MELATO PER SEMPRE - GIUSTI: “POTEVA FARE QUALSIASI RUOLO. RICCA ANNOIATA, BOMBAROLA MILITANTE, MILANESE, SICULA, BORGHESE SCONVOLTA, MIGNOTTA, POLIZIOTTA, FILUMENA MARTURANO, GRANDE ATTRICE EDUARDIANA, RONCONIANA, MA ANCHE STENO E SALCE, LA MIGLIORE PARTNER DI GIANNINI, MA ANCHE DI CELENTANO, POZZETTO, TOGNAZZI, RESISTENTE AI FILM PIÙ TREMENDI DI BEVILACQUA, DI AVATI, DI BRUSATI…"

Marco Giusti per Dagospia

Poteva fare qualsiasi ruolo Mariangela Melato. Ricca annoiata, bombarola militante, milanese, sicula, borghese sconvolta, mignotta, poliziotta, filumena marturano, finta ballerina spagnola, operaia, beghina, stravaganza interstellare, femminista, grande attrice eduardiana, ronconiana, adatta a Pirandello, a Eschilo, ma anche a Steno e a Salce, la migliore partner di Giannini, ovviamente, ma anche di Celentano, Pozzetto, Tognazzi, Manfredi, Volonté, Giuffré, resistente ai film più tremendi di Bevilacqua, di Avati, di Brusati, moglie di Aldo Moro in "Todo Modo" e del "Petomane".

Ce ne eravamo accorti tutti, credo, anche quelli che non ne erano rimasti incantati di fronte alla sua Olimpia nell' "Orlando Furioso" di Luca Ronconi, quando l'abbiamo vista comica scatenata in "Basta guardarla" di Luciano Salce, dove era la primadonna, finta spagnola, agguerrita partner di Silver Boy -Carlo Giuffré.

Cantava, ballava e ci faceva morire dal ridere. Ma è divertentissima anche a rivedere la versione televisiva dell'"Orlando Furioso", già parodia della grande attrice del tempo, quasi un Carmelo Bene femmina. Con tutta la conoscenza della scena teatrale e artistica della Milano anni '60, visto che giovanissima era stata modella nuda e "firmata" di Piero Manzoni. Ma, come Vittorio Gassman, Mariangela Melato aveva trovato la sua realtà cinematografica, passando dal teatro, ma poi tornandoci con molto più assiduità di Gassman, nel comico, nella commedia brillante.

Non solo quella, celebre, di Lina Wertmuller in coppia con Giancarlo Giannini. Certo, lì è imbattibile, e ha sbagliato Madonna a cercare di imitarla nella sua disastrosa versione di "Travolti dal destino...". E, comunque, essere imitati da Madonna, per un'attrice, non può che essere un enorme onore. Ma la Melato è fantastica anche nei suoi film più popolari e considerati meno nobili, come "La poliziotta" di Steno, dove è la grande comica italiana per le masse al pari di Monica Vitti, e certo più moderna, riuscendo a dare vita a una serie dove il suo personaggio di Gianna verrà ripreso da Edvige Fenech.

O a fianco di Adriano Celentano come Claquette, ballerina di liscio, che deve battere la coppia Jack La Cayenna-Lilli carati in un episodio fondamentale di "Di che segno sei?" di Sergio Corbucci. Bellissima, strana, con due gambe favolose e la possibilità di rifare qualsiasi dialetto e qualsiasi ceto sociale, poteva passare, praticamente da subito, visto che ebbe un successo quasi immediato, dai set di Lando Buzzanca, "Il prete sposato" di Marco Vicario a quelli di Elio Petri, "La classe operaia va in Paradiso", dove si esibisce nel grandissimo numero della scopata nella 500, dai film d'impegno, sicula seria, Rosaria Licata, in "La violenza: quinto potere" di Florestano Vancini e milanese, Fiorella Meneghini, in "Mimì metallurgico" di Lina Wertmuller, che la lanciò definitivamente.

Tra la fine degli anni '60 e i '70 la incontravamo nei film più diversi, accanto a Enrico Maria Salerno nel primo dei poliziotteschi all'italiana, "La polizia ringrazia" di Steno, accanto a Nino Manfredi nel curioso "Per grazia ricevuta" dello stesso attore all'oggi dimenticato, ma incantevole, "Lo chiameremo Andrea" di Vittorio De Sica. Claude Chabrol in "Sterminate il gruppo Zeta", il migliore dei suoi film drammatici, ne fa Cash, eroina brigatista coi capelli cortissimi, di una bellezza quasi da volatile, che spara col mitra a fianco di Fabio Testi.

Riesce a stare al passo di Ugo Tognazzi in due film oggi un po' lontani, "Il generale dorme in piedi" di Francesco Massaro, dove è Lola Pigna, e "Il gatto" di Luigi Comencini, dove è Ofelia Pecoraro, per poi ritrovarlo nell'incredibile "Casotto" di Sergio Citti nell'episodio più misterioso e, ovviamente, nel famigerato "Il petomane". Senza vergogna.

Ci vergognavamo per lei e per il suo incredibile talento non tanto per "Il petomane", quanto per certi film considerati seri, ma non proprio riusciti, come i "Dimenticare Venezia" e "Il buon soldato" di Franco Brusati, per non parlare del terribile "Attenti al buffone" di Alberto Bevilacqua" o del musical alla Truffaut (dio mio...) di Pupi Avati con Jean-Pierre Leaud, il famigerato "Aiutami a sognare", per il quale il mio amico Giovanni Buttafava rischiò il primo infarto, visto che non sapeva come opporsi alla richiesta di scriverne e bene sul suo giornale (poi ne scrisse Fofi, paragonando Avati a Truffaut...).

Furono molto buoni i suoi incontri con Giuseppe Bertolucci, anche lui scomparso da così poco, per "Segreti, segreti" e "Oggetti smarriti", film molto civili e sentiti, per Sergio Citti, oltre a "Casotto" fece anche "Mortacci". Sono di culto totale le sue apparizioni nell'incredibile "Flash Gordon" diretto da Mike Hodges per Dino De Laurentiis, un flop totale, in "L'albero di Guernica" di Fernando Arrabal, nel terribile "Faccia di spia" di Giuseppe Ferrara, per non parlare del suo film americano con Ryan O'Neal, la commedia "Jeans dagli occhi rosa" di Andrew Bergman, dove gli occhi erano due chiappe che uscivano dalle fessure di un jeans tutto particolare.

E' stata grande, scatenata, generosa. Sempre padrona della scena e sempre inventiva. La abbiamo molto amata nei suoi grandi film comici, nei suoi buoni film drammatici, perfino in "Caro Michele" di Mario Monicelli, e l'abbiamo amata pure nei brutti film. Ma se dovessi consigliarvi dove rivederla, oggi, non vi direi un film della Wertmuller, vi direi le sue apparizioni nell'"Orlando Furioso" e in "Basta guardarla". Incantevole.

 

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