moda sfilate 2020

MARIONETTE CHE SFILANO PER ALTRE MARIONETTE - QUIRINO CONTI: “LE SFILATE PRESENTATE A LONDRA MILANO E PARIGI TRA RUSCELLI, CASCATE E TRONCHI COME SE UNA SOLA ASPIRAZIONE, QUELLA DA GUARDIA FORESTALE, AVESSE COLTO GLI STILISTA – IN UN VERO E PROPRIO DISASTRO OCCUPAZIONALE E DI VENDITE, LA MODA ESAMINATA NIENTEMENO CHE COME “SIGILLO SULLE PAGINE DEL TEMPO” - TUTTI I PERVERTIMENTI ISPIRATIVI DELLA STAGIONE CHE VERRÀ: DALLE VERGINITÀ ANTIFALLOCRATICHE (DIOR) AL REDDITIZIO CONGIUNGIMENTO ARMANI-CAIRO 

Quirino Conti per Dagospia

 

QUIRINO CONTI

Intanto che la Modascandita dall’inesorabile e spietato tic-tac di TikTok,presentava in rete – talora con irresistibile cinismo –ein desolati spazi semivuoti le sue collezioni “phygital” (reali e/o digitali), tra ruscelli, cascate, tronchi, fusti e cipressaie (Burberry, tra i molti), come se una sola aspirazione, quella da guardia forestale, avesse colto ogni più aggiornato stilista, unitamente a modernissimi assalti di moto perpetuo (Prada) 

 

e, chissà perché, a frenetici attacchi di tarantolismo (Emporio Armani), con un’ossessione compulsiva per assemblaggi e pastiche (da Dolce & Gabbana a Versace, a Dries Van Noten, Louis Vuitton, Rick Owens ecc.), estasi da strehlerianoGiardino dei ciliegi(Fendi) insieme alle più accese antifallocratiche verginità claustrali (Christian Dior) e a ogni altro più smemorato pervertimento ispirativo, 

 

chi avrebbe mai potuto solo supporre, in tanta variegata indifferenza per la tragicità di questa modernità, un’ulteriore passione che di recente sembra aver colto lo Stile desideroso solo in ogni occasione di raccontarsi e spiegarsi come da una cattedra onnisciente (magari solo nel corso di un’intervista o un dibattito preregistrati)? 

 

balenciaga

E così, accanto a video incompatibili con la sostanza specifica dello Stile (Ferragamo) o a innocenti estratti in versione extra-lusso dai tanti La maschera di ferro(Schiaparelli) e terrorizzanti “unisex, uni-size, uni-everything”catturati nella notte proprio come in un racconto di Edgar Allan Poe (Demna Gvasalia per Balenciaga), cosa meglio, per un appropriato finale, della sanguinolenta esplosione di un tango argentino tra le mani dell’incomparabile John Galliano per Maison Margiela?

Balenciaga

 

In una stagione nella quale ciascuno si è mostrato impudicamente predisposto a esibire una passione sfrenatamente colta e storicizzata. Magari confessando perfino di aver scoperto, tanto per capirci, in un eventuale Napoleone à la Chateaubriand – chi l’avrebbe mai detto! – un accurato e (meno male) disciplinato lavoro “sull’eterno, mutevole opportunismo immanentista dello Stile”. 

 

Burberry by Riccardo Tisci

Con ogni ossessione e ogni travestimento pur di restare – come sempre – a galla. Ma, come anche nel contemporaneo, quale che sia, non disdegnando neppure l’asciuttezza positivista del primo ’900; o – vallo a immaginare! – l’appassionata lettura addirittura di testi mistici, con precisazioni vestimentarie da Voltaire alla dodecafonia. 

 

Schiaparelli

Dunque, in un vero e proprio disastro occupazionale e di vendite, una morbosa voracità sapienziale, seppure in aspetto di nullafacenti narcisi sempre in rete; e la Moda esaminata nientemeno che come “sigillo sulle pagine del Tempo”.

Christian Dior

 

E molte altre pompose dicerie sembrano aver appassionato i nostri preziosi créateur sui loro tablet, con confronti arditi e verifiche sul campo (eccezionale e coraggiosa la severa metafora di Jeremy Scott per Moschino: marionette che sfilano per altre marionette). 

Christian Dior

 

Confronti e verifiche che, indifferenti a quasi tutti gli improbabili acquirenti, possono riservare ai pochissimi nababbi dello Stile (solo a patto che siano macerati di tattoo) una succulenta dose di informazioni storiche ma soprattutto psichiatriche! Quest’anno persino modulate in gregoriano, cori per quaranta voci, gorgheggi in falsetto e in antiche cantiche corse.

Maison Margiela by John GallianoMaison Margiela by John Galliano

 

 

Misteriosissimi e segreti, nei giorni scorsi i nostri preziosi immaginifici hanno coltivato le loro maniacalità con determinata indiscrezione. Talora mostrando di conoscere tutto, ma proprio tutto, talaltra distinguendo il vero dal falso con un solo colpo d’occhio. Veri geni, potremmo dire, come Gould nelle parole di Bernstein: “Questo idiota è un genio!”. 

 

Comunque, in una stagione tanto sinistrata, mirabile dovrebbe apparire l’appassionato e redditizio congiungimento Armani-Cairo. Tra tanti filmati sapientissimi, forse un nuovo spiraglio per il futuro della Moda: lo show in tv del sabato sera. Da Pippo Baudo, ora, a Lilli Gruber. 

 

 

 

Giorgio Armani

Altrimenti, quale uso potrebbero avere le migliaia e migliaia di abiti e accessori ancora una volta sfornati da un’incomprensibile società per rivestire se stessa? E a quale scopo salvifico? Costumi, scenografie, musiche, luci, trattamenti e copioni ai piedi di un Potala o di un Sancta Sanctorum fasulli, per il ciak di un film che non si girerà mai.

Prada Prada