emilio fede

“FU MOLTO PIÙ E MOLTO MENO CHE UN UOMO SEMPLICEMENTE FEDELE” – IL NECROLOGIO DI EMILIO FEDE BY FILIPPO CECCARELLI: “PUÒ RIENTRARE NEL NOVERO DELLE MASCHERE DELLA COMMEDIA ITALIANA DI CUI SEPPE FINO ALL'ULTIMO INTERPRETARE GLI IMPERITURI E IPNOTICI FONDAMENTI: STRAORDINARIA ESPRESSIVITÀ, ASTUTA SIMPATIA, INDOMITO NARCISISMO. INTUÌ TRA I PRIMI COME FOSSE GIUNTO IL TEMPO IN CUI TRA INFORMAZIONE E SPETTACOLO I CONFINI SI STAVANO ASSOTTIGLIANDO FINO A SPARIRE” – “LA VOLONTÀ DI RISCATTO, LA PICCOLISSIMA BORGHESIA DELLA PROVINCIA SICILIANA, GLI FRUTTÒ INDUBBI SUCCESSI PROFESSIONALI OTTENUTI CON UNA FANTASIA CHE LO PORTAVA A REGALARE ACQUA DI COLONIA A FEROCI GUERRIGLIERI O AD ACCOPPIARSI CON SEGRETARIE PUR DI AVERE L'INTERVISTA (CON CHAPLIN, NEL CASO SPECIFICO)” – QUANDO IN AFRICA SALVÒ ALDO MORO DA UN LEONE – LA SOLITUDINE DOPO IL CROLLO DEL BERLUSCONISMO, IL DESIDERIO DI ESSERE SEPOLTO CON SILVIONE AD ARCORE E I SOPRANNOMI: “L'INVIDIATO SPECIALE”, “SCIUPONE L'AFRICANO”, “EMILIO FIDO"

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Estratto dell’articolo di Filippo Ceccarelli per www.repubblica.it

 

silvio berlusconi ed emilio fede

Se n'è andato, a 94 anni, anche Emilio Fede e mai come in questa circostanza tornerebbe utile l'antica raccomandazione della classicità secondo cui dei morti nulla è giusto ricordare se non il bene.

 

Sennonché, mai come in questo caso il personaggio si colloca naturalmente non solo al di là del bene e del male, ma anche del vero e del falso, per cui subito la retorica funeraria s'inceppa, e quando si è sul punto di commemorarlo come un vecchio leone del giornalismo, della televisione e della vita pubblica italiana, ecco che la memoria […] è lì a ricordarti che in una delle sue 11 autobiografie – l'ultima e più triste s'intitola “Che figura di merda” (Giraldi, 2020) - proprio Fede racconta che durante una trasferta in Africa al seguito del governo egli salvò il ministro degli Esteri Aldo Moro da chi? Da un leone, esattamente.

 

 

emilio fede con la moglie

Erano gli anni in cui lui si definiva “l'invidiato speciale”, ma i colleghi della Rai gli avevano affibbiato il soprannome di “Sciupone l'Africano” per via del tenore di vita delle sue pur eroiche trasferte.

 

Nella preziosa Garzantina di Aldo Grasso sulla tv sono indicati altri tre nomignoli, i primi due - “L'ammogliato speciale” e “Il genero di prima necessità” - alludevano al fatto che fosse sposato con la figlia di Italo De Feo, la signora Diana (poi senatrice berlusconiana), allora potente vicepresidente socialdemocratico della Rai.

 

Il Psdi era un formidabile partitello, per certi versi profetico, a favore del quale Fede organizzava le tribune elettorali: perciò venne notato e fulminato come “buttafuori” dall'illustre Fortebraccio.

 

emilio fede

Però poi le ambizioni dello scalpitantissimo Emilio, reincarnazione di Bel Amì in formato televisivo, crebbero e l'inesausta leggenda di viale Mazzini tramanda che la sua spettacolare adesione alla Dc fanfan-bernabeiana apparve chiara quando, finora laico in odore di mangiapreti, s'ingegnò a convertirsi la prima comunione dove? A San Pietro.

