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Irene Soave per il “Corriere della Sera”
McCARTNEY JOHN LENNON YOKO ONO
«Quando i Beatles si sono divisi eravamo tutti uguali. George aveva fatto il suo disco, John il suo, io il mio, Ringo il suo. Poi hanno sparato a John e, a parte il puro orrore di questo fatto, il mio pensiero fu ok, ora è un martire. È Kennedy. E ho iniziato a sentirmi frustrato, perché la gente diceva “Beh, lui era i Beatles”. E io, George e Ringo pensavamo “aspetta un attimo, un anno fa eravamo sullo stesso piano».
cynthia lennon con john e paul mccartney
Così, in una lunga intervista (che sta facendo il giro del mondo) con il mensile britannico Esquire, Paul McCartney torna a parlare del suo rapporto, mai disteso, con John Lennon: lo fa a 73 anni, 35 dopo la morte del cantante e 45 dopo lo scioglimento dei Beatles, ma con un livore che pare immutato da quando i due inserivano nei loro primi album solisti, Ram e Imagine, brani pieni di recriminazioni rivolte all’altro.
«Ok, era il brillante del gruppo. Ok, ha fatto un sacco di belle cose. Ma dopo i Beatles ha anche fatto lavori mediocri», si scalda McCartney nell’intervista. «E invece il suo martirio lo ha fatto diventare un James Dean. A me non è che importasse, ma poi è scattato il revisionismo. Tipo Yoko [Ono, la seconda moglie di Lennon, ndr] andava sui giornali a dire “Paul non faceva nulla, al massimo prenotava la sala di registrazione”. Come, prego?».
Di fronte al giornalista di Esquire Alex Bilmes — che chiosa l’articolo ammettendo «volevo chiedergli tante altre cose, ma è chiaro che il tema della fama condivisa con Lennon è per lui ancora capitale» — McCartney riapre anche un’altra disputa, sul fatto che «le canzoni le firmavamo sempre Lennon-McCartney, ma perché per esempio “Yesterday”, opera completamente mia, non può essere firmata almeno McCartney-Lennon?».
La controversia, che riguarda circa 180 canzoni scritte tra il 1962 e il 1969, è annosa: già negli anni Novanta McCartney — nel frattempo diventato baronetto — aveva proposto a Yoko Ono di invertire l’ordine «almeno nei pezzi dove la mia impronta era più forte, come “Penny Lane”, e all’inizio lei era d’accordo ma poi cambiò idea. La gente diceva che ballavo su un cadavere, ma non era così. Vorrei solo che si capisse chi ha scritto cosa», continua oggi McCartney.
john lennon paul mccartney by david bailey
Non sempre è facile, perché i due scrivevano molto spesso insieme sia la musica sia i testi: Lennon lo definiva «lavorare occhi negli occhi» e, dopo il «divorzio», di molti brani — come «Help!» e «Eleanor Rigby» — rivendicavano la paternità entrambi. «Ho trovato un libro con i testi di “ Blackbird” e diceva “di John Lennon e Paul McCartney”. No! Non le ha scritte lui. E non gliene importerebbe, anzi, le dirò una cosa: sarebbe d’accordo con me».
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