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Alessandro Gnocchi per "il Giornale"
Qualcosa è andato storto. Gli Stati Uniti hanno «tolto il dito dal pulsante della repressione», giustamente. Ma l'agognato individualismo,negli anni Settanta, è degenerato in puro egocentrismo con tragicomiche sfumature narcisistiche. à iniziato così «il decennio dell'io», in cui «ogni anima si concentra sul proprio bruciante tormento - Mio marito! Mia moglie! La mia omosessualità ! La mia incapacità di comunicare, il mio odio per me stesso, autodistruzione, paure abiette, debolezze vergognose, orrori primordiali, eiaculazione precoce, impotenza,frigidità ,rigidità ,servilismo, pigrizia, alcolismo, peccati capitali, peccati veniali, abitudini sconce, psiche contorta, spirito tormentato».
La disperazione soggettiva, certo importante, è stata elevