IL BOTTO DI FINE ANNO: IL 1 AGOSTO 2024 (DUE SETTIMANE DOPO IL TAGLIO SUL CAPOCCIONE) GENNARO…
Paolo Zaccagnini per mowmag.com
In Italia mancava un romanzo generazionale? Ci pensa il sessantanovenne Stefano Pistolini con la solita ritrosia e il giusto scetticismo. E con un libro, ‘’Qual è quello che canta? Resoconto di una band minore’’ (Elliot, 2024).
Conoscendolo quando alla casa editrice, la Elliot di Roma, gli avranno detto che per vendere il libro occorreva promuoverlo sono sicuro che il colto, ombroso, simpaticissimo avrà risposto “e che sono un professore? Chi dovrei promuovere o bocciare?” e avrà fatto spallucce andandosene.
Non credo avrà molta “stampa&propaganda”, quindi a cosa servono gli amici? Segnalatomi dal mio fraterno amico Roberto D'Agostino l’ho subito acquistato e, viste le poco più di 300 pagine, l'ho subito iniziato e mi sono ritrovato – Roberto me lo aveva prefigurato – ai tempi dei miei anni formativi come tanti romani, italiani.
Che bello e che emozione leggere il proprio nome, e quello di Roberto, in un libro, far parte del percorso di un essere umano. Romanzo generazionale? Certo. Alzi la mano chi non ha avuto il sogno di formarsi in un gruppo. Bene, da questo semplice assunto è partito Pistolini.
Anni Settanta, Ottanta e Novanta. La fantasia di Silvestro, chitarrista, Rico, chitarrista più bravo e tragico, Franco, bassista, e Alberto, batterista. Ci sono altri elementi in questo campo musicale – minato? – che ha contribuito a fare quella storia in bilico tra droga, musica e terrorismo. Il progetto dei The Doses era come ‘’La locomotiva’’ di Guccini, correva correva correva verso la sua piena realizzazione.
Vediamo Silvestro e i suoi amici crescere tra amori e delusioni cocenti, realizzare un 45 giri e poi... Scorrono tantissimi personaggi che facevano e hanno fatto la storia del rock in Italia – i nomi no, non li faccio, comprate il libro, LEGGETE – tutti raccontati i termini normali.
Non si idolatra, non ci si inchina al ricordo, si va indietro nel tempo senza rimpianti ma lucidamente, a quando Roma era vivibilissima e il Piper Club o il Titan Club era due antri stracolmi di grandissima musica scelta da D'Agostino, liberavano e segnavano gli assidui frequentatori.
Molti famosi internazionalmente ma lì solo per lasciarsi andare, per riscoprire il loro vero io. Ringrazio Stefano – anche provetto regista – che lo ha scritto e Roberto che me lo segnalato. Un tesoro di memoria non si trova facilmente…
‘’QUAL È QUELLO CHE CANTA? RESOCONTO DI UNA BAND MINORE’’ DI STEFANO PISTOLINI, (ELLIOT, 2024). ESTRATTI
….Rico e Silvestro chitarre e voci, Franco che si sta sgrezzando col basso e Vanni alla batteria, col suo minimale set Gretsch. È la formazione con la quale, dopo un paio di passaggi per bettole romane a provare l’amalgama, i Doses si presentano al Titan, dove si è inaugurata la rassegna “It’only rock’n’roll”, che ha appena ospitato niente meno che Adam Ant, il pirata neo-romantico.
Il Titan è un’altra ribalta leggendaria, su cui sono transitati miti come Stevie Wonder e Jimi Hendrix. La sua prerogativa, diversamente dal Piper, è di avere un palcoscenico di poco rialzato rispetto alla pista da ballo, obbligando gli artisti a esibirsi faccia a faccia col pubblico, a contatto visivo con chi li ascolta e li giudica.
jimi hendrix e patty pravo al Titan Club
Il cartellone dei concerti in programma, poi, preoccupa non poco Silvestro, dal momento che i malcapitati Doses sono destinati ad alternarsi con gruppi inglesi di buona fama, rispetto ai quali è fantascienza pensare d’essere competitivi. Il fatto è che Fiorella svolge fin troppo bene il suo compito e passo dopo passo sta facendo levitare la band negli indicatori di popolarità del momento, sia pure solo su base locale.
Al Titan, a introdurli, ci sarà di nuovo l’ubiquo Roberto D’Agostino, il disc jockey alternativo, alla console in coppia con una figura già di culto nella Roma rockettara: Paolo Zaccagnini, il guru musicale del “Messaggero” nonché interprete dei film del suo amico Nanni Moretti, con la sua inconfondibile barba lunghissima, che in queste serate abbina a un paio d’occhialoni neri alla Blues Brothers.
Al Titan, quando suonano loro, arriva la in-crowd cittadina: habitué mondani, giornalisti, presenzialisti e un bel po’ di quei “radical chic” che stanno proliferando in una società stanca di sangue, violenza e paranoie….
I Doses arrivano all’appuntamento al Titan con un’attitudine diversa rispetto all’esordio al Piper. Nei mesi trascorsi dal loro debutto hanno messo insieme una quindicina di date, utili a migliorare l’affiatamento e ad apprendere i modi e i tempi con cui gestire il palco…
… il primo set al Titan Club si rivela emozionante. Il gruppo viene chiamato sul palco dopo che i due djs-santoni hanno sparato la consueta raffica di pezzi-bomba, riscaldando la temperatura della sala. Contrariamente ai concerti nei pub o nei locali di periferia, dove gli avventori dedicano poca attenzione a chi suona e l’atmosfera è generalmente distratta, qui l’atmosfera è quella del banco di prova e l’implacabile verdetto degli habitué sulla band costituisce uno degli ingredienti-base della serata.
Il locale è pieno e la gente è assiepata a bordo palco, a mezzo metro dai musicisti. Quando i Doses cominciano suonare, quelli delle prime file anziché tirarsi indietro si fanno sotto, qualcuno pogando, qualcuno molestando i musicisti, con folate di scomposti incoraggiamenti e futili provocazioni….
Piper Clubpatti pravo al piper STEFANO PISTOLINI piper club pink floyd al piper
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