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IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – ROBERT REDFORD, IL VOLTO PIÙ SIMBOLICO DI UN CERTO SOGNO AMERICANO DI PACE E GIUSTIZIA E DI IDEALI DEMOCRATICI, SE NE VA A 89 ANNI, IN UN’AMERICA DILANIATA DALLA FOLLIA DEL SUO PRESIDENTE, DAGLI ECCESSI DI VENDETTA DELLA DESTRA PIÙ FASCISTA E RAZZISTA INNESCATI DALL’OMICIDIO DELL’ATTIVISTA CHARLIE KIRK – FOSSIMO IN UN FILM DI REDFORD POTREMMO SPERARE SE NON IN UN LIETO FINE, ALMENO IN UN GESTO EROICO DA GRANDE CINEMA POPOLARE ALLA “BUTCH CASSIDY”. PERCHÉ, ANCHE SE PIÙ VOLTE PERDENTE NEI SUOI FILM PIÙ AMATI, CI HA SEMPRE TRASMESSO UN MESSAGGIO DI SPERANZA, DI ATTESA DI GIORNI MIGLIORI. E’ UNA GRAZIA CHE REDFORD SI PORTAVA DA FILM A FILM SOLO COL SUO SGUARDO… – VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Robert Redford, il volto più simbolico di un certo sogno americano di pace e giustizia e di ideali democratici, coi quali siamo cresciuti dalla seconda metà degli anni ’60, diciamo dalla morte di Kennedy fino al caso Watergate, se ne va, a 89 anni in un’America dilaniata dalla follia del suo presidente, dagli eccessi di vendetta della destra più fascista e razzista del paese innescati dall’omicidio dell’attivista Charlie Kirk, e nel mezzo di conflitti per nulla risolti in Europa e nel Mediterraneo.
robert redford faye dunaway 59
Fossimo in un film di Robert Redford potremmo sperare se non in un lieto fine, almeno in un gesto eroico da grande cinema popolare alla “Butch Cassidy”. Perché, anche se più volte perdente nei suoi film più amati, Robert Redford ci ha sempre trasmesso un messaggio positivo, di speranza, di attesa di giorni migliori, di sguardo limpido sul futuro sorvolando l’orrore del presente.
E’ una grazia che, come un attore di western del muto, Redford si portava da film a film solo col suo sguardo.
Lo sguardo che ritroviamo in tutti o quasi i suoi film, dai meno impegnati, penso a “A piedi nudi nel parco”, il suo primo vero successo che lo lanciò nel 1966 accanto a Jane Fonda, a quelli più popolari, come “Butch Cassidy” e “La stangata”, diretti da George Roy Hill, dove divide la scena con una star come Paul Newman, prendendone un po’ il testimone, ai grandi film politici, da “Come eravamo” di Sydney Pollack, dove si rilegge il periodo atroce del maccartismo, a “Tutti gli uomini del presidente” di Alan J. Pakula, che mette in scena quasi in tempo reale il caso Watergate che porterà alla fine di Richard Nixon.
Ma, come gli attori davvero amati dal pubblico, Redford si porta dietro quel tipo di personaggio anche quando affronta personaggi negativi, spingendoli quindi a contraddirsi arrivando così a una deflagrazione liberatoria, penso al trapper vendicativo di Jeremiah Johnson di “Corvo rosso non avrai il mio scalpo” di Sidney Pollack, allo sceriffo che caccia l’indiano uscito dal territorio di “Ucciderò Willie Kid” di Abraham Polonsky, o al politico che si vende l’anima de “Il candidato” di Michael Ritchie.
In altri film, come nello sfortunato e bellissimo “Il grande Gatsby”, diretto da Jack Clayton, scritto da Francis Coppola, che lo ereditò da Truman Capote cacciato dal produttore, Robert Redford mette il suo volto positivo e la sua presenza soave, pacificatoria, dentro un personaggio, come quello di Jay Gatsby, che è perdente ancor prima di perdere tutto quello che ama e desidera dalla vita, modellando un percorso che tanti anni dopo riprenderà Leonardo DiCaprio nel remake di Baz Luhrmann.
Difficile negli anni cattivi e vendicativi di Trump e di Musk inserire un Robert Redford, un post kennediano capace di risolvere perfino gli intrighi della Cia in “I tre giorni del Condor”, thriller politico ancora perfetto di Sidney Pollack.
Abbastanza snobbato dagli Oscar, ne vincerà uno come regista per “gente comune” e uno onorario, più recente, ma come protagonista non è mai stato davvero considerato. Inoltre non ha girato tanti film come altri colleghi.
Nato a Santa Monica, in California, nel 1936, ma col sogno, che lo ha accompagnato tutta la vita, di una vita da cowboy, che riuscirà a realizzare nell’Utah, trasferendosi nei monti dove aveva girato “Jeremiah Johnson”, dove farà nascere il suo festival, il Sundance, Robert Redford, come tanti attori del tempo, inizia con i piccoli ruoli nelle serie tv.
barbra streisand robert redford 2
“Maverick”, “The Deputy”, Route 66”, “Alfred Hitchcock Presents”. Il suo primo vero film è “Caccia di guerra”, un war movie sul conflitto in Corea diretto da Denis Sanders e prodotto dal fratello Terry, interpretato da John Saxon, ma dove incontra, addirittura come attori, sia Sidney Pollack, che diventerà uno dei suoi amici e registi più cari e Francis Coppola, che passerà presto alla sceneggiatura.
