DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Maurizio Molinari per la Stampa
Il popolo di piazza Castello ci ha ricordato che c' è un' altra Italia che vuole essere ascoltata. Un' Italia di donne e uomini, famiglie etero e gay, impiegati e operai, professionisti, studenti, pensionati ed artigiani che non ama gridare ma fare, che crede nella responsabilità personale, nel rispetto del prossimo, nelle istituzioni della Repubblica, nel legame identitario con l' Europa e nella forza incontenibile della libertà contro ogni tipo di oppressione, ideologia, insulto, offesa, minaccia e disprezzo.
I torinesi di ogni estrazione, origine, fede, genere ed età sono scesi in piazza a bassa voce, senza bandiere di partito o slogan per rigettare gli estremisti della decrescita che non hanno voluto le Olimpiadi 2026, non vogliono l' Alta velocità, tagliano i fondi alla cultura, vogliono chiudere i negozi la domenica, non proteggono le famiglie da insicurezza, diseguaglianze e degrado.
Perché questi luddisti del XXI secolo hanno priorità tutte al negativo: contro l' Europa, il Parlamento, i mezzi di informazione, i sindacati, le imprese, le banche, i migranti e tutti i cittadini che non la pensano come loro.
Se nel giugno del 2016 Torino fu - con Roma - la prima grande città a consegnare la protesta popolare nelle mani del Movimento Cinque Stelle, ora è la prima dopo le elezioni spartiacque del 4 marzo a dimostrare che in Italia c' è anche un' altra piazza: né populista né sovranista ma composta di persone accomunate dalla volontà di risolvere concretamente i problemi che ci affliggono per costruire un Paese migliore con il lavoro duro, la creatività dei singoli, nel rispetto dello Stato di Diritto.
Arrivati sulla piazza a piccoli gruppi, gli oltre trentamila di Piazza Castello si sono ritrovati attorno al manifesto del «Sì Tav», redatto da sette donne comuni e straordinarie, perché la difesa dell' Alta velocità è percepita dalla città come la linea rossa fra sviluppo e decrescita.
Fra chi vuole affrontare e vincere le sfide dell' innovazione sul mercato globale e chi invece vuole ritirarsi o perderle rintanandosi in casa. È una sfida sulla modernità. Condita dai simboli di Torino: la gigantografia di Cavour, i cartelli sui piemontesi europei, gli applausi per Pininfarina e Marchionne, il canto finale dell' inno di Mameli e una piazza senza neanche una carta in terra quando la folla è andata via. Con la schiena diritta.
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