COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
I CHIERICI DEL GIORNALISMO ITALIANO RIMUOVONO GLI “ANNI DI PIOMBO”, TANGENTOPOLI E SEPPELLISCONO IL FU CAPITALISMO DEI POTERI MARCI (DE BORTOLI) – TRAGHETTATI DA PAOLO MIELI DALLA POVERA PUBBLICISTICA DI PARTITO AI RICCHI GIORNALONI TARGATI FIAT, I VARI (E AVARIATI) GALLI DELLA LOGGIA, PIGI BATTISTA E GAD LERNER SBIANCHETTANO TRENT’ANNI DI STORIA ITALIANA PER SALVARE LE LORO FACCE DI BRONZO E QUELLE DEI LORO AMICI
ernesto galli della loggia foto di bacco
LA VERSIONE DI MUGHINI
Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, mosso da una vis polemica che talvolta accende positivamente un testo e talvolta invece ne attenua la verità, chi di voi ha scritto quel pezzo acre nei confronti del mio vecchio amico “Ernestino” Galli della Loggia e della sua compagnia scrivente, Paolo Mieli e Pigi Battista innanzitutto, ha completamente sbagliato bersaglio.
Graziella Chiarcossi e Franco Zabagli - La biblioteca di Pier Paolo Pasolini
Ti scrive uno che quella storia l’ha vissuta minuto per minuto, episodio per episodio, numero di rivista dato alle stampe per numero di rivista dato alle stampe.
Ad andare a frugare negli anni della nostra giovinezza, dobbiamo innanzitutto mettere delle date che scandiscano e differenzino le varie stagioni della storia italiana recente.
Chi di noi non balbettava favolette di sinistra nella prima metà dei Sessanta e talvolta fino a Sessantotto inoltrato? Mi è appena arrivato il libro che Graziella Chiarcossi e Franco Zabagli hanno dedicato alla biblioteca di Pier Paolo Pasolini. Ho visto che nella sua biblioteca di libri di Lev Trockij ce n’erano appena due, nella mia ce ne stanno diciannove, e non che io sia mai stato un “trockista quartinternazionalista”, ma nemmeno un istante della mia vita.
In un qualche cassetto della mia scrivania c’è la ricevuta del vaglia postale che avevo inviato alla redazione torinese dei “Quaderni rossi” di Raniero Panzieri e Vittorio Rieser e questo perché avevo venduto dieci copie della loro rivista, di cui ero un lettore entusiasta.
Trent’anni dopo telefonai a Rieser da giornalista di “Panorama” a chiedergli una qualche intervista e lui mi rispose che non ci pensava neppure di parlare con “un giornalista borghese” come me.
Confesso che se lo avessi avuto davanti la mia replica non sarebbe stata gentile, disprezzo intellettuale a parte, e di disprezzo intellettuale per i miei ex compagni di gioventù ne ho prodotto a vagonate dopo il mio “Compagni addio”.
Paolino Mieli, Ernesto, Pigi, il sottoscritto veniamo tutti da quella temperie lì. Ne faceva parte anche Franco Moretti, di cui ho letto con stupore nell’intervista rilasciata ad Antonio Gnoli che non facesse il benché minimo cenno alla Roma della sua giovinezza, quel laboratorio intellettuale dove fummo amici e sodali, ivi compreso Paolo Flores d’Arcais. Che Franco l’abbia cancellata dalla sua memoria? Spero di no. Su quella Roma e sui nostro rapporti di allora potrei ovviamente compilare un’Enciclopedia Treccani.
Paolino Mieli è stato sì vicino al Potere operaio romano ma è stata una delle sue cento incarnazioni, non credo che abbia lordato una sola parola del suo sistema intellettuale con la vicinanza a quel groupuscule di ossessi e talvolta di futuri assassini. E’ stata una delle sue cento incarnazioni.
