enrico lucherini

IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - ENRICO LUCHERINI SE L’È GODUTA, MI SCRIVE DAGO. E’ VERO. NESSUNO NEL CINEMA ITALIANO SE L’È GODUTA FINO ALLA FINE COME LUI. E NESSUNO È PARAGONABILE A ENRICO LUCHERINI. ANCHE PERCHÉ SI ERA INVENTATO UN MESTIERE CHE PRIMA NON ESISTEVA. UN MESTIERE FATTO DI ILLUSIONI, INVENZIONI, FROTTOLE. CONTINUE. "LUCHERINATE", SI DICEVA – E’ STATO FONDAMENTALE DIETRO IL SUCCESSO DI OGNI FILM ITALIANO E OGNI DIVA DEL DOPOGUERRA, DA SOPHIA LOREN IN GIÙ: COSA SAREBBE STATO IL NOSTRO CINEMA SENZA DI LUI?  - CHIUDO CON UNA SERIE DI STORIE CHE RACCONTÒ A ME A DAGO PER “ROMA SANTA E DANNATA”: LA BARBONA ITALIA, MASTROIANNI CHE ANDAVA A SCOPARE A CASA SUA, MADONNA ALLA PRIMA DI EVITA E… - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

enrico lucherini

 

Enrico Lucherini se l’è goduta, mi scrive Dago. E’ vero. Nessuno nel cinema italiano se l’è goduta fino alla fine come lui. E nessuno è paragonabile a Enrico Lucherini.

 

Anche perché si era inventato un mestiere che prima non esisteva e se lo era inventato, a cominciare da “La notte brava” e “Il bell’Antonio” di Mauro Bolognini e da “La ciociara” di Vittorio De Sica, modellandolo sulle sue forze e capacità. Dove cioè lui stesso era parte della storia e del lancio di un film.

 

Un mestiere fatto di illusioni, invenzioni, frottole. Continue. Lucherinate, si diceva. Al punto che anche le storie che raccontava sul suo lavoro, che spesso erano la chiave per portare al successo un film o un’attrice, vivevano spesso solo nel momento che le raccontava. E sapevamo tutti che non erano, alla fine, la verità, ma solo una parte della verità. O, se volete, una parte della bugia. Eravamo parte dello stesso gioco, come ascoltatori, come suo pubblico privato/pubblico.

enrico lucherini sophia loren

 

Noel Coward all’italiana, Lucherini sembra fondamentale dietro il successo di ogni film italiano e ogni diva del dopoguerra, da Sophia Loren in giù, ma al tempo stesso il suo è un impegno impalpabile e difficilmente documentabile.

 

Perché tutto naviga attraverso un sistema di storie, di lucherinate appunto, che lui stesso metteva in giro. E il lavoro-lavoro, almeno da quando l’ho conosciuto io sembravano farlo i suoi storici soci, da Matteo Spinola a Gianluca Pignatelli.

 

ilona staller con enrico lucherini al much more

Ma cosa sarebbe stato il cinema italiano senza Lucherini?  Già a sentirlo parlare ti veniva voglia non di vedere il film che spingeva, ma il film come lo raccontava lui, la sua versione per la stampa.

 

Forse per questo riusciva a unire personalità così diverse, da Dario Argento a Carlo Verdone, o passare da film come “Medea” a “Serafino”, da “Divina creatura” a “Inferno”.

 

Solo per citare quelli che leggo sulla lista del sito Imdb, ma saranno sicuramente molti, molti di più. “Metti una sera a cena” di Patroni Griffi, ad esempio, che gli deve tanto come successo, non lo trovo su quella lista.

 

Una delle sue grandezze era dare a tutti i film che lanciava la stessa dignità. “Non si butta via niente”, diceva, “da "Ultimo tango a Parigi" a "Ultimo tango a Zagarolo”. In questo, rispetto ai critici col sopracciglio sempre alzate degli anni 50 e 60, Lucherini era molto più simpatico e aperto.

 

Anche perché, pur riconoscendo i diversi valori dei film, apriva tra i primissimi, senza mediazioni critiche internazionali, ai generi italiani. L’horror, il peplum, perfino il western. Lo vediamo nei film di montaggio che portano il suo nome come ideazione, “Melodrammore”, “Kolossal”, quello sulla Titanus di Goffredo Lombardo.

enrico lucherini foto di bacco (4)

 

Film spesso anche discutibili perché la buttavano in caciara su generi molto amati, ma che avevano l’indubbia qualità di recuperare titoli e autori scomparsi da anni decisamente prima di Youtube e altre diavolerie internettistiche.

 

Ricordo che il film della Titanus, “Un sorriso, uno schiaffo, un bacio in bocca” ci mostrò per primo brani di film che non avevamo mai visto. Negli anni, almeno per me, parlare con Lucherini era soprattutto parlare di cinema, seriamente, con uno che oltre a averlo vissuto da vicino, ne capiva parecchio. E senza alcun tipo di paraocchi critici o ideologici.

 

LUCHERINI CON CECCHI GORI DARIO ARGENTO VERDONE

La bellezza nel parlare con Lucherini era appunto nel poter spaziare da Argento a Ferreri, da Patroni Griffi a Ciro Ippolito con una libertà impensabile anche per chi era nato sulle riviste militanti di cinema.

 

Ma per arrivare a questo si doveva scalfire la corazza del press agent, delle storie, delle lucherinate. Spesso meno interessanti di quello che Lucherini davvero pensava.

 

Anche se da vestale del nostro cinema e della Dolce vita romana, ne sapeva più di tutti di storie e di verità.

carlo verdone enrico lucherini foto di bacco (2)

 

Purtroppo i due documentari che gli dedicarono Antonello Sarno e Marco Spagnoli non arrivano fino in fondo alla sua straordinaria conoscenza della storia del nostro cinema. Ma non per colpa loro, per la voglia di Enrico di nascondersi, di non esporsi, di rimanere in ombra.

 

Con lui se ne va gran parte del cinema che abbiamo visto, amato e vissuto. E davvero, come dice Dago, Lucherini se l’è goduta fino in fondo. E direi in modo positivo, trovando del buono nel nostro cinema fino alla fine.

 

Chiudo con una serie di storie penso inedite che raccontò a me a Dago per il nostro documentario “Roma santa e dannata”.

 

STORIA DI ITALIA, BARBONA

ENRICO LUCHERINI CON MASTROIANNI E TROISI

Dietro i pisciatoi della Casina Valadier posteggiava la barbona Italia. Di giorno e di notte. Tutti, a cominciare da Franco Fabrizi, andavano da lei a prenderla in giro. Allora un giorno Piero Tosi, il celebre costumista, la vestì da signora, molto elegante e la portò a Spoleto come fosse una principessa. Durante il festival tutti ci sono cascati e l’hanno scambiata per una vera principessa. Sempre con la paura, da parte di chi aveva fatto lo scherzo che aprisse la bocca e si capisse chi era e chi non era.

 

MARCELLO MASTROIANNI

Marcello andava a scopare nella casa oggi di Enrico Lucherini. Poi usciva e lo andava a trovare a studio. E gli raccontava i suoi amori. Pochi sanno che la prima fidanzata di Marcello era stata Silvana Mangano.

 

Vivevano all’Appio Latino e il loro fu un grande amore. Quando Silvana Mangano venne chiamata per il provino di Riso amaro di Giuseppe De Santis le cose cambiarono.

SILVANA MANGANO RISO AMARO

 

Perché fece così impressione che mise da parte quella che avrebbe dovuto essere la protagonista del film, l’americana Doris Dowling, allora fidanzata con il fotografo Robert Capa, che venne sul set con la sorella, che fece perdere la testa a Cesare Pavese.

 

Non solo così Silvana Mangano ebbe il ruolo, ma Dino De Laurentiis, produttore esecutivo per la Lux di Riccardo Gualino del film, la volle come sua proprietà, come fidanzata per poi farne sua moglie.

 

LUCHERINI LUCHINO VISCONTI

E vietò a Marcello anche solo di entrare sul set, che era in Piemonte, nelle risaie possedute da Gianni Agnelli. Così quando Marcello cercò di avvicinarsi al set venne cacciato dalla produzione.

 

De Laurentiis non solo non offrì mai un ruolo a Marcello nei suoi film, ma vietò alla Mangano di interpretare in 8 1/2  il ruolo della moglie di Marcello, malgrado glielo avesse chiesto Fellini.

 

I BAR

Da Doney c’era il gruppo formato da Luchino Visconti, Piero Tosi, Mauro Bolognini, Dudù La Capria. Al Café de Paris invece Ennio Flaiano, Vincenzo Talarico, Sandro De Feo, Vittorio Gassman. Da Rosati, a Piazza del Popolo c’erano gli intellettuali, Antonioni con Monica Vitti, Franco indovina con Soraya.

 

STORIA DI ANNE PARILLAUD

 

Dovevamo organizzare il lancio del nuovo film di Luc Besson, Nikita, con Anne Parillaud, giovane e bellissima.

luc besson anne parillaud

 

L’ufficio stampa francese del film fa sapere che non vuole i fotografi. Solo foto di scena. Accetta solo che si faccia una chiacchierata con i giornalisti. Ma, rigorosamente, o dalla parte destra di lei o centrale.

 

Nessuno da sinistra. Non si capiva quale fosse il mistero del suo lato sinistro. Viene chiesto a Gloria Satta, giornalista del Messaggero di mettersi proprio dalla parte sinistra per capire cosa avesse di tanto misterioso. Scopriamo così che non aveva nulla, ma proprio nulla. Era solo isterismo da star.

 

madonna evita peron 1

STORIA DI MADONNA ALLA PRIMA DI EVITA

 La prima di Evita a Roma, al cinema Etoile, oggi diventato spazio Louis Vuitton, è celebre, perché la protagonista, Madonna, fece aspettare tutti, pubblico, regista, Alan Parker, e coprotagonista, Antonio Banderas, un’ora e mezzo. Era un dispetto che aveva meditato. L’ufficio stampo americano della diva fece sapere che sarebbe arrivata volentieri a Roma a patto che sua figlia, Lourdes, venisse battezzata negli stessi giorni dal Papa alla presenza del padre, che si chiamava Jesus.

 

lucherini con Florinda Bolkan

Con Vittorio Vecchi Gori si capisce se la cosa si può chiedere al Papa. Cecchi Gori conosce un cardinale e Lucherini si attacca al telefono per chiedergli appunto di questo battesimo. “Pronto, avrei Madonna, l’attrice, che vorrebbe battezzare, la figlia, Lourdes, col padre, Jesus… E se fosse disponibile il Papa…” Il cardinale interpellato, a queste parole, dovette chiudere il telefono in faccia a Lucherini. Per questo arrivò con un’ora e mezza di ritardo.

 

STORIA DI JANE FONDA

jane fonda

Jane Fonda era arrivata a Roma e aveva bisogno di un vestito e di un paio di scarpe per andare in tv, intervistata da Pippo Baudo. Così Gianni Versace chiama Irene Ghergo che va subito all’Hassler, nella suite poi di Della Valle, per seguire Jane Fonda. Al moment di mettersi l’abito e le scarpe, Jane scorpe che le scarpe le stanno strette. Qualsiasi altra attrice italiana si sarebbe infuriata, avrebbe fatto le bizza, lei invece, molto tranquilla, disse: Non importa.

 

E entrò da Baudo scalza, solo con l’abito di Versace addosso. La sera stessa Irene Ghergo preparò una cena in suo onore e invitò tutta Roma. C’erano Marteli, Corbucci, Arbore. Lei arriva per ultima. Parlava un po’ di italiano, che aveva imparato ai tempi di Barbarella, ma non così bene. Dopo i primi cinque minuti nessuno le rivolse più la parola, perché nessuno sapeva bene l’inglese. La trattarono come se fosse stata Gegia. Alla fine Corbucci le ha parlato.

ava gardner

 

STORIA DI AVA GARDNER

 Prima di Dopo la caduta di Arthur Miller al Teatro Eliseo a Roma. Una prima importante, regia di Franco Zeffirelli, Monica Vitti protagonista.

 

Non solo. Era la prima assoluta europea, dopo l’esordio in America. Sarebbe venuto apposto lo stesso Arthur Miller. Volendo fare una serata pazzesca, Lucherini sa che sta arrivando a Roma Ava Gardner, al tempo accompagnata da Walter Chiari. Così, per assicurarsi Ava Gradner in platea, chiama la sua segretaria. Lei gli dice chiederò. Poi lo richiama e le dice di sì. Ava ci può essere. Chiari non era ancora arrivato.

 

enrico lucherini foto di bacco (1)

Lucherini le fissa un posto a metà sala in modo che tutti potessero vederla. Ava arriva, la sistemano. Inizia lo spettacolo e a metà del primo tempo Ava, forse non capendo l’italiano, piglia e se ne va.

 

A questo punto cosa si poteva dire per non rivelare la verità, cioè che se ne era andata via prima? Lucherini dirà che se era andata via piangendo, emozionatissima. Zeffirelli gli dice che è una cosa esagerata. Meglio dire questo che dire la verità, fa Lucherini. Il giorno tutti i giornali erano usciti con la storia che si era inventato Lucherini.

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