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Giampiero Mughini a Dagospia
Caro Dago, è una cosa che ai tuoi lettori può interessare molto meno che niente. Fatto è che sono uscito ricco di delizia intellettuale dall’avere letto questo piccolo e magnifico libro del professor Claudio Giunta, “Essere#matteorenzi”, appena pubblicato dal Mulino. Giunta, beato lui ha poco più di quarant’anni; insegna letteratura italiana all’Università di Trento; aveva pubblicato finora tre o quattro libri, tutti egualmente obliqui e di cui sono sicuro che siano altrettanto delizianti.
Era dei tempi in cui leggevo Giuseppe Prezzolini, Alberto Savinio o Ennio Flaiano che non trovavo un “italiano” che mi fosse altrettanto contiguo quanto a disprezzo per l’“italiano medio” e le baggianate retoriche di cui si nutre, quanto a odio dei luoghi comuni di cui è tessuta la magna pars della conversazione pubblica italiana, quanto a serena consapevolezza che la politica dei partiti è chiassosissima e riempie dieci pagine di ciascun grande giornale italiano salvo essere perfettamente impotente quanto ad aggredire ossa e muscoli dell’italianità collaudata da secoli.
CLAUDIO GIUNTA ESSERE MATTEO RENZI
Leggo Giunta e mi entusiasmo quando descrive Matteo Renzi quale un leader perfettamente atto all’italiano medio, come uno di noi, come uno che ne sa poco di tutto ma che ha un folle entusiasmo nell’annunciare se non proprio nel fare, come uno che si sforza di parlare l’inglese anche se non lo sa (come il 95 per cento degli italiani, superati adesso soltanto da quelli che non sanno il francese e cioè il 100 per cento, e da una persona colta senti pronunciare il nome del regista Godard con tanto di “d” finale).
Quanto ai libri, scrive Giunta, per lo meno Berlusconi si faceva fotografare al tavolo di lavoro con alle sue spalle le sequenza di libri acquistati al metro, e a non dire che tra i suoi collaboratori più stretti c’era uno dei maggiori bibliofili italiani, il mio amico Marcello Dell’Utri. Renzi no, lui ci passa sopra i libri che non si cura di aver letto. L’importante è che al mattino presto cominci la mitragliata di tweet, e del resto di che cosa si nutrono figure anche pensose della nostra pseudo intellettualità e del nostro giornalismo odierno? Dammi un tweet azzeccato e ti solleverò il mondo.
Leggere Giunta è per me come una medicina. Leggere che il mito della Resistenza è una gran balla che offende la verità della storia (rispetto a parte per i tantissimi fucilati, torturati e impiccati dai nazifascisti). Leggere che l’apologia del talento italiano sempre e comunque è una gran balla, e va bene che abbiamo avuto il Rinascimento ma poi in questi rimanenti secoli ne abbiamo combinate di tutti i colori e praticato tutte le viltà e se alla mattina del 25 luglio 1943 avessero chiesto agli italiani se tifavano ancora per Benito Mussolini, il risultato del sondaggio sarebbe stato positivo.
renzi parla inglese
renzi inglese
Ma lascio la parola al “quarantenne” Giunta, perché le cose che lui dice e che io condivido alla virgola è difficile dirle meglio di come le dice: “Un quarantenne sa quando Matteo Renzi ha imparato parole di gomma come brainstorming, digital divide, CEO, duepuntozero; sa come suonavano strane all’inizio; sa da dove gli arrivano tutti gli pseudo-concetti, le semplificazioni, il kitsch, la retorica, soprattutto la retorica - che significa ossequio, riconoscimento di valore reso non per sperimentata convinzione ma per conformismo ai luoghi comuni messi in circolo dai media, la retorica che scambia gli slogan motivazionali con le buone intenzioni, e le buone intenzioni con la capacità di metterle in pratica, e posandosi sui concetti li svuota di senso e di aderenza alle cose, e li trasforma in arnesi da imbonitore […] Sotto l’intonaco dello storytelling, del positive thinking, il quarantenne vede saltar fuori tutta un’atroce Italia in cartongesso, riconosce la malattia nazionale del comparire, del fare bella figura o almeno non sfigurare, delle feste di matrimonio pagate con l’ipoteca sulla casa […]”.
Tra parentesi mi pare che Giunta finirà col votare Renzi. E del resto - dovendo scegliere tra lui e Beppe Grillo il cabarettista, Matteo Salvini dal passo felpato o quei simpaticoni dei “Fratelli d’Italia” - che altro potrebbe fare un cittadino di questa Repubblica scetticissimo e laicissimo, ma che non può non attenersi al possibile di questo nostro Paese?
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