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Francesca Lombardi per "Oggi"
Lui Lucio Dalla non lo dividerà con nessuno. Non lo farà diventare soldo, muro, carta. Marco Alemanno, compagno dell'artista scomparso lo scorso primo marzo, non sarà erede materiale. La notizia è arrivata ufficialmente nei giorni scorsi: non c'è nessun testamento, vince la legge dell'albero genealogico. Quella che se non hai una fede al dito non hai diritti, anche se sei compagno da dieci anni. Quella che di un legame guarda solo il sangue. Marco, dice un amico, sta cercando una nuova casa «con il telefono staccato».
Anche i sei eredi, cugini, tacciono. Parla l'avvocato di cinque di loro, Giovanni Canino: spiega che accettare l'eredità non significa conoscerne l'entità e che qualcosa sui numeri, forse, si capirà a settembre, quando saranno consegnati gli inventari. «Nulla è stato ancora deciso sull'istituzione di una fondazione», dice, «e questo è sintomatico della serietà degli eredi. Come si fa a dire sì con certezza prima ancora che sia fatta una stima del patrimonio?».
à a quel progetto che sono puntati gli occhi degli amici, dell'ex compagno e di quelli che conoscevano il dna di talent scout di Lucio. L'idea era quella di creare uno spazio per la promozione dei giovani talenti. «Forse Lucio», dice il suo storico press agent Michele Mondella, «non l'avrebbe chiamata proprio "fondazione", che è una parola austera, immobile. Forse avrebbe scelto un'espressione diversa, che ne so, "tra il mare e le stelle"». Ma tutto, per ora, rimane sospeso in un'assenza «imbarazzante».
«Lucio imperversava su tutti e tutto», continua Mondella, «e non c'era tregua. La sua presenza era âpesante' a tutti i livelli: amicizia, svago, sfogo, discussione. La sua mancanza è pazzesca». E allora non ci sono conti che tengano: i numeri sminuiscono tutto, figurarsi uno come Dalla che con la sua Caruso ha incantato il mondo.
Dopo il discorso e le lacrime in chiesa, Marco si era chiuso nel silenzio. Rotto solo tre mesi dopo, a inizio giugno, con un'intervista sfogo al Corriere della Sera: «Sono prigioniero in casa mia», dichiarò, riferendosi alla mega casa in via D'Azeglio dove vivevano insieme. E ancora: «I parenti fanno finta che io non esista, negano l'evidenza, da due mesi non ho più contatti diretti». Secca la replica del cugino del cantautore Simone Baroncini: «Al momento proprietario dell'eredità di Lucio è il tribunale».
UN "MUSEO" DA 11 MILIONI DI EURO
Ma se Marco Alemanno per legge non ha diritto a un centesimo (tranne quanto gli spetta per una quota societaria del 3,5% nella Assistime spa), il patrimonio che finirà nelle mani dei sei cugini è quasi inestimabile. Solo i diritti d'autore, secondo un calcolo dell'editore musicale Luca Segale esperto in diritti Siae, che durano almeno 70 anni, sarebbero di «700-800 mila euro l'anno».
«I pezzi di Dalla sono immortali e continuano a maturare nel tempo. Se i parenti li vendessero, potrebbero incassare almeno 50 milioni di euro», spiega. Poi ci sono le società di edizione, Assistime spa, al 93% di Dalla, e di produzione Pressing Line srl, presidente sempre Lucio. Entrambe con sede in via D'Azeglio 15 a Bologna, in quella casa di 2.400 metri quadrati valutata 11 milioni di euro che si dice ospitasse centinaia di opere d'arte, fra cui quadri di Amico Aspertini, Luigi Ontani e Domenico Paladino.
Dalla possedeva anche immobili alle Tremiti: la villa in cui spesso soggiornavano gli amici sull'isola di San Domino, sopra Cala Matano, e l'appartamento sull'isola di San Nicola, in una zona protetta, che dovrebbe valere più di 800 mila euro. E ancora, aveva una villa a Milo, vicino all'Etna, «ricca di profumi, piante da frutto, con l'orto e la vista sul mare». Quel mare che amava, che sentiva suo, che voleva lo cullasse nelle notti d'inverno, quando raggiungeva Rimini per dormire sullo yacht di 22 metri che aveva il nome dei suoi labrador, Brilla & Billy, del valore, nel 2003, di un milione e mezzo di euro.
L'aveva fatto costruire dal Cantiere Nautico Azzurro di Marotta, vicino a Fano, provincia di Pesaro-Urbino. Il titolare, Giordano Rosati, era diventato un amico. «Tutti i sabati», racconta offrendo birra e visciolata, «andavamo a pranzo insieme: era gentile con tutte le persone che incontrava e qualche volta è venuto anche qui, in campagna da me. Amava molto la porchetta e il coniglio. Un giorno mi ha fatto gli auguri di compleanno in tv e un'altra volta mi ha invitato a Urbino, dove aveva una casa, con Gianni Morandi e Luciano Pavarotti».
Dalla era un uomo speciale, dice Giordano, alla mano. Gli aveva fatto costruire una splendida barca in legno teak con uno studio di registrazione poi arredato con sculture e dipinti magnifici. «Il parroco che l'ha benedetta prima del varo mi ha detto che ha visto un'opera di grandissimo valore», spiega Rosati. Qualche mese prima di lasciare la terra, Dalla aveva commissionato a Rosati un altro yacht più grosso, di 26 metri, del valore di oltre due milioni di euro.
«Doveva avere quattro cabine, due matrimoniali e due con due letti singoli, ognuna con bagno e box doccia, lavanderia, uno studio di registrazione più grande. Aveva firmato il contratto ma i lavori non erano ancora iniziati». E chissà quanti altri capolavori avrebbe inciso, là dove il mare luccica, e dove sarebbe andato. Con Marco, gli amici, la musica e le stelle.
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