1- L’AMICO DEL CUORE DI MONTEZEMOLO (FOTO IN POLTRONA FRAU) E DELLA VALLE (CELEBRò LE NOZZE NELLA SUA VILLA MARCHIGIANA) MENTANA SI SCOPRE “INDIGNADO” CONTRO L’ORCO FIAT CHE “CORROMPE” I GAZZETTIERI CON AUTO IN COMODATO A TEMPO ILLIMITATO E VIAGGETTI DI PIACERE IN GIRO PER MONDO E CHI SGARRA DALLA BAVA PRO LINGOTTO FINISCE COME LA RAI, CONDANNATA A PAGARE 7 MILIONI PER UN SERVIZIETTO DI FORMIGLI AD “ANNOZERO” 2- BENE, BRAVO, PUS! PER FELTRI, INFATTI, L’INDIGNATO LITTLE PONY DE LA7, PER 17 ANNI STIPENDIATO PER CONFEZIONARE IL TG5 AL BANANA, “TOGLIE IL BAVAGLIO SOLO AGLI AMICI“: “SE CARLO DE BENEDETTI INTENTA UNA CAUSA ALTRETTANTO MILIONARIA A NOI DEL ‘’GIORNALE’’, SILENZIO TOTALE. NON UN CANE CHE ABBAI. PERCHÉ LA NOSTRA È LA MACCHINA DEL FANGO, ED È GIUSTO SPOLPARE CHI LA GUIDA, MENTRE QUELLA DI FORMIGLI È LA MACCHINA DELLE CAREZZE CHE, AL MASSIMO, DISTRIBUISCE QUALCHE CONFETTO ESPLOSIVO IN GRADO DI AMMACCARE, MA SOLO UN PO’, L’ALFA ROMEO MITO COSTRUITA DALLA FIAT?” 3- SE IL TUO COMPAGNO DI POLTRONCINE MONTEZEMOLO TRASCINA DAGOSPIA IN TRIBUNALE CHIEDENDO DUE MILIONI DI EURO PER “CAMPAGNA DIFFAMATORIA PLURISETTIMANALE” (SIC!), DOVE È LA TUA INDIGNAZIONE? DISTRAZIONE, MENEFREGHISMO O DOPPIOPESISMO? 4- MAIL DI MENTANA A DAGOSPIA: “VOGLIONO IMPAURIRE E CONDIZIONARE CHI FA INFORMAZIONE”

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1- LETTERA DI ENRICO MENTANA A DAGOSPIA
Riceviamo e pubblichiamo

Risposta semplice semplice: se viene permesso alle aziende di chiedere e ottenere pene milionarie per le testate o i singoli giornalisti che esercitano il diritto di critica, questa è una lesione della libertà di stampa, perché l'effetto cercato è quello di impaurire e condizionare chi fa informazione. E vale per ogni tipo di imprenditore o di azienda, soprattutto se sono soggetti che hanno un ruolo nel mondo dell'editoria, che si chiamino Marchionne, Montezemolo, Berlusconi o De Benedetti.

2 - SE MENTANA TOGLIE IL BAVAGLIO SOLO AGLI AMICI
Vittorio Feltri per "il Giornale"

Caro Enrico Mentana, anche tu sei indignato per la sentenza che costringe Corrado Formigli a pagare circa 7 milioni di euro (che in sua vece sborserà la Rai, cioè tutti noi) per aver parlato male di un prodotto della Fiat in un servizio andato in onda su Annozero, programma condotto da Michele Santoro.

Sostieni con argomenti più o meno condivisibili, comunque seri, che un risarcimento di quella entità sia sproporzionato per eccesso e costituisca una vera e propria intimidazione nei confronti di tutti i giornalisti, una minaccia alla libertà di stampa: già, chi di noi oserà criticare qualcuno - un'azienda, un imprenditore, un potente - se ora il rischio è di essere spennati per decreto tribunalizio?

Il ragionamento sta in piedi. Ma non è l'unico che si debba fare in merito alla questione. Giancarlo Perna, un tenore capace di cantarle a tutti, ha scritto sul Giornale ciò che andava detto in proposito del doppiopesismo caratteristico della nostra categoria schizofrenica. Desidero però aggiungere la mia trascurabile opinione per segnalarti un fenomeno strano. La libertà di stampa, nelle sue varie sfaccettature, sta a cuore a intermittenza a chi se ne serve per lavoro.

