famiglia aveva bisogno di soldi», Jodie si presentò al provino sembrando a Scorsese «una bimba con una voce da Lauren Bacall».
La premurosa madre era inorridita all'idea che la figlia, che da bambina era stata testimonial per la crema solare Coppertone (con un cane che le mordicchiava il costume) ora passasse addirittura al ruolo di prostituta minorenne. Alla fine, per le suddette ragioni economiche, diede via libera, e «a Jodie fu imposta una lunghissima seduta con uno psichiatra, il quale doveva stabilire se lei possedesse l'integrità mentale necessaria a sopportare la difficoltà del suo ruolo». La Foster ricordò l'esperienza così: «Lo psichiatra era stato convocato per vedere se ero abbastanza normale per interpretare una puttana ragazzina».
Ma per le scene scabrose, come quella in cui prova a abbassare la lampo dei pantaloni del riluttante Travis, venne ingaggiata la sorella maggiore. Quanto a lui, l'icona del film, Robert De Niro alias Travis Bickle, il libro ci racconta da dove viene l'idea di fargli sfoggiare il taglio moicano quando, nel finale, diventa un angelo sterminatore e dopo un massacro libera Iris dal suo ruffiano.
«Scorsese aveva avuto come compagno di studi alla New York University il reduce del Vietnam Vic Magnotta (che in Taxi Driver interpreta un fotografo dei servizi segreti). Magnotta gli raccontò che certi soldati americani, prima di andare in missione nella giungla vietnamita, si rasavano i capelli alla moicana».
Esibendo quel taglio, ricorda Scorsese, «si capiva che era una circostanza speciale. Tutti giravano alla larga da loro». Il fatto è che, anche senza taglio moicano, De Niro sul set si comportava già come un soldato in missione nella giungla vietnamita. Non parlava con nessuno e disprezzava Cybill Shepherd, che nel film interpreta Betsy, la bella ragazza bionda che Travis ha l'indelicatezza di portare al cinema a vedere un filmato scientifico su ovuli e spermatozoi.
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