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1.BENIGNI: «ALFANO E IL CASO KAZAKO? SE LO SI GUARDA IN FACCIA SI CAPISCE CHE NON SA NULLA»
Corriere.it
Benigni torna in piazza, a Firenze, con il suo spettacolo Tutto Dante che rimarrà in scena fino al 6 agosto. L'attore riprenderà e concluderà la lettura dell'Inferno del divin poeta iniziata nel 2006. La prima parte della serata è stata dedicata all'attualità : Benigni ha passando in rassegna i nomi dei politici che gravitano intorno ai principali fatti di cronaca; la seconda parte, invece, è incentrata sulla lettura del XXIII canto, quello che parla degli ipocriti. Una serata che Benigni ha voluto dedicare a due amici scomparsi: «Vincenzo Cerami e Carlo Monni».
L'attore ha voluto ricordare lo sceneggiatore scomparso 3 giorni fa, e l'attore fiorentino, Monni, che con lui fu «In Berlinguer ti voglio bene» morto circa un mese fa. «A loro dedico questa sera», ha detto tra gli applausi.
LA CANZONE - Anche la canzone di Benigni, quella satirica sui politici e sui fatti che li vedono protagonisti, già presentata nelle scorse edizioni dello spettacolo, è stata presentata nuovamente al pubblico. Con l'aggiunta di persone e accadimenti nuovi: dal Kazakistan, a Silvio Berlusconi, da Renzi, al caso Calderoli. La rassegna politica di Roberto Benigni non ha fatto sconti a nessuno:
RENZI - «Renzi è un uomo di tanti primati: il presidente della provincia più giovane, il sindaco più amato d'Italia, l'unico a perdere contro Bersani», ha detto Benigni. «A Firenze, alle primarie, il 100% ha votato Renzi; quando hanno saputo che se vinceva andava via, andava a Roma, l'hanno votato tutti», ha proseguito guardando il sindaco in prima fila a fianco del ministro Massimo Bray. Poi, riferendosi al giro di escort scoperto a Firenze, alcune telefonate sarebbero partite anche da Palazzo Vecchio, Benigni ha aggiunto, «quando l'ho saputo ho detto: bada Renzi si esercita per fare il presidente del Consiglio».
CALDEROLI - Ecco il turno di Roberto Calderoli. «In Italia ci sono anche persone sensibili, dolci: Calderoli... io gli voglio bene come se fosse normale. Il vicepresidente del Senato Calderoli ha detto che il ministro Kyenge gli fa venire in mente un orango. la cosa più terribile di questa frase è "Calderoli vice presidente del Senato". Lui ha chiarito: l'ho detto in senso estetico - ha proseguito Benigni -, magari temeva che i leghisti che lo stavano a sentire pensassero l'avesse detto in senso filosofico kantiano».
ALFANO - Anche su Angelino Alfano il comico ha una buona parola: «Alfano ha detto che sul Kazakistan non sapeva niente: guardando Alfano, si capisce che non sa niente», spiega Beningni dal palco di Santa Croce: «gli hanno detto guarda che c'è la moglie di un dissidente e perseguitato, credeva fosse Veronica Lario».
Poi a proposito dell'amicizia tra Nazarbajev e Berlusconi ha aggiunto, «si conoscono. Certo che se si conoscono i dittatori ci si espone alle critiche, ma Nazarbajev ha detto che non gliene frega niente di questa cosa». «E il Pd - ha concluso - cosa fa? Si divide anche su questo. Non hanno chiesto le dimissioni del ministro degli Interni: l'unica che si è dimessa è la Idem, del Pd, l'unica che in quel partito aveva vinto qualcosa».
LETTA - «Letta? doveva venire qui stasera: l'hanno fermato a Scandicci i carabinieri ma Berlusconi ha telefonato: 'lasciatelo andare, è il nipote di Gianni Letta. Non si scompone mai, pur di non far cadere il governo. Torna a casa e trova Renzi a letto con la moglie: non si scompone e dice ero al corrente della cosa».
