
DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI SERGIO MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN…
1. SE DICAPRIO VINCE L' OSCAR QUESTA VOLTA, L' ACADEMY NON HA CAPITO NULLA
Mariarosa Mancuso per “il Foglio”
E' antipatico dire "a queste condizioni l' Oscar per Leonardo DiCaprio non lo vogliamo più". Ma è esattamente così: se un attore per essere preso sul serio dopo anni di brillante carriera deve farsi massacrare da un' orsa - per inciso, l' unica femmina del film a parte un' indianina di scarsissimo interesse - non vale più la pena di stare al gioco. Non lo ha vinto per "The Departed", non lo ha vinto per "Il Grande Gatsby", non lo ha vinto per "The Wolf of Wall Street" né per "Django Unchained".
Vincere la statuetta per "Revenant - Redivivo" sarebbe una beffa: la dimostrazione che i giurati dell' Academy si sono fatti sviare finora dalla sua bellezza. Si sa che i fascinosi devono nascondersi sotto chili di trucco, per farsi prendere sul serio. Quando poi accettano di lavorare a 40 gradi sotto zero e divorano fegato crudo di bisonte mettono una seria ipoteca sulla statuetta.
Il cinema è finzione, non esiste spettatore in grado di distinguere un vero fegato crudo di bisonte da un falso fegato crudo di bisonte. Sono capricci di regista, che con la recitazione e la bravura di un attore non c' entrano un accidente. Stupisce che Alejandro González Iñárritu - così bravo in "Birdman" a smascherare i vezzi degli attori e dei registi oltre alle sciocchezze continuamente ripetute in tema di realismo - con "Revenant" li cavalchi uno per uno.
E già che siamo in tema, smettiamola con la retorica "solo luce naturale": in certe condizioni, nelle remote lande canadesi, illuminare un set è molto più complicato che lasciar fare alla natura.
Rinunciamo all' Oscar per Leonardo DiCaprio, il lutto lo avevamo già elaborato. Rinunciamo molto più volentieri al minacciato secondo Oscar consecutivo per il regista messicano: si era appena levato di dosso la cupaggine di "Amores Perros", "21 grammi", "Babel" e già fa marcia indietro, ripiegando su una storia di sopravvivenza e vendetta. In tutto, "Revenant" ha 12 nomination.
il tragitto percorso da hugh glass
10 ne ha messe insieme invece "Mad Max: Fury Road" di George Miller: un miracolo che l' Academy si sia accorta di tanta bellezza.
E di tanta modernità, mentre il cacciatore di pellicce dato per morto e abbandonato sta nella categoria "film come non se ne girano più". Vorrebbe essere un complimento, nelle intenzioni. Sa di nostalgia, e non è neppure del tutto vero: nei film come si facevano una volta l' orsa dava un paio di zampate e via, mica c' era bisogno di assistere a un attacco zoologicamente corretto.
In "Mad Max: Fury Road", diretto da un settantenne, tutto è finto, tutto è esagerato, tutto è ritoccato in post -produzione, tutto ha il ritmo artificiale e meraviglioso del cinema. Ci sono le catapulte e i rockettari al seguito dei guerrieri. C' è un eroe che appare come donatore di sangue, per i potenti che a furia di accoppiarsi tra loro sono mostriciattoli.
articolo del milwaukee journal su hugh glass
C' è un' eroina senza un braccio, che ha i suoi piani e nei momenti di calma aiuta l' eroe (anche pri ma di "Star Wars - Il risveglio della forza" andava la fanciulla combattiva). Si chiama Charlize Theron, naturalmente non compare tra le attrici candidate, trattandosi di film d' azione e divertimento, non di denuncia: il suo Oscar lo ebbe per "Monster", quindici chili di ingrasso, denti orrendi, capelli color topo per somigliare alla serial killer Aileen Vuornos.
"Carol" di Todd Haynes non ce l' ha fatta, a entrare tra i film candidati. Ci sono invece le attrici, Cate Blanchett protagonista e Rooney Mara come non protagonista. Si fa così per avere più possibilità di vittoria, e non è vero che succede solo con le donne, era già capitato con Heath Ledger e Jake Gyllenhaal in "Ritorno a Brokeback Mountain".
Puntuale è arrivata la polemica, non ci sono tra i candidati abbastanza neri (totalmente ignorato "Beast of no Nation" di Cary Fukunaga, prodotto da Netflix). I votanti si sono distratti anche in materia di sceneggiatura: solo così spieghiamo l' esclusione dalle candidature di Aaron Sorkin per "Steve Jobs" (candidato invece l' attore Michael Fassbender) e di Quentin Tarantino per "The Hateful Eights".
2. L' ACADEMY È TROPPO BIANCA ESCLUSE TUTTE LE MINORANZE
Lorenzo Soria per “la Stampa”
È stato un anno che ha premiato l' azione, la sopravvivenza. Dodici nominations a Revenant , il film di Alejandro Gonzalez Iñárritu. Mad Max: Fury Road ne ha avute dieci, The Martian sette.
