MY LORD - E’ ARRIVATA LA “BLACK NIGHT” PER JON LORD, CUORE DEI DEEP PURPLE - A 71 ANNI ADDIO ALL’UOMO CHE COLLEGO’ UN ORGANO HAMMOND CON UN AMPLIFICATORE MARSHALL, BACH CON IL ROCK: “FU COSI’ CHE SVEGLIAI LA BESTIA” - JON LORD FU IL COAUTORE DI ‘’SMOKE ON THE WATER’’, DALL’OSSESSIVO RIFF INIZIALE, TRE ACCORDI, STAMPATO NELLA MEMORIA E NELLE DITA DI OGNI CHITARRISTA…

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Michele Anselmi per www.ilvostro.it


Dici Jon Lord (non John) a un giovanotto di oggi e ne ricevi in cambio, al massimo, un: «Boh, e chi è?». Naturale che sia così. Bisogna avere più di cinquant'anni per ricordarsi che quel signore di nome e di fatto, pianista di conservatorio cresciuto con Bach e nei Sessanta convertitosi all'organo Hammond, fu l'anima dei Deep Purple, uno dei più celebrati gruppi di heavy-rock di tutti i tempi.

Lord se n'è andato ieri, ucciso da un'embolia polmonare, frutto velenoso di un tumore al pancreas: aveva 71 anni. Dal 2002, dopo varie reunion e rifondazioni, aveva abbandonato la band che lo rese ricco e famoso per dedicarsi ad altro, in parte alla mai abbandonata musica classica.

Deep Purple, cioè "profondo porpora", un nome vagamente alla Dario Argento ispirato a una canzoncina in voga negli anni Cinquanta, è un gruppo britannico che ha fatto epoca. Chi da ragazzo ascoltava rock e comprava ancora i dischi in vinile difficilmente dimenticherà brani come "Smoke on The Water", "Child in Time", "Black Night" o "Strange Kind of Woman": per averli ballati nelle feste, ascoltati in cameretta, provati a suonare in qualche complesso messo su al volo. Ma andrebbe inserita nel mucchio anche "Hush", che risale al 1968, cioè alla prima formazione, più pop nelle sonorità e meno aggressiva, in grande spolvero oggi nelle pubblicità.

Tuttavia non ci sono dubbi: i Deep Purple "storici", quelli che hanno lasciato un marchio a fuoco nella storia del cosiddetto rock progressive, sono Jon Lord (tastiere), Ian Paice (batteria), Ritchie Blackmore (chitarra), Roger Glover (basso elettrico) e Ian Gillan (voce). Erano giovani e belli, tutti magri e maledetti, con baffoni e capelli fluenti, quando nel 1972 registrarono "Smoke on the Water", dall'ossessivo riff iniziale, tre accordi, stampato nella memoria e nelle dita di ogni chitarrista che prenda in mano lo strumento elettrico.

In effetti quella canzone ha segnato la storia del rock. Il titolo, che significa "fumo sull'acqua", nasceva da un'esperienza personale del gruppo: arrivati a Montreux in Svizzera per registrare l'album "Machine Head" nell'edificio del Casinò, i Deep Purple andarono ad ascoltare un concerto di Frank Zappa e qualcuno, quella sera, dette fuoco all'edificio con un lanciafiamme. Nacque da lì la canzone: la "water" del titolo è semplicemente il lago di Ginevra, nella cui acqua si riflettevano le fiamme dell'incendio scellerato.
Tecnicamente Lord aveva una marcia in più rispetto ai suoi quattro colleghi, ma è anche vero che il sound inimitabile (un realtà molto imitato) dei Deep Purple nasceva dalla perfetta sintesi dei cinque talenti solisti.

Ciascuno aveva una sua chiave musicale, una sua eccellenza. Leggenda vuole che Jon Lord, alla ricerca di sonorità speciali, ebbe una semplice intuizione: collegò il suo organo Hammond, invece che al classico Leslie a ventola, a un amplificatore per chitarra elettrica Marshall, estraendone un suono speciale, particolare, più aggressivo. «Fu così che svegliai la bestia, solo due anni dopo riuscì a domarla al massimo delle sue potenzialità», raccontò in un'intervista.

Lord, il cui nome completo era Jon Douglas, era nato a Leicester (Gran Bretagna) il 9 giugno 1941. Sul sito ufficiale da qualche ora campeggia una scritta: «Jon passa dall'oscurità alla luce». La solita retorica del rock.

 

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