DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Ivan Cimmarusti per “Il Tempo”
Possono i dirigenti Rai percepire compensi extra per le inserzioni pubblicitarie? Evidentemente no, in quanto si tratta di un’azienda pubblica e, dunque, il denaro che entra attraverso le pubblicità che sono mandate in onda sulle tre reti di Stato, nelle casse dello Stato devono entrare. Ma la domanda se l’è comunque posta la decima sezione della Commissione tributaria del Lazio, per un contenzioso tra l’Agenzia dell’entrate e un inserzionista che, per far trasmette la pubblicità della sua azienda, ha pagato 277mila 499 euro non in denaro da versare alla Rai, ma di merci in favore di funzionari e dipendenti dell’azienda pubblica.
La vicenda è finita in due diversi esposti, che sono stati inoltrati alla Procura della Repubblica di Roma, per sospetti profili penali, e alla Procura della Corte dei conti, per eventuali danni alle casse dell’Erario. Perché il timore è che anche altri inserzionisti abbiano dovuto pagare alla Rai in merci da concedere ai dipendenti. Una modus operandi, secondo le denunce, che potrebbe far luce su una presunta e sistematica distrazione di beni alla disastrata azienda di Stato. Questo è quanto sarebbe emerso da un accertamento della Guardia di finanza sulla società Bricofer spa, leader nel settore ferramenta che, preme specificare, non ha comunque alcuna responsabilità. Ma andiamo con ordine, partendo dai fatti.
Stando a quanto contenuto negli atti, la Bricofer si rivolge alla Sipra, concessionaria per la pubblicità della Rai, per mandare in onda sulle tre emittenti televisive alcuni spot. E così, il contratto viene sottoscritto fra le due parti. La società privata si impegna a versare circa 300mila euro alla Rai, sotto forma di buoni acquisto da spendere nei vari punti vendita. Si legge, infatti, che la «controprestazione» alla pubblicità è «la fornitura di merce dai propri punti vendita a dipendenti Rai, muniti di buoni di vario valore», per un ammontare complessivo di 277mila 499 euro. In sostanza, l’azienda pubblica non ha incamerato denaro che sarebbe dovuto entrare nelle casse dello Stato.
La vicenda finisce alla Commissione tributaria del Lazio e ha lasciato increduli il collegio: il presidente Corrado Bernardo, il giudice Francesco Ufilugelli e il relatore Luigi Maria Flamini. In particolare, tutto nasce da un «atto impositivo» sulla base di «un verbale di contestazione della Guardia di finanza, che aveva tratto origine da un contratto tra la Sipra e la Bricofer, in forza del quale la Sipra si impegnava a concedere spazi di pubblicità sulle reti della Rai sino alla concorrenza del prezzo della prestazione resa dalla medesima Sipra». Stando ai controlli, la Sipra disponeva la messa in onda degli spot e «ottemperava alla prestazione», fatturando per un importo di 79mila 318 euro» e, successivamente, «per un importo di 198mila 181 euro». La Bricofer, invece, nel primo anno fatturava esclusivamente 9mila 125 euro. Questo perché era quello il valore dei buoni spesi dai dipendenti Rai in quel periodo.
L’Agenzia dell’entrate non ci vede chiaro in questa vicenda. Ritiene che, se pur il valore dei buoni ammontasse a circa 10mila euro, la Bricofer dovesse comunque fatturare l’ammontare complessivo di circa 300mila euro. La Commissione provinciale di Roma boccia il ricorso, ma l’Agenzia non si dà per vinta e presenta una nuova istanza alla Commissione regionale. Ma ancora una volta la sua linea non passa. Tuttavia sorgono i sospetti. E cioè, che dietro questo contratto possa nascondersi un fatto penalmente rilevante o un danno alle casse dello Stato.
BONACCORSI (PD): RAI CHIARISCA SU SPOT PAGATI IN BUONI ACQUISTI
(askanews) - "La Rai chiarisca la vicenda degli spot pagati con buoni di acquisto per i dipendenti e per l'azienda. Secondo quanto riportato sulla stampa, c'è il rischio che la Rai ci rimetta o, peggio, che ci siano meccanismi poco trasparenti di bilancio che lasciano pensare anche a evasione fiscale". Lo dichiara la responsabile Cultura del Partito democratico e deputata della commissione di Vigilanza Rai, Lorenza Bonaccorsi, annunciando la presentazione di una interrogazione parlamentare alla Rai.
"Secondo alcuni accertamenti della Guardia di Finanza – spiega Bonaccorsi - rivelati dal quotidiano 'Il Tempo', un'azienda di ferramenta avrebbe acquistato spazi pubblicitari sulla tv pubblica per circa 300mila euro, pagandoli con buoni spesa invece che in denaro. La Rai, tra l'altro, avrebbe sfruttato solo una minima parte di questi buoni, circa 10mila euro. Occorre chiarire il lato fiscale di questa vicenda, così come il reale utilizzo di questi buoni da parte della Rai, che così come rivelato prefigurerebbe tra l'altro anche una perdita di oltre il 90% della cifra che Viale Mazzini avrebbe dovuto incassare".
"E' opportuno che la Rai chiarisca - aggiunge Bonaccorsi – se questo meccanismo degli spot pagati in buoni, svelato in questo caso da un esposto alla magistratura, rappresenti una consuetudine, per quante aziende eventualmente sia stato utilizzato e se tutti i soldi siano stati effettivamente incassati e fatturati".
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