 

L'altro soprannome è più recente e risponde al non irresistibile “Emilio Fido”. Perché lui in realtà fu molto più e molto meno che un uomo semplicemente fedele, una delle tante e fuggevoli macchiette che si azzeccano al potere; piuttosto un grande personaggio che decisamente e a suo modo rispettosamente può rientrare nel novero delle maschere della commedia italiana di cui seppe fino all'ultimo – le disperate dirette su Instagram, la badante che l'aiutava, i fedeli che lo incoraggiavano, i persecutori che lo provocavano, i suoi ricordi, le sue invettive, le sue preghiere – interpretare gli imperituri e ipnotici fondamenti: straordinaria espressività, astuta simpatia, inarrivabile spudoratezza, indomito narcisismo, eccezionale vitalità, virtuosismo vittimistico, alto tasso di dissimulazione e altro ancora, forse.

 

emilio fede vittima di scherzi telefonici 4

Con tali premesse Fede intuì tra i primi come fosse giunto il tempo in cui tra informazione e spettacolo i confini si stavano assottigliando fino a sparire.

 

Da mattatore fece le prove ai tempi della guerra del Golfo e durante Tangentopoli esaltando e maltrattando da studio collaboratori visibili e dietro le quinte. Quindi diciamo pure che ci diede dentro come nessun altro trasformando il notiziario in una specie di sarabanda in cui le notizie erano sorprese e viceversa.

 

Può essere che la sociologia abbia già coniato parole per esprimere il fenomeno che tutte le sere si generava sulle reti Mediaset. Con inevitabile approssimazione si azzarda qui l'ipotesi che quanto egli più implorava comprensione, tanto più otteneva complicità.

 

I più giovani ricordano, certo, la strenua e a tratti anche cieca fedeltà a Berlusconi; il modo in cui, alla guida del Tg4, quello preferito da un pubblico che i radical-chic non senza qualche ragione designavano come il più anziano e indifeso, Fede smaniava, ammoniva, deglutiva, sbuffava strabuzzando gli occhi, a volte gli si rompeva anche la voce, tutto a maggior gloria del Cavaliere, non di rado evocato con la mano sul petto come dinanzi a una divinità.

 

 

beppe braida emilio fede 5

Eppure, adesso che non c'è più, l'impressione è che quel suo darsi in pasto senza remore fosse coerente con una vita, più che una carriera, ricca di traguardi e tempeste: la volontà di riscatto, la piccolissima borghesia della provincia siciliana, gli fruttò indubbi successi professionali ottenuti con una fantasia che lo portava a scalare montagne da principiante, a regalare acqua di colonia a feroci guerriglieri o ad accoppiarsi con segretarie pur di avere l'intervista (con Chaplin, nel caso specifico).

 

Però anche a rispondere al fuoco dei terroristi mettendo in fuga le Brigate rosse che lo aspettavano sotto casa, al Gianicolo, guarda caso il colle che a Roma è dedicato a Giano bifronte.

 

 

emilio fede

Ciò detto, oltre a intervistare Mamma Rosa su Silvio bambino e compiacere D'Alema, alleato provvisorio, mostrando al pubblico la sua collezione di civette, occorre ricordare che si è anche giocato l'anima al Casinò, così come è stato spolpato da maghi e chiromanti.

 

A parte queste fragilità, si può pensare che avesse parecchio in comune con Berlusconi, o meglio con il tardo Berlusconi, statista generoso e gioviale ossessionato e assatanato di giovani ragazze, categoria per la quale Fede nel suo tg si era inventato il ruolo di “meteorine” […]. Comune passioneche peraltro costò caro a l'uno, all'altro e alla loro stessa amicizia.

 

emilio fede diana de feo

 

[…] il crollo disonorevole del berlusconismo trascinò Fede nella più assoluta solitudine. Ormai fuori da Mediaset, fondò un partito che scelse di battezzare “Vogliamo vivere”: alla presentazione c'erano solo giornalisti, la più parte che sghignazzavano.

 

Ma il punto […] è che l'umana esistenza è assai più complicata della cronaca e nessuno può dirsi esente da mancanze, errori, peccati, reati. Così resta appena lo spazio per ricordare che tra i desideri di Emilio Fede ci fu a lungo quello di essere sepolto con Silvione nel mausoleo di Arcore, ma niente, quel privilegio non gli fu mai accordato.

 

SILVIO BERLUSCONI EMILIO FEDE

Ogni tanto chiedeva e si chiedeva: “Chissà se adesso ho diritto anch'io a un angolino?”. Fa tenerezza oggi ricordarlo, in fondo era un segno d'amore e, come detto all'inizio, de mortuis nihil nisi bonum.

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