![francesco gaetano caltagirone alberto nagel andrea orcel generali](/img/patch/05-2021/francesco-gaetano-caltagirone-alberto-nagel-andrea-orcel-generali-1462671_600_q50.webp)
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La “Abercrombie & Fitch” (A&F), crediateci o no, ha fatto una cosa speciale: è riuscita a mettere d’accordo ebrei e musulmani. La scorsa settimana infatti alcuni gruppi ebrei ortodossi si sono uniti ad altri musulmani che lottano per i diritti civili al fine di sostenere la causa di Samantha Elauf contro “A&F”.
Samantha, musulmana di 17 anni, si è presentata al negozio “A&F” di Tulsa, in Oklahoma, in cerca di lavoro. Ha fatto un regolare colloquio con il manager ed è stata ritenuta qualificata. Un superiore ha però bloccato la pratica di assunzione in quanto la ragazza indossava l’”hijab” e non rientrava nella “politica del look” della catena di abbigliamento.
Siccome un simile criterio di scelta è contrario alle leggi delle pari opportunità, ecco che è partita una causa per discriminazione in base alla religione. Gli ebrei si sono sentiti vicini alla vicenda. Anche loro sono discriminati sul lavoro per via della “kippah”. E il gruppo musulmano “CAIR” ha gradito l’endorsement: «Non è un problema limitato a una singola religione».
Negli Stati Uniti ebrei e musulmani hanno molto in comune. Sono minoranze, circa il 2% della popolazione, il che li rende facile bersaglio dei bigotti. L’antisemitismo non regna ma si registrano casi di crimini d’odio verso gli ebrei, e l’anti-islamismo è forte, spesso usato per guadagnare voti alle lezioni. Proprio in Oklahoma, poco tempo fa, il repubblicano John Bennett ha dichiarato pubblicamente che “i musulmani americani sono un cancro che va asportato dalla società”.
Il fatto che non ci si trovi d’accordo sul conflitto israelo-palestinese non significa che non si possano trovare altri punti d’incontro, per esempio sul fatto che un uomo con la “kippah” e una donna con” hijab” abbiano uguale diritto al lavoro.
Non è la prima volta che ’”A&F” si trova nei guai per le sue modalità di selezione. Ha già dovuto risarcire 40 milioni di dollari a svariate donne che testimoniavano di essere state discriminate perché di origini ispaniche, asiatiche o africane. La Corte Suprema si esprimerà sul nuovo caso nel 2015.
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