UN’OCCHIATA AL MONDO ATTRAVERSO GLI SPETTACOLARI FOTOREPORTAGE DI “TIME”: TRA GLI INDIANI CHOCTAW E GLI INUIT CANADESI, POVERI E SFOLLATI D’AMERICA, ALLA SCOPERTA DELLA GIOVENTU’ IRANIANA CHE, A PORTE CHIUSE, INFRANGE OGNI TABU’

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"Time" sceglie i migliori fotoreportage di marzo, puntando anche sugli sfollati, profughi e diseredati dell'Occidente.

Ci porta tra gli indiani Choctaw, la terza più grande tribù d'America, spostati nel 1831 da Alabama, Louisiana e Mississippi e rilocati in Oklahoma. Un viaggio noto come "il sentiero delle lacrime", dove morirono quasi tremila di loro. Il dolore non passa, anche perché ora vivono in riserve povere e isolate.

La fotografa israeliana Vittoria Mentasti è andata a Iqaluit ( "Là dove ci sono i pesci"), capitale del Territorio del Nunavut, nel nord del Canada, dove vivono gli Inuit, a temperature sotto lo zero, circondati solo dai ghiacci e dalla neve. Ci si arriva (o si scappa) solo in aereo o attraverso una strada che si chiama "Road to Nowhere". A causa dell'isolamento gli Inuit sono poveri, depressi e alcolizzati.

Robb Kendrick per "National Geographic" documenta l'inquinamento in America, Cina e India, dove nelle miniere di carbone lavorano bambini-operai. C'è poi il Venezuela in collera, la guerriglia fra manifestanti e polizia, che finora ha registrato 25 morti.

Il reportage sul rumore dei fantasmi di Fukushima, a tre anni dal disastro nucleare, mostra villaggi abbandonati e operai che, pur sapendo dell'alto livello di radiazioni, continuano a lavorare in zone contaminate per guadagnare lo stipendio, mentre il governo giapponese e le grandi corporazioni restano immobili e impunite. Sono 160.000 sfollati, quasi nessuno è tornato a case e nei villaggi temporanei si respira un senso di alienazione.

Hossein Fatemi ci mostra l'Iran che non ti aspetti. Le donne non possono parlare con uomini in strada, né fumare o mostrare i capelli, ma dentro le case, a porte chiuse, consumano sigarette, ballano, si mischiano con il sesso opposto.

Andrew Newwy vola in Nepal, tra i cacciatori di miele, che cercano i nidi delle api himalayane, scalano pareti rocciose con una scala di bambù e a piedi nudi. Ogni villaggio della zona raccoglie 200 litri di miele per sopravvivere.

 

 

 

Tre anni dopo Fukushima Miele delle api himalayane Le iraniane non possono fumare La protesta a Caracas Iraniane giocano a biliardo Inuit di Iqaluit