DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Cristina Buonerba per https://www.gqitalia.it
spogliarelli per donne e uomini
Eva ci ha parlato della sua predilezione per i clienti un po’ attempati, ma oggi ci racconta di quando ha avuto a che fare con un uomo dalle esigenze più particolari del solito. “Ci sono mille motivi per cui amo il mio lavoro. Certo, i contanti sono uno di questi considerando che al mese guadagno quanto un chirurgo plastico, ma credimi quando ti dico che c’è dell’altro. Ogni turno è come una nuova puntata di una serie televisiva in cui sono io stessa la protagonista e spesso mi ritrovo coinvolta in situazioni al limite del surreale.
Anche nel mio settore capita di lavorare in team. Quando ci sono gruppi con più di tre uomini vado sempre all’attacco con un’altra ragazza: due culi, quattro tette e due vagine sono una sicurezza. Mi piace vederla come un’ottimizzazione di risorse e tempo: prima finiamo con loro prima possiamo iniziare con nuovi clienti. Sfido chiunque a trovare uomini ubriachi capaci di mantenere il controllo davanti a due ragazze semi nude che si stuzzicano tra di loro.
Io e la mia collega non facciamo altro che giocare un po'; bastano qualche risatina e qualche carezza rubata tra noi ed è un attimo a convincere il gruppetto di maschioni alticci a prenderci per uno show privato. Loro dividono la spesa senza fare troppe storie sul prezzo e a noi due entrano gli stessi soldi. Taaac. Chiunque pensi che le stripper siano povere ragazzine disperate che per vivere non possono fare altro che togliersi i vestiti si sbaglia di grosso: siamo imprenditrici di successo.
Ricordo una notte in cui ho avuto a che fare con un cliente un po’ particolare. Era venuto allo strip club insieme ad altri due amici; entrambi erano molto chiassosi mentre lui aveva un modo di fare calmo e stranamente silenzioso. Superati i convenevoli del caso i tre moschettieri decidono di prenderci per uno show privato di quindici minuti.
Dopo averli fatti accomodare sul divanetto di velluto rosso nella nostra stanza privata, uno di loro mi chiede di avvicinarmi e, con un velo di imbarazzo, mi spiega che il suo amico è così impacciato perché non vedente. Ha perso la vista in seguito a una malattia e lo avevano portato lì per regalargli un’esperienza indimenticabile. Senza girarci troppo intorno mi chiede di fare un piccolo strappo alla regola e lasciarci toccare un po’.”
Credevo che ai clienti degli strip club non fosse permesso toccare le ragazze.
“E infatti non lo è, anche se non ho mai incontrato nessuno che non ci provasse. Sono molto calma a riguardo: con fare sexy spiego fin da subito che mi basta premere un pulsante per chiamare la sicurezza e far prendere a calci nel culo chiunque decida di fare troppo lo spiritoso.
Rispondo all’amico che proprio non si può fare, che gli strip club sono fatti per guardare ma non toccare e che uno show in braille sarebbe stato assolutamente fuori discussione. Io e la mia collega iniziamo a fare quello che sappiamo fare meglio: spogliarci. Leggo la delusione sul volto del povero ragazzo che, per evidenti motivi tecnici, non può godere dello spettacolo e così mi viene in mente un’idea: mi trasformo nel Bruno Pizzul dell’erotismo e inizio a fare la telecronaca dettagliata di tutto quello che sta succedendo in quella stanza.
Se proprio non può vedere e non può toccare, almeno potrà immaginare. La mia collega mi segue senza esitazione ed entrambe continuiamo a muoverci e a spogliarci fornendo una descrizione dettagliata del nostro corpo, dal colori dei capelli alla grandezza dei nostri capezzoli. Inutile dire che allo scoccare dei quindi minuti i tre clienti sono andati via molto soddisfatti, ragazzo non vedente compreso”.
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