2. Benigni torna all'Inferno con Renzi e Berlusconi
Pierangelo Sapegno per La Stampa
«Ora lasciamo perdere Berlusconi e veniamo alle cose più allegre: l'Inferno». Nel mezzo dell'estate, torna Roberto Benigni, con la lettura di altri 12 canti della Divina Commedia , dal XXIII al XXXIV, in dodici serate fino al 6 agosto. In questa notte di luna piena, nella splendida piazza Santa Croce ci sono 2500 spettatori. In prima fila, il sindaco di Firenze Matteo Renzi e il ministro dei Beni culturali Massimo Bray.
La serata è dedicata a Vincenzo Cerami - con voce tremante e commossa - e a Carlo Monni (un attore fiorentino che fece con lui Berlinguer ti voglio bene ). Ma, nel prologo di 40 minuti, è tutto uno scoppiettare di battute per il nostro circo della politica, da Berlusconi al Pd, da Gianni Letta a Calderoli. Senza risparmiare, ovviamente, l'ospite d'onore seduto in prima fila: Matteo Renzi, che gli aveva appena fatto gli auguri su Facebook: «Grazie e in bocca al lupo. Bentornato, Roberto».
Benigni comincia facendo notare subito che, questa sera, si è spostato un po' più al centro: «Di solito, l'altr'anno, ad ogni sera ti spostavi a sedere sempre più a destra». Ma è un momento così. «I soliti maligni dicono che questo governo l'hanno fatto per favorire il leader del centrodestra. Beh, visto che l'abbiamo qui, glielo possiamo chiedere direttamente. à vero, Renzi?»
à un tempo difficile, c'è la crisi, e in questo periodo sta succedendo di tutto: «Un presidente nero negli Stati Uniti, Pd e Pdl che governano insieme, il Pd che salva Berlusconi, tutte quelle cose incredibili che non capitano mai, come un rigore dato contro la Juventus». Nonostante il tempo, però, questa volta, dice Benigni, sono venuti addirittura due politici in piazza. Renzi e il ministro Bray.
«Bray si occupa di rovine. Renzi del Pd. Sono due che si occupano delle stesse cose». E, a proposito di cultura, «questa è la patria di Leonardo, un genio che ha fatto capolavori indimenticabili, dalla Gioconda all'Ultima cena, che sta a Milano, come sapete». Nell'ultima cena, però, c'era una donna sola (e neppure confermata). «Un tempo, tutte le cene importanti si facevano a Milano... Adesso, le fanno che c'è un uomo solo e tutte donne».
Il fatto è che ormai, il vero leader del centrodestra è Matteo Renzi, continua a scherzare Benigni: «Io gli voglio bene a Renzi. Ha battuto tutti i record: il sindaco più giovane d'Italia, il presidente di provincia più giovane. L'unico a perdere con Bersani». In ogni caso, oggi c'è questo governo, «che è instabile, può cadere da un momento all'altro: per questo hanno messo uno di Pisa. Però, Berlusconi difende Letta. Enrico Letta è il nipote di Gianni Letta. E Berlusconi ha un debole per i nipoti, come quella di Mubarak».
Si va dalle battute sul Pd («Il 30 luglio potrebbe esserci la prima condanna per Berlusconi: al Pd non ne va bene una. Hanno aspettato per anni che arrivasse una condanna e ora, se arriva, sono alleati. Non possono neppure esultare») al caso Kazakistan («Ci avete capito qualcosa? Io ho capito che Alfano, con grande senso di statista, ha preso il coraggio a due mani e ha dichiarato: non ho capito niente. Basta guardarlo in faccia per capire che ha detto il vero. Gli avevano detto: c'è la moglie di un perseguitato politico. Lui ha pensato a Veronica Lario. Ah sì? Mandatela via»)
per arrivare a Calderoli (suscitando l'applauso più convinto, quando non scherza più): «Il male che sparge una frase come quella dell'orango per solleticare le parti più basse dell'elettorato, al posto di parlare alle parti più alte dell'uomo...»). Calderoli, si chiede Benigni, trattenendo le risa, «ma chi l'ha fatto vicepresidente del Senato? E poi non s'è dimesso. Ma che deve fare di più uno per dimettersi? Per scusarsi s'è corretto: l'ho detto in senso estetico. Sarebbe come se uno ti dicesse che tua moglie è racchia. Ma come? E lui, scusami, l'ho detto in senso estetico».
Alla fine, passiamo alle cose serie. Parliamo dell'Inferno, dice Benigni. Tocca agli Ipocriti. Più attuali di così...
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