Se Formigli è travolto da una causa milionaria, perfino tu ti mobiliti per sottolinearne l'assurdità. Ma se Carlo De Benedetti ne intenta una altrettanto milionaria a noi del Giornale, silenzio totale. Non un cane che abbai. Anzi, i progressisti se la ridono sotto i baffi o, peggio, si esprimono a favore di una sentenza esemplare, economicamente punitiva, che ci convinca a rinunciare alla macchina del fango per delegittimare gli avversari.

Domanda. Perché la nostra è la macchina del fango, ed è giusto spolpare chi la guida, mentre quella di Formigli è la macchina delle carezze che, al massimo, distribuisce qualche confetto esplosivo in grado di ammaccare, ma solo un po', l'Alfa Romeo MiTo costruita dalla Fiat?

Non ho finito. Per aver intervistato un editore importante assolto dopo quasi trent'anni di tribolazioni (anche carcerarie), il quale raccontava la sua storia, Il Giornale ha ricevuto una notifica dal tribunale: una banca ci chiede un risarcimento danni della madonna. Credi che le anime belle amanti della propria libertà di stampa abbiano avuto un pizzico di affetto per la nostra? Macché. Non hanno fiatato. Né ha fiatato il sindacato dei giornalisti. Idem l'Ordine degli scribi.

Idem voi star televisive. Distrazione, menefreghismo o doppiopesismo? Lascio giudicare a te, caro Enrico, ribadendo di considerarti il migliore dei mezzibusti. L'apparato progressista, maggioritario in Italia, non ha sprecato una parola nei confronti del Giornale quando alcuni suoi uomini, dal direttore, Alessandro Sallusti, al vicedirettore, Nicola Porro, sono stati addirittura perquisiti per vicende legate al loro lavoro. Salvo poi gridare allo scandalo perché Silvio Berlusconi, sotto il tiro da mesi, anzi da anni, dell'informazione debenedettiana, a un certo punto, esausto, si rivolse alla magistratura affinché ponesse termine agli assalti contro di lui.

Ricordo che in quella circostanza, furono organizzate manifestazioni di piazza a sostegno della libertà di stampa. La «loro». Che è sacra. La «nostra» viceversa, non è tale: è libertà di schizzo. Comprenderai perché a nostro parere anche tu non sia credibile nella perorazione a favore di Formigli, alle prese col risarcimento record chiesto dalla Fiat.

Che avrà pure esagerato nelle sue pretese, che avrà goduto di condizioni ambientali (Torino) non ostili, che avrà tutti i difetti del mondo, ma che non ha agito diversamente rispetto a molte altre persone giuridiche inclini a querelare i cronisti ritenuti «nemici».
Non è lecito reclamare per il bavaglio che mettono a te e agli amici e fottersene del bavaglio che soffoca chi ha idee diverse dalle tue. O riconosci a tutti la libertà di pensiero o sei un liberticida.

3- MENTANA: "I GIORNALISTI? ECCO PERCHÉ NON CRITICANO FIAT"
Malcom Pagani per il "Fatto quotidiano"

Lei sa che ai tempi di Unabomber venne suggerito a giornali e telegiornali di dimenticare un particolare?"

Quale, Enrico Mentana?
"Che il dinamitardo aveva inserito una carica nel prodotto di punta della più importante azienda dolciaria italiana".

Pomeriggio romano, quartiere Prati, bar rumoroso al centro di una quadriglia di clacson e isterismi. Il direttore del Tg di La7 beve ginseng, incontra amici di passaggio (l'architetto Fuksas che si siede, disegna un grattacielo su un foglio e poi scivola via) e scava nella memoria. I 7 milioni di euro che il Tribunale civile di Torino intima di pagare a Corrado Formigli per un servizio sull'Alfa Mito andato in onda ad Annozero gli sembrano il riflesso sbiadito di un'antica malattia.

"Mettiamo che Formigli abbia sbagliato. Io non difendo la corporazione. Né lui o Santoro in quanto tali. Ci fosse stato Vespa avrei fatto lo stesso. Io parlo di un principio più importante. Di un problema che è altrove.

Dove, Mentana?
Nel sistema. Dove non nuotano buoni e cattivi, ma soltanto il sistema stesso. E la Fiat che ne ha fatto sempre parte circondata da consensi imbarazzante e applausi aprioristici della stampa generalista non può ignorarlo né pretendere di essere trattata come un potere svincolato dalle leggi. Non può censurare il diritto di critica.

Perché Fiat lo pretenderebbe?
Perché è mal abituata. Nel settore automobilistico si fanno da sempre le recensioni incrociate. Meno che in Italia, naturalmente. Mi trovi una stroncatura della Stilo, se ci riesce. La storia parte da lontano.

