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“SOR-RISI E CAZZONI” - MARCO RISI: “UN BEL FILM NON DEVE PER FORZA ESSERE DI IMPEGNO: SE PRENDEVO UNA DERIVA IDEOLOGICA, PAPÀ MI RIMPROVERAVA: "NON SCOLEGGIARE" - “LA BELLUCCI? E’ SEMPRE STATA UNA GRANDISSIMA PARACULA”

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Malcom Pagani e Fabrizio Corallo per il “Fatto Quotidiano”

MARCO DINO RISIMARCO DINO RISI

 

Passatempi degli Anni 60: "Avevo un fischietto e lo usavo per confondere gli automobilisti che passando davanti a casa nostra rallentavano e facevano impazzire il traffico.

 

Suonò alla porta un commissario che aveva mangiato la foglia. Mio padre mi convocò dal fondo delle scale: 'Marcoooo'. Poi prese il fischietto, lo lanciò lontano, mi cazziò, congedò il poliziotto e fece il resto. Mi raggiunse, mi diede un calcio in culo e disse soltanto 'non lo fare mai più'".

 

È stata una delle poche volte: "forse l' unica" in cui Dino Risi, padre di Marco, fu severo: "Non c' era quasi mai e quando c' era, papà le mani non le alzava. L' ho amato molto, ma poteva essere duro, sarcastico e se ti puntava, non te ne lasciava passare una. Era autorizzato a dire qualsiasi cosa, mentre io e mio fratello Claudio dovevamo gestire la parola con grande attenzione. Era per la sintesi, papà.
Veniva dal giornalismo".
 

marco risi in partitamarco risi in partita

Sarà per questo che Marco Risi raccomanda scrittura sobria: "Pochi aggettivi, appesantiscono il racconto" e quando pensa al padre: "Mi mancano moltissimo umorismo e intelligenza" e più che all' addizione, guarda alla sottrazione: "In questa foto io e mio padre siamo al mare, forse nel '58: sarei curioso di sapere cosa ci stiamo dicendo".

 

Dei suoi 64 anni senza cenni di nevrosi, l' altissimo, signorile Marco Risi ne ha trascorsi più di 50 sul set.

 

L' educazione sentimentale de La marcia su Roma: "Si girava a Maccarese, in un giugno che pareva agosto. Nell' ora di pausa mi si avvicinò Santoni, mitologico direttore di produzione: "Marco, viè qua che te faccio sentì che caldo che fa". Mi prese la mano, la mise sulla testa della segretaria di edizione e poi si fece complice: "A regazzì, hai sentito come sò caldi i capelli? Mò t' ho fatto senti quelli de sopra, dopo te faccio sentì i peli de sotto".

 

MARCO RISI VITTORIO GASSMANMARCO RISI VITTORIO GASSMAN

I piaceri successivi, la "doppia libidine" con i fiocchi di Jerry Calà all' esordio in Vado a vivere da solo. La leva di Claudio Amendola in Soldati -365 all' alba: "C' era la meravigliosa Agostina Belli, che non voleva accettare la parte perché baciando Massimo Dapporto doveva pronunciare un esplicito 'fammelo sentire'". Il pianto di Corso Salani cronista negli abissi di Ustica per il Il muro di gomma: "Chi ci paga, ammiraglio?".

 

L' Abatantuono briatoresco e poligamo spiaggiato a Malindi di Nel continente nero: "Io per te ho fatto il salto della triglia, prima la tu' moglie e poi la tu' figlia". I detenuti di Mery per sempre. L' ardire di Giancarlo Siani. Tante storie in 16 film: "I miei non li rivedo, sono consapevole che esistono quelli buoni e quelli un po' così".

Come scoprì il cinema?
A 6 anni mi allontanai da una spiaggia lungo un sentiero. A un tratto ebbi una visione felliniana. Steve Reeves si stava liberando dalle catene, Sylva Koscina, bellissima, quasi nuda, lo guardava in sella a un cavallo. Stavano girando Le Fatiche di Ercole e un macchinista urlò all' attore di spostarsi in fretta: "Stiv, te devi scansà, qui viè giù tutto".

 

marco risi ai rigorimarco risi ai rigori

50 anni dopo vado a Ponza per Fortapàsc. Devo filmare il tuffo in mare di Giancarlo Siani. Si avvicinano i pescatori: "Sa che da quella roccia siè tuffato anche Steve Reeves per Le fatiche di Ercole?".