Ricordo di aver letto sul “Manifesto” l’articolo di una giornalista sua amica che non si raccapezzava che uno come Paolino frequentasse degli immondi figuri quali me ed Ernesto. Probabilmente agli occhi di quella giornalista aveva appalesato un’ennesima sua incarnazione.
paolo mieli. -corriere-della-sera-
Tutte incarnazioni di cui era impastato quando divenne il migliore e il più moderno dei direttori di un quotidiano. Il solo che avrebbe potuto tenergli testa e più che questo in quel mestiere sarebbe stato Claudio Rinaldi se la malattia non avesse preso a divorarlo poco più che quarantenne.
Certo che ai tempi di Tangentopoli lui diede corda ai distruttori della Prima Repubblica, ma che altro avrebbe potuto fare un direttore che in quei momenti doveva vendere le copie di un quotidiano?
Detto questo il Mieli maturo e più compiuto è quello dell’editoriale di prima pagina sul “Corriere della Sera” di oggi dedicato ai debiti che il nostro Paese sta continuando a fare cantando e suonando, un articolo di spettacolare intelligenza e acutezza. Se c’è uno di cui condivido anche le virgole di quello che scrive è lui.
Ne sta parlando uno che di Mieli era un amico fraterno ai tempi della nostra giovinezza, col Mieli divenuto direttore non ho mai avuto il benché minimo rapporto. Mai una sola volta. Né del resto ho mai più avuto rapporti con direttori di sorta, e questo in nessun campo della comunicazione intellettuale.
Tutt’altro personaggio, schivo e solitario, Ernesto. Con il cretinismo di sinistra Ernesto non ha mai avuto nulla a che vedere, mai e poi mai. Mi spiacque che scrivesse entusiasta del libro di Camilla Cederna contro la famiglia Leone, un libretto zeppo di ingiurie e per le quali pagò danni sonanti all’ex presidente della Repubblica, mi spiace moltissimo che abbia votato per il nulla chiamato 5Stelle, ma sono peccati veniali.
L’intelligenza di Ernesto è una spada intellettuale affilatissima _ forse fin troppo, in qualche passaggio - di cui l’Italia deve essere orgogliosa. L’ “Erenestino” di cui scrive la vostra Dagonota non è mai esistito, lo dice uno che quel tipo di personaggi li ha conosciuti tutti e li potrebbe pesare uno a uno sbagliando solo di qualche grammo.
il commissario luigi calabresi
Non parliamo poi di Pigi che era il più giovane di noi tutti, che a tutta prima non voleva fare il giornalista, voleva studiare la letteratura, quel che invece ha fatto il suo amico Franco Moretti.
Col cretinismo di sinistra, che è comunque cosa diversa dall’assassinio del commissario Luigi Calabresi (là comincia un’altra e terrificante storia), Pigi nemmeno generazionalmente ha mai avuto a che fare. Contro quel cretinismo ha scritto in questi ultimi trent’anni tonnellate e tonnellate di pagine e di libri. Scusatemi, ma questa vostra Dagonota ha sbagliato bersaglio polemico.
roberto d'agostino giampiero mughini foto di bacco
Scendo al punto di difendere Gad Lerner, lui sì da me lontanissimo. Lui c’era nella redazione di Lotta continua, ma in anni successivi all’assassinio di Calabresi. Quando un manipolo di delinquenti di strada uccise l’ex partigiano Carlo Casalegno nell’androne della sua casa torinese, Lerner e Andrea Marcenaro andarono a intervistare Casalegno junior, anche lui un militante di Lotta continua.
Andrea Casalegno raccontò dolorosamente come la tragedia del padre ucciso avesse scardinato il suo intero sistema intellettuale. Innanzi alle fabbriche torinesi della Fiat alcuni operai si misero a bruciare le copie del “Lotta continua” su cui era quell’intervista. Ai loro occhi Casalegno senior era un “borghese” che aveva offeso i compagni rivoluzionari e che perciò andava punito. Pezzi di merda.
matteo renzi foto di bacco (3)
Niente. Potrei continuare per pagine e pagine, caro Dago. C’è che mi piace talmente tanto la tua creatura giornalistica, che mi rattristo quando ci trovo qualcosa da me distante. Ad esempio l’accanimento contro Matteo Renzi o contro il mio amico Alberto Bianchi.
ovidio bompressi giorgio pietrostefaniadriano sofri
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