Ripercorriamola.
Il capo delle relazioni esterne dell'Alitalia e il capoufficio stampa della Fiat erano il santo graal più inseguito dalle redazioni italiane a metà degli anni 80. Dal Manifesto al Giornale. Mammelle ausiliarie. Il tornaconto era reciproco. Sa com'è, per derogare al rigore bisogna essere in due.

Come funzionava?
A metà degli anni 80 in redazione girava una battuta.

Quale?
Invece di chiamare la Hertz telefonate all'ufficio stampa della Fiat. Ma magari la Fiat di allora fosse stata la Hertz. (Ride) Alla Hertz le macchine le paghi. L'abitudine al comodato gratuito invece era generalizzata. I miei colleghi prendevano macchine in prestito senza pagare. Una cosa ridicola, francamente ridicola. Un altro tipo di commercio a chilometri zero . I giornalisti sono stati e sono ancora una categoria "disponibile". Senza dubbio.

Esempi?
Per anni i cronisti di moda e quelli che si occupano di sanità sono stati scorrazzati gratis in giro per il mondo. Venivano perfino inviati a spese delle case farmaceutiche ai congessi sulla lotta contro l'Aids.

Non capita anche ai vaticanisti?
Non possiamo trattare il Vaticano come un'azienda o considerare il Papa come un amministratore delegato.

Rimaniamo sul divino. Come evitare di cadere in tentazione?
Se non usi passaggi aerei non devi dire grazie a nessuno. Invece nel silenzio generale di Fnsi, Ordine e Rai assistiamo ogni anno a campionati di sci per i giornalisti, a tornei di tennis e sagre senza mai aver letto un richiamo netto: "È vietato prendere auto in prestito". O sbaglio?

La Fiat fa storia a sé?
È come tante altre grandi aziende. Quando si passò da Stream a Sky, Murdoch disse che sarebbero cessati gli abbonamenti gratuiti.

Risultato?
Panico e tristezza. Si spensero metà dei televisori di Roma.

Altrove è diverso?
Ogni tanto nella polemica con i poteri pubblici si ricorda come in Gran Bretagna non si possano ricevere regalie superiori a certe cifre. Per i giornalisti italiani questa regola non esiste.

E per le grandi aziende le regole esistono?
Sappiamo che i poteri forti non sono mai stati quelli politici. E in questo stagno è persino normale che un'azienda enorme si senta legittimata a esercitare pressioni e diffide. Ma se la 500 è nella nostra storia, sarebbe bello poter affermare senza temere la decapitazione che la Duna è un orrore postmoderno. Possibile sia vietato?

Marchionne non transige.
Coerentemente, si è uniformato allo spirito bellicoso d'azienda che è parte di un dna distante dal nostro. Però la maggior parte dei dirigenti Fiat italiani sa bene dove ci troviamo.

Non attaccherà Marchionne solo perché ha allontanato il suo amico Montezemolo?
Se parlo male del passato, caso mai salvo proprio Marchionne. E se cito un vizio antico della Fiat non mi pare di esentare nessuno dalle colpe. Perché la verità è che non c'è stata una sola persona che abbia mai tentato di invertire la tendenza. La Fiat non deve fare la verginella con l'informazione.

Il suo ad Stella teme cali pubblicitari?
Non lo so. Non è un dovere che le aziende investano, ma decidere di pagare pubblicità fa parte di una strategia di mercato. Chi prende uno spazio non fa un piacere alla rete. Se non lo vuol fare, e parlo in generale, fatti suoi.
Altrimenti qualunque testata di informazione può apporre una postilla: "Questo spazio è libero ma a volte, per sopravvivere, può attenuare la sua carica critica".

 

Vittorio Feltri e Chicco Mentana - Copyright PizziCARLO DEBENEDETTI E SIGNORA A SPASSO PER LE VETRINE DI SANKT MORITZCORRADO FORMIGLI NELLA PUNTATA DI ANNOZERO CHE HA CAUSATO UN DANNO DIMMAGINE ALLA FIAT IN CUI SI MOSTRAVANO LE PRESTAZIONI DELLA MITO BERLUSCONI CARLO DE BENEDETTIngzdllvll42 chicco mentana diego dellavalleMIMUM BERLUSCONI MENTANA feltri boffochi01 mentana rossella dellavalleFIAT MITOMieli Mentana e Montezemolo all'anema e core di CapriEnrico Mentana Luca Cordero Di Montezemolo - Copyright PizziMONTEZEMOLO DELLA VALLE MENTANA PNAERAI ROSSELLA tn Ponzellini Marchetti Merloni Belpietro Mentana Letta e il presidente della provincia di Fermo Cesetti ENRICO MENTANA MARCELLO SORGI - COpyright PizziGIOVANNI STELLA