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Fabio Sindici per âLa Stampa'
Ha un'apparenza fragile, al primo colpo d'occhio, il nuovo museo d'arte di Miami, poggiato, quasi sospeso, sulle rive e i riflessi d'acqua e metallo della Biscayne Bay. E' la figura di un padiglione leggero, fatto di incastri di legno che ricordano gli intrecci dei bastoncini del mikado, di grandi superfici di vetro, di piante tropicali che pendono come liane giganti dalla tettoia che le archistar svizzere Jacques Herzog e Pierre de Meuron hanno pensato come una versione ridotta della volta della foresta pluviale; e che, infatti, ha richiesto le cure di un botanico e garden designer come Patrick Blanc: i suoi giardini verticali e appesi sono stati realizzati per resistere al sale, alla pioggia e al vento impazzito degli uragani della Florida.
Se l'apparenza è fragile, la struttura è stata progettata dagli architetti di Basilea per resistere a cataclismi meteorologici e adattarsi a ogni capriccio climatico. Al legno e al vetro si combinano spesse pareti di cemento, che alternano superfici levigate e ruvide. Il livello delle gallerie è rialzato rispetto al terreno, sorretto da trampoli solidissimi, che diventano poi snelle colonne. Le finestre panoramiche recedono nella struttura, protette dai riflessi del sole da assi di legno.
Un sistema di montanti le rende a prova di uragano. La vegetazione tropicale pervade il museo, in un rapporto simbiotico. Trasforma la terrazza esterna, che scende con una scalinata sulla baia, in una veranda «nella giungla». E crea un microclima che mitiga l'umidità e l'afa dell'estate di magic city. Le piante spuntano ovunque, come fossero indipendenti e ribelli. Invece sono studiatissime, nella loro posizione. Perfino nelle opere esposte, come nella flotta di barche sospese al soffitto che forma l'installazione dell'artista britannico Hew Locke, da cui cadono ciuffi sparsi di verzura.
Il Pamm (Perez Art Museum Miami, prende il nome dal collezionista Jorge Perez, mogul dell'immobiliare, uno dei maggiori finanziatori), inaugurato a dicembre, e costato 131 milioni di dollari, è tra i primi di una nuova generazione di musei che integrano arte e ambiente, come l'innovativo progetto dello studio HWKN-Artscape per il museo d'arte di Taipei, una collina artificiale nel parco cittadino; o come l'Aspen Art Museum firmato da Shigeru Ban, aperto sulle montagne del Colorado che vorrebbe ricreare l'esperienza di un'ascensione in vetta tra opere d'arte moderna.
Il museo di Miami punta sull'eco-spettacolo. Sull'arte che strizza l'occhio allo scenario urbano dello skyline di grattacieli e alla natura del Museum Park, che unirà il Pamm allo Science Museum e al planetario che inaugureranno nel 2015. Ferma lo sguardo il nuovo museo, sul McArthur causeway, il ponte, intasato di traffico nei fine-settimana, che salta la baia per congiungere la downtown degli affari a Miami Beach. Sul braccio di mare, fino a qualche anno fa, poteva capitare di assistere a inseguimenti di motoscafi, quelli dei trafficanti di droga tallonati dalla polizia.
Oggi incrociano gli yacht delle star musicali e dei collezionisti miliardari di arte contemporanea, che affollano la città della Florida a partire dall'inizio di dicembre, per la concentrazione di fiere, inaugurazioni e feste: da Art Basel a Nada, dal design a edizione limitata alle performances sulla spiaggia; dalle mostre dei graffiti en plein air di Wynwood al body painting sulle modelle nelle ville di Star Island.
«Volevamo uno spazio aperto all'esterno, non una scatola di gioielli» dicono Herzog e de Meuron del loro nuovo museo. «Aperto all'ambiente e alla diversità culturale». Volevano però anche una struttura che facesse da perno alla nuova scena di Miami, che si propone come nuovo hub dell'arte e dell'architettura contemporanea. Lo stesso museo si presenta come un miscelatore culturale, esponendo negli spazi fluidi delle sue gallerie - da una collezione ancora relativamente modesta - artisti emergenti latino americani come il brasiliano Jaic Lerner, accanto a una Brillo Box di Andy Warhol o a installazioni di Ai Weiwei.
A pochi metri dal Perez, è in costruzione il primo grattacielo americano di Zaha Hadid, un esoscheletro di cemento che racchiude le vetrate di un condominio di sessanta piani su 215 metri di altezza, che fa pensare a un insetto colossale. Altre torri stanno sorgendo nella zona di downtown, per investimenti di miliardi di dollari. Qui la cultura sembra aver lanciato una frenesia immobiliare.
Che ha creato nuovi mecenati. Non a caso, Craig Robins, investitore immobiliare e inventore del Design District, un quartiere dove rimesse e magazzini sono diventati negozi monomarca, ha commissionato un'opera-cartellone all'artista John Baldessari e una scultura di metallo ondulato al designer Marc Newson, per affiancare un museo in progress e all'aperto agli esercizi commerciali.
Mentre a Wynwood, area un tempo malfamata e recuperata, a ridosso del centro, è l'arte di strada a prendere la scena. Qui, i proprietari dei palazzi lasciano le pareti libere all'estro degli artisti dei graffiti. Tanto che il quartiere si è riempito di murales. Proprio a dicembre, sui Wynwood Walls, si sono date appuntamento artiste di graffiti da tutto il mondo, riunite dal curatore Jeffrey Deitch, a ribaltare l'idea che l'arte con la bomboletta sia un'esclusiva dei maschi. Il risultato: draghi con il cellulare, pareti fiorite e maschere inquiete. Uno degli ingredienti della diversità artistica di Miami su cui si vogliono affacciare le grandi vetrate del museo di Herzog e de Meuron.
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