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VIDEO PROUD WHOPPER
La scorsa settimana “Burger King” ha svelato il più grande monumento alla decadenza pubblicitaria: il “Proud Whopper”, hamburger avvolto in carta arcobaleno su cui c’è scritto: “Dentro siamo tutti uguali”, in solidarietà alla comunità LGBT.
Dichiara l’ufficio stampa della catena: «Crediamo che questo possa diffondere un messaggio di uguaglianza e di autenticità. Ognuno deve esprimersi ed essere se stesso». Se non sei un drone del marketing, capisci che l’iniziativa è ruffiana e fa progredire solo i conti di “Burger King”. Puoi benissimo immaginare i vecchi vertici della catena che si domandano: «Cosa? Adesso vanno di moda i gay? E come possiamo sfruttarli?».
In fondo tutto il mondo pubblicitario sta strizzando l’occhio all’omosessualità e trae vantaggio dalle cause sociali. I marchi non sono benevolenti né attivisti. Fanno marketing e infatti il video di clienti che scartano il “Proud Whopper”, alcuni commuovendosi, ha superato ampiamente i quattro milioni di visualizzazioni su “YouTube”. Ora oltre quattro milioni di persone hanno un’immagine positiva del marchio: non è solo un fast food, è un alleato. Gli importa delle ingiustizie e delle discriminazioni.
Carta arcobaleno Proud Whopper
Ma dove sono i “Burger King” e gli altri brand filo-LGBT quando c’è da difendere i diritti delle minoranze? Le minoranze sono usate dalle corporazioni per assicurarsi anche quei dolci dollari gay. “Proud Whopper” non risolverà i problemi, non supporterà la comunità LGBT e la società non si salverà solo perché le coppie omosessuali finiscono negli spot, così come le donne non impareranno a “rispettare se stesse” usando i prodotti “Dove”.
Le pubblicità socialmente-consapevoli imitano il progresso, creano l’illusione del progresso facendoci credere che la nostra società sia più avanzata di quello che è. L’inganno è convincerci che il mondo stia abbattendo i pregiudizi.
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