Una maledizione?
Una coincidenza e una benedizione. A me il cinema è piaciuto tutto. Non ho mai pensato che un bel film dovesse essere per forza un film di impegno.
 

Però ne ha girato più d' uno.
Perché partivo avvantaggiato. So che la commedia è molto più difficile e lo sapeva anche papà. Se il pubblico rideva, Dino era felice. Anche se con le commedie gli è sempre andata male.
 

All' inizio non venne capito nemmeno Il Sorpasso.

MARCO RISI PLACIDOMARCO RISI PLACIDO

Ho una scatola con tutte le recensioni dei film di papà. Trovarne una positiva è un' impresa. Il Sorpasso non fece eccezione e partì malissimo. Mario Cecchi Gori si liberò in fretta di alcune quote del film. Poi, al terzo giorno, la gente cominciò a riempire i cinema e a dare torto a Sordi che aveva rifiutato la parte di Bruno Cortona.
 

Non lo convinceva il copione: "Ho capito come va a finire, io mi tengo tutto il film sulle spalle e poi alla fine la gente si identifica con Trintignant".
Il ruolo fu di Gassman che veniva da un paio di insuccessi e in quel momento era considerato "antipatico" dai produttori. Sordi imparai a conoscerlo nel tempo. L' ho amato e frequentato, lavorando come suo assistente in Finché c' è guerra c' è speranza e in Polvere di Stelle. Alberto orchestrava scherzi fantastici.

 

Conosceva tutti gli accenti, imitava chiunque e dormiva poco. Una notte tormentò Carlo Vanzina, suo aiuto regista in Polvere di Stelle, fingendo di essere il batterista del film, un certo Corvisieri: "Carlo? Sono Corvisieri, domani non posso girare, tengo un concerto ad Afragola".
 

Vanzina si lamentò: "Ma c' è la scena al Petruzzelli", non riuscì a riprendere sonno e si presentò sul set stravolto. "Guardalo - diceva Sordi- non ha chiuso occhio". E mentre lo diceva, godeva della sua trovata.
 

MARCO RISI 1MARCO RISI 1

Sordi dormiva poco, Dino Risi amava il cinema perché considerava svegliarsi all' alba una tortura.
Tornato dall' Argentina, alla fine de Il Gaucho, dormì per 36 ore. Per Dino dormire era una seconda vita. Sul set di Pane, amore e..., passò una notte d' amore con una pattinatrice svedese e la mattina si svegliò quando il sole era già alto. Corse sul set preoccupato e trovò De Sica che aveva già girato due inquadrature e aveva appena messo il carrello per la terza.

Come le venne voglia di confrontarsi con suo padre?
Da ragazzino non avevo neanche capito che lavoro facesse esattamente. Non mi ha mai spinto a fare nulla comunque, se avessi scelto altro sarebbe stato anche più contento.
 

MARCO RISI VADO A VIVERE DA SOLO JERRY CALAMARCO RISI VADO A VIVERE DA SOLO JERRY CALA

L' amico della sua adolescenza è stato Carlo Vanzina.
E prima ancora Massimo Borgna, il figlio del garagista, detto da mio padre "luna piena" perché aveva la testa rotonda come Charlie Brown e l' erede di un negozio di ferramenta, Ferrazzoli. Con loro a 8 anni già facevo sega a scuola.

E dove andavate?
Ad arrampicarci sugli alberi. Ci facevamo burle atroci. Un giorno mentre scalo un albero mi cade qualcosa di morbido e maleodorante sulla mano. Era Ferrazzoli che oltre i rami si liberava. Eravamo un po' selvaggi, un po' ripugnanti.

E con Vanzina dove andava?
Qualche volta al Piper, dove ci lasciavano sempre fuori perché eravamo una truppa di maschi senza ragazze e al cinema. Anche tre spettacoli al giorno. Un pomeriggio vedemmo La guerra privata del cittadino Joe, Piccolo grande uomo e un terzo titolo che adesso proprio non ricordo.

A casa la militanza politica era vista con sospetto?
Quando prendevo una deriva ideologica, papà mi rimproverava: "Non scoleggiare".
Dino adorava Ettore, ma guardava al suo impegno politico con diffidenza.