Ce ne sono state cinque anche per Star Wars: il risveglio della forza , che al contrario di quanto avrebbe tanto desiderato la Academy non è entrato nella categoria del miglior film (avrebbe aiutato a sostenere il botteghino) e si è dovuto accontentare di quelle tecniche.
Ma è stato anche un anno di grandi sorprese, di statistiche interessanti. E di controversie. Se Iñárritu gioisce, Ridley Scott soffre: il regista di The Martian non ha mai vinto una statuetta e questa volta in molti lo davano come il probabile vincitore della categoria.
Invece è stato escluso, l' unica consolazione è sapere che è in buona compagnia con Steven Spielberg e Quentin Tarantino. Aaron Sorkin, lo sceneggiatore di Steve Jobs, aveva appena vinto un Golden Globe, ma anche per lui niente.
beasts of no nation bestie senza patria 5
Passiamo agli attori. Will Smith era dato come un probabile nominato per Concussion , Idris Elba come non protagonista per Beasts of No Nation e Benicio del Toro per Sicario . Niente anche qui e questo apre una questione più ampia: tra i venti candidati come migliori attori, dieci protagonisti e dieci non protagonisti, dieci maschi e dieci femmine, non c' è un afro-americano, non c' è un latino e nemmeno un asiatico. Sono tutti rigorosamente bianchi e così l' hashtag di protesta dell' anno scorso #OscarsSoWhite diventa subito #OscarsStillSoWhite: gli Oscar sono ancora così bianchi.
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Non ci sono solo gli attori.
Anche se ha avuto una nomination per la sceneggiatura, Straight Outta Compton , la storia della nascita del gruppo rap N.W.A. non è finita nella categoria miglior film. «Sembra un seguito dell' anno scorso», ha commentato Gil Robertson, presidente dell' African American Film Critics Association.
Per Cheryl Boone Isaacs, la presidentessa della Academy che è afro-americana e che ieri mattina ha annunciato le nominations, una sconfitta personale. Ha messo in piedi varie iniziative per diversificare i suoi membri, allargare l' Academy alle minoranze, ma col 94% di bianchi le è stato difficile rompere il muro. «Questo non significa che gli elettori odino le donne, i gay e i neri - sostiene lo scrittore Mark Harris -. È che non sono interessati alle loro storie».
straight outta compton il film 8
Un esempio è Creed . Sylvester Stallone torna come Rocky Balboa, ma il protagonista del film è Michael B. Jordan. Lui è stato ignorato, mentre Stallone torna ad avere una nomination a ben 40 anni dal Rocky originale.
Qui c' è un' altra curiosità: solo quattro attori prima di lui avevano avuto una nomination per avere portato sullo schermo lo stesso personaggio a distanza di tempo: tra questi Al Pacino come Michael Corleone e Peter O' Toole come Re Enrico II. E un altro record è quello di Ennio Morricone, che a 87 anni per la colonna sonora di The Hateful Eight è il candidato più anziano. Ma il vero prodigio qui è John Williams, autore dell' iconica colonna di Guerre Stellari : ieri è arrivato alla sua cinquantesima candidatura.
straight outta compton il film 7
3. INARRITU: GRAZIE A LEO POSSO FARE UNO STORICO BIS
Lorenzo Soria per “la Stampa”
L' ultima volta è accaduto nel lontano 1950, 66 anni fa, quando Joseph L. Mankiewicz vinse come miglior regista due anni di seguito, con Lettera a tre mogli e poi con Eva contro Eva . Un anno dopo il trionfo di Birdman , il regista messicano Alejandro Gonzalez Iñárritu potrebbe uguagliare questo record con Revenant , un' impresa faticosa per l' intera troupe e per Leonardo DiCaprio che ha temuto per il gelo di avere perso alcune dita.
alejandro gonzalez inarritu eladia hagerman
Partiamo dalla scena iconica in cui DiCaprio è aggredito da un orso bianco.
«Ho intervistato un "pazzo" in Montana, uno che ha scritto un libro su un centinaio di sopravvissuti ad attacchi di orsi, questo mi ha aiutato molto. È la natura, succede coi polli, succede coi pesci. È uno shock solo quando la preda siamo noi. Ho cercato di non fare una cosa hollywoodiana, col solito animale pieno di rabbia. L' orso è molto normale e ho usato di tutto, dalle più vecchie tecniche analogiche alle più sofisticate immagini al computer. E Leo è bravissimo».
Già, Leo. Parliamo di lui.
«Leo è molto impegnato nella causa della protezione ambientale: questo è un film sulla sopravvivenza ma anche sulle origini del capitalismo, su come usiamo la natura per estrarre e per sfruttare le sue risorse senza pensare alle conseguenze. Leo è riuscito a esprimere paura, rabbia, desolazione, freddo, speranza senza le parole, usando solo il corpo e gli occhi. È stato straordinario».
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