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Carlo Tecce per il "Fatto quotidiano"
Quando di mezzo c'è Paola Perego, la moglie, l'agente Lucio Presta non ragione più, non placa l'innata virulenza con la freddezza di un mediatore televisivo. Non l'ha fatto con Massimo Giletti durante un vecchio e ormai mitologico litigio in strada tra spintoni e raschiamenti di gola, cioè sputi reciproci, più o meno metaforici.
Non l'ha fatto con un altissimo dirigente Rai, non si rivolgono la parola da tre anni. E stavolta, sfruttando o cadendo su Twitter, ha praticamente licenziato in pubblico il responsabile de La Vita in diretta, condotta da Paola Perego e non proprio un successo d'inizio stagione.
Se non avesse qualche ciclica discesa d'affari con viale Mazzini, mentre a Mediaset si procede con ordine, forse Presta non avrebbe citato l'autore Pietro Raschillà in un cinguettio e non l'avrebbe costretto a lasciare, anche se in viale Mazzini vogliono ridimensionare il fattaccio. Presta ha una scuderia di artisti trasversale che va dal pezzo sicuro di Mara Venier ai simboli giovanili, soprattutto per quel microcosmo di gossip e discoteche, tipo Melissa Satta.
A Rai1 resistono la Venier assieme alla Isoardi, non ci sono Max Giusti e Pino Insegno né Lorella Cuccarini. Senza fare un elenco, che potrebbe risultare approssimativo, si può dire che Presta ha perso un po' di controllo e, in particolare, non gestisce più il Festival di Sanremo, addirittura aveva il direttore artistico Gianmarco Mazzi nella stessa scatolona di società con la Perego e la moglie di Paolo Bonolis.
Esclusa l'affidabile Antonella Clerici, che con ottima lungimiranza non abbandona i fornelli televisivi, proprio Bonolis e Roberto Benigni sono il centro del centro di Lucio Presta, i migliori clienti e, ovvio, i migliori guadagni. Con il premio Oscar, ereditato dal maestro Vincenzo Ratti, l'agente calabrese ha un rapporto d'affetto, quasi un sentimento di protezione.
Ora che per Benigni, diventato emblema di se stesso, icona nazionale ed istituzionale, l'affermazione pubblica e il plebiscito di spettatori sono irrinunciabili, Presta lo spende molto di più. Con la solita e risaputa furbizia. Esempio. Benigni ha sbancato l'Auditel con la serata per la Costituzione del dicembre scorso, ma Presta, scaltro, ha inserito nel contratto anche dodici puntate di Tutto Dante, che viene registrato in estate e che in televisione si rivela un piccolo fallimento.
Piccolo perché dura poco, ma tanto costoso: viale Mazzini ha versato a Presta-Benigni quasi 5,8 milioni di euro in totale. Per questo dicembre, con l'ingaggio ancora da definire, Benigni sta preparando uno speciale sui Dieci comandamenti e in Rai s'aspettano il pacchetto completo con un'altra dose di Dante, a un prezzo scontato, ma comunque non inferiore ai 4 milioni di euro: la prima serata in Rai ne dovrebbe costare un paio.
Sarà complicato smontare il piano di Presta, un uomo abituato a trattative durissime, a dirigere le riunioni dei programmi, a commissariare i suoi stessi artisti, sempre pronto a far saltare il banco, a ritirare le stelle e le stelline. Chiosano in Rai: "Presta sa affondare il coltello nel burro e in questo momento la Rai è un buonissimo burro".
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