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VIDEO - LO HOBBIT LA BATTAGLIA DELLE CINQUE ARMATE TRAILER UFFICIALE ITALIANO
Marco Giusti per Dagospia
lo hobbit 3 la battaglia delle cinque armate
Rieccoli! Svegliate Er Cecato, Er Porcone, Er Pomata, Giorgia Meloni e i fasci di Tor Pigna, perfino il giudice Pignatone che indaga sulla Terra di Mezzo. Perché sono tornati i nani cazzuti, gli orchi più brutti, gli hobbit alti quanto Brunetta ma coi piedi improponibili per l’ultima avventura di una saga che dura ormai da più tempo dei talk di Santoro.
Come critico, magari, avrei qualcosina da dire rispetto a questi 144 minuti di randellate in testa fra nani, elfi e orchi, a tutti questi effetti digitali anche fastidiosi, a una costruzione che deve fare entrar tutto dentro l’ultimo film tutti i personaggi anche a forza, ma come fan della saga cinematografica non posso che adorare questo definitivo Lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate che Peter Jackson ha trattato con la consueta carica e con l’amore per i suoi personaggi, più o meno tolkeniani che siano.
lo hobbit 3 la battaglia delle cinque armate
Il mio preferito, il perfido e triste serpentone volante Smaug, doppiato meravigliosamente da Benedict Cumberbacht, muore nel primo quarto d’ora di film ucciso dalla freccia di Luke Evans, ancor prima dell’arrivo dei titoli di testa lasciandomi piuttosto disperato.
Ma il Bilbo Baggins di Martin Freeman, piedoni da affidare a Della Valle a parte, è una meraviglia di candore e intelligenza, attorno al quale ruotano tutte le passioni umane e elfiche del film. E il Gandalf di Ian McKellen, doppiato in italiano da Gigi Proietti come nel penultimo episodio, è sempre meraviglioso.
Difficile durare per tanti anni con lo stesso cast. Per l’occasione ritorna anche Orlando Bloom che vola nella lunghissima battaglia finale aggrappandosi a un gigantesco pipistrello e cala dal cielo come Fred Astaire, torna Christopher Lee che si muove come un campione di kung fu, torna Cate Blanchett sempre più eterea, Hugo Weaving che stermina un gruppo di fantasmi. E’ un vero finale di una saga lunga e complessa che più generazioni hanno amato e che non appartiene solo al linguaggio der cecato e dei boss della mafia romana.
lo hobbit 3 la battaglia delle cinque armate
Non ci sarà un ragazzino che è cresciuto con le avventure di Gandolf e di Bilbo e dei nani cazzuti che rivogliono il loro oro che non si sentirà triste per la fine di un’avventura davvero commovente. Difficile pensare cosa possa fare ora Peter Jackson segnato a vita dal progetto e responsabile di tutto un ritorno del fantasy internazionale, a cominciare dalla serie tv Games of Thrones.
Certo, in gran parte ha ragione Robbie Collin del “Telegraph” a notare che il principale difetto del film risiede nel gonfiare le ultime 47 pagine del romanzo in un film lungo due ore e mezzo, tradendo un bel po’ del linguaggio di Tolkien, e pensa a quanto sarebbe stato più giusto il vecchio progetto anni ’70 che aveva sognato John Boorman con Nicol Williamson protagonista nei panni di Gandalf.
lo hobbit 3 la battaglia delle cinque armate
Una sorta di Excalibur insomma. Ma lo stesso Robbie Collins è poi costretto a ammettere che Martin Freeman è eccellente, come sono eccellenti tutti i personaggi costruiti da Peter Jackson con degli attori magistrali, pensiamo anche al Thorin di Richard Armitage, al Fili di Dean O’Gorman.
lo hobbit 3 la battaglia delle cinque armate
E’ vero che se Peter Jackson avesse insistito di più sulla follia per l’oro di Thorin e sul rapporto fra lui e Bilbo, facendo del re dei nani una sorta di cattivo malato alla Gollum con la desolazione e la solitudine di Smaug, tutta l’operazione sarebbe stata più fortemente tolkeniana, ma anche l’avventura voleva la sua parte e era ovvio che la battaglia fra queste cinque armate (poi mi spiegate perché sono cinque, io seguitavo a contarne quattro…) avrebbe preso oltre metà film, spezzato solo dalla storia d’amore, un po’ ariostesca fra la Tauriel di Evangeline Lily e il Fili di Dean O’Gorman.
Quello che rimproverano molti critici inglesi a Lo Hobbit è un po’ di cafoneria da Hollywood, l’eccesso di effetti digitali e qualche deviazione dal testo, ma penso che Jackson, alla fine, pur dovendo gonfiare a tre episodi una storia che poteva durare al massimo tre ore e non quasi otto, è riuscito nella cosa più difficile.
Farci entrare magicamente nel mondo dell’Hobbit e della Terra di Mezzo, renderlo vivo e farci amare tutti i suoi personaggi, che sono davvero, ognuno a suo modo, parte vitale della storia. Ovvio che questo Lo Hobbit: la battaglia delle cinque arnate è un appuntamenti imperdibile per tutti i fan della saga. Ovvio pure che sarà il successo indiscusso della lunga battaglia di Natale. I cinepanettonisti italici, più o meno antichi e antiquati, col loro carico di gag e di rumoracci, sono avvertiti. In sala dal 17 dicembre.
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