Suo padre diffidava anche di lei e di suo fratello Claudio?
Credo abbia vigilato per assicurarsi che non fossimo proprio due coglioni. Per definirci aveva una formula: "Sor -Risi e cazzoni". Cercava di capire che pesci fossimo.

E lei che pesce era?
Uno che nel '68, mentre i ragazzi della mia età ripudiavano le famiglie, era contento di tornare a casa per parlare con suo padre. Il problema del rifiuto non ce l' ho mai avuto.
 

MARCO RISI FORTAPASCMARCO RISI FORTAPASCMarco Risi Marco Risi

Era ed è difficile catalogare suo padre.
Non avrebbe mai voluto. E ne discuteva a distanza, non senza sguardo critico, con i colleghi. Con Antonioni erano amici. Avevano lavorato nei documentari, anche se quelli di Michelangelo erano noiosissimi. Nel '58 papà lo invitò alla prima di Venezia, la luna e tu e Michelangelo lo freddò: "Peccato, avevi cominciato così bene". Papà lo ripagò con la stessa moneta ne Il Sorpasso: "Oggi va di moda l' alienazione, hai visto L' Eclisse? Io ciò dormito, una bella pennichella".
 

Non è catalogabile neanche lei.
Quando ai tempi di Mery per sempre mi chiamavano neo-neo realista, ribattevo: "Non mi piace, troppi nei".

È felice della sua carriera?
Ogni tanto me lo chiedo perché essendo l' amore il più complicato dei territori, a rimanere sono soprattutto le soddisfazioni lavorative.

Come arrivò a girare Vado a vivere da solo, il suo primo film?
Era un modo di uscire dal guscio. Fino ad allora mi ero limitato a osservare e criticare.
Un' ottima scusa per non mettermi in gioco. Poi un giorno, mentre attraversavo un periodo personale molto difficile, Carlo Vanzina mi diede una mano: "Perché non vieni a farmi da aiuto in Eccezzziunale veramente?". Andai e mi divertii. Ero rientrato in gioco.
 

MARCO RISI ULTIMO CAPODANNO MONICA BELLUCCIMARCO RISI ULTIMO CAPODANNO MONICA BELLUCCI

Poi in gioco ci si è messo.
A volte è andata bene, a volte male. Prenda L' ultimo capodanno. Lo girai nel '98. Non lo andò a vedere nessuno. Oggi ogni tanto incontro qualcuno che mi dice: "Ma sai che quel film non era male?". È un po' tardi.
 

Marco Risi Marco Risi

C' era un bel cast e c' era anche Monica Bellucci. Un' attrice che si è sempre raccontata pochissimo.
Monica sapeva il fatto suo, era sveglia, è sempre stata una grandissima paracula.

Altra gente sveglia?
Aurelio De Laurentiis: il miglior distributore italiano. Gli feci vedere l' esordio di Ozpetek, Il bagno turco. Non lo voleva nessuno. Attesi che la proiezione privata terminasse e poi lo vidi voltarsi verso Tonino Carloni, suo collaboratore: "A Tonì, che dici?", "Aurè, commercialmente il film non vale un cazzo, al massimo può fà 500 milioni".
E Aurelio: "Ci credo lo stesso, lo prendo". Incassò 3 miliardi di lire.

Rapporti difficili sul set?
Stavo antipatico a uno dei primi direttori di produzione che incontrai, il padre di Eleonora Giorgi. Qualche problema, prima di farci pace, lo ebbi anche con Claudio Bonivento, produttore di Mery per sempre.

Marco Risi e Enrico Vanzina Marco Risi e Enrico Vanzina

Vide dei giornalieri che non lo convinsero, si disse allibito con Michele Placido che poi me lo riferì e pensò seriamente di sostituirmi in corsa. Non avvenne, ma c' era un' arietta strana e così dopo un breve scambio: "Ti dici allibito? Alla fine ti sorprenderai" a Claudio non permisi di vedere più neanche un' immagine e non ci parlammo per sei settimane.

Film povero?
Girato in fretta, in condizioni difficili, con una piccola troupe. C' era anche Massimo Ferrero, il presidente della Samp. L' avevo fatto promuovere sul campo direttore di produzione. Mi serviva uno vero a Palermo, uno non tenero, uno che potesse giocare in trasferta tirando anche qualche calcio.
 

MARCO RISI 1MARCO RISI 1

Ha fatto un film su Maradona. Il calcio le è sempre piaciuto.
L' ho messo anche nel mio ultimo film, Tre tocchi e ancora gioco. Le poche volte che esco lo faccio con quelli con cui rincorro un pallone.

Esce poco?
Non frequento più nessuno ed esco sempre meno. L' altra sera mi hanno invitato alla prima di James Bond ma ho dovuto dire no. La festa iniziava alle 23 e finiva alle 3 di notte. Io alle 23 già dormo.

Sta diventando misantropo?
Un po' sì ed è perché non mi diverto più. Vedo pochissime persone, ma non è che mi disturbi. Mi disturba il contrario. Quando devo uscire sono molto più angosciato.

Ha pochi amici?
Da ragazzi era più facile. Dopo i rapporti si sporcano, vivono di convenienze e di interessi, raramente di piacere. L' altro giorno sono uscito con Marco Tullio Giordana e Paolo Isotta a pranzo e mi sono divertito. Ma era mezzogiorno. Isotta è spiritoso. Nei suoi libri sa far ridere. C' è la signora che esita a scendere dall' autobus, mette un piede interra, poi l' altro, è indecisa. Nel silenzio, la voce dell' autista: "Signora, come l' acqua?
È fredda?".

E Roma?
Oggi mi fa paura e anche un po' schifo. C' è un clima antipatico e violento. Anni fa Gassman voleva fare causa al Comune perché respirava male.

Ha un rimpianto?
Forse proprio un film con Gassman. Pensavo dimostrare al pubblico che lo aveva sempre considerato un trionfatore, la sua timida vulnerabilità. Scrissi con Porporati un bel trattamento e poi glielo mostrai. Vittorio arrivò al ristorante in evidente stato di sofferenza. Parcheggiò rigando una macchina con la fiancata, ma nessuno osò dirgli niente. Parlammo. Mi disse di sì.

Poi come andò?
Era un periodo in cui Vittorio stava malissimo. Lo avevo visto fissare per ore un muro a 20 centimetri dalla sua faccia. Gli spiegai il film che avevo in testa e dissi che avrei voluto ritrovare quello sguardo. Lui che aveva ancora qualche lampo del figlio di buona donna che era stato, fu pronto: "Non c' è problema, basta pagare". Iniziammo in un teatro umbro. Gassman in scena recitava a memoria e poi improvvisamente la perdeva: "È successo anche ad altri, questa volta è accaduto a me, sono finito, sono finito".
 

Marco Risi Marco Risi dino risi dino risi

Quella sequenza c' è, manca tutto il resto. Fui troppo buono, mi arresi e sbagliai. Avrei dovuto violentarmi e violentare lui. Andare fino in fondo.
Gassman morì pochi mesi dopo. L' ultima cosa che girò prima di andarsene fu un piccolo spot con papà. Aveva due battute. Gassman che era stato Gassman, appariva schiacciato: "Come sono andato?" chiedeva a Dino.

Cosa ricorda degli ultimi anni di Dino Risi?
Non i suoi film. Giovani e belli non l' ho mai voluto vedere e così Il Commissario Lo Gatto.
Mi sono sempre chiesto perché li avesse girati e mi sono sempre risposto che era colpa del set. Il set lo divertiva.
 

Proprio sul set ci siamo visti per l' ultima volta. Fu una strana coincidenza. Io giravo Fortapàsc a Castel Volturno, lui era lì per ritirare un premio, era il 4 giugno 2008. Dino parlò davanti a una piccola platea e raccontò la prima volta che aveva visto il mare spuntare all' improvviso tra due palazzi. Secondo me era una balla, ma la raccontò così bene che riuscì a commuovermi. Era allegro. Il giorno dopo l' umore era peggiorato.
 

 

Tornò a Roma e diventò un altro. Sfiduciato, incazzato. "Non voglio più mangiare", disse il giorno 6 e io: "Se non vuoi farlo per te, fallo almeno per me". Sentii un' esitazione, una sorta di singhiozzo, un cedimento.
Il 7 giugno, poche ore dopo, mi telefonarono: "È morto suo padre", mi dissero dall' albergo in cui viveva. Così lo seppi. Proprio così.

MARCO RISI ROCCO PAPALEO MARCO RISI ROCCO PAPALEO ALBERTO SORDIALBERTO SORDIalberto sordi fumo di londra alberto sordi fumo di londra