Alterna qualche film, “Situazione disperata ma non seria” di Gottfried Reinhardt con Alec Guinness, alle serie tv, ma non riesce a sfondare. Gira due bellissimi film con Natalie Wood che lasciano il segno, “Lo strano mondo di Daisy Clover” diretto da Robert Mulligan, scritto da Gavin Lambert dedicato al mondo del cinema, dove ha un ruolo di attore bisex che il suo agente gli avrebbe voluto evitare, e “Questa ragazza è di tutti”, diretto dal suo amico Sidney Pollack, passato alla regia, e scritto da Francis Coppola.
Natalie Wood, in questo periodo, cerca più volte di suicidarsi, è alcolizzata, e Robert Redford gli starà molto vicino. Gira anche “La caccia” di Arthur Penn, scritto da Lilian Hellman, con Marlon Brando protagonista e Jane Fonda.
robert redford corvo rosso non avrai il mio scalpo!
Malgrado questo lancio da parte di Hollywood, Robert Redford non diventa ancora una star. Si prende anche un periodo di riposo in Grecia. Come tanti attori del tempo, lo spiega bene il personaggio di Leonardo DiCaprio in “C’era una volta a… Hollywood”, è pronto anche a girare qualche western in Italia.
Lo cerca il nostro Enzo G. Castellari per il suo primo western da regista, “7 winchester per un massacro” ma i produttori glielo rifiutano. “Redford aveva studiato Belle Arti a Firenze, sarebbe venuto in Italia subito dopo il successo di Clint Eastwood nei film di Leone”, ha detto il regista, “a una cifra neanche eccessiva, mi pare ventimila dollari. Lo proposi al produttore e mi disse: ma chi è? sembra un americano qualsiasi”.
proposta indecente robert redford demi moore 3
Così prese Edd Byrness… Il successo arriva grazie alla commedia di Neil Simon che aveva recitato a teatro con Elizabeth Ashley a Broadway per otto mesi, “A piedi nudi nel parco”, diretta da Gene Saks, riscritta per il cinema dallo stesso Simon e con Jane Fonda, che ben conosceva, come co-protagonista. Non lo voleva neanche accettare. Ma è il successo. Diventa una star. O quasi.
Anche se ha ancora bisogno di una co-star, come in “Butch Cassidy and the Sundance Kid” di George Roy Hill dove Butch Cassidy è Paul Newman e lui è il Kid. E’ protagonista di un film prodotto da Richard Grehson, il marito di Natalie Wood, che avrebbe dovuto girare Roman Polanski in America, “Gli spericolati”, una storia di sciatori professionisti con Gene Hackman e Camilla Sparv.
Lo girerà invece Michael Ritchie, un regista interessante, della stessa generazione di Sidney Pollack. Robert Evans, il produttore, lo vorrebbe invece come protagonista di “Rosemary’s Baby” di Polanski, ma non lo girerà.
Lo troveremo invece nel curioso “Lo spavaldo” di Sidney J. Furie, un film di motociclisti con Michael J. Pollard e le canzoni di Johnny Cash, in “La pietra che scotta” diretto da Peter Yates, tratto da un roamnzo di Donald Westlake. La differenza la farà “Corvo rosso non avrai il mio scalpo”, grande western innovativo ideato da John Milius e diretto da Sidney Pollack.
Negli anni ’70 Redford diventa un divo di prima grandezza. Ritrova Paul Newman e la regia di George Roy Hill in “La stangata”, grande successo anche al botteghino, gira il suo primo film politico, “Il candidato”, diretto da Michael Ritchie e scritto da Jeremy Larner. Con Pollack gira “I tre giorni del Condor”, ancora oggi un thriller perfetto, per passare poi a “Tutti gli uomini del Presidente” di Alan J. Pakula, “Il cavaliere elettrico”, “Il migliore, “La mia Africa” e “Havana”, che chiudono un po’ questa sua fase di grande star popolare della New Hollywood.
Dopo diventerà regista, dieci film spesso noiosi, pieni di buone intenzioni, ma non troppo riusciti, come “Milagro”, “L’uomo che sussurrava ai cavalli”, “Leoni per agnelli”. Come attore girerà poco, “Proposta indecente”, sapendo di non poter apparire più come la star giovanile che era stato negli anni ’60 e ’70.
L’ultimo buon film mi sembra “Old Man & The Gun” diretto da David Lowery, dove trova Sissy Spacek e Casey Affleck, ma lo troviamo anche nell’ultimo “Avengers” come cattivo. Un po’ imbarazzante. Ma gli dobbiamo l’invenzione del Sundance, grande festival del cinema indipendente dove sono nati tanti talenti.
robert redford e richard helms
robert redford e barbra streisand2
robert redford e barbra streisand1
robert redford la regola del silenzio – the company you keep
robert redford la regola del silenzio 1
robert redford il candidato
robert redford, richard farnswort e wilford brimley in the natural
barack obama robert redford
robert redford CAPITAN AMERICA
robert redford
robert redford
robert redford a manhattan nel 1974
robert redford jane fonda a piedi nudi nel parco
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robert redford brad pitt spy game
robert redford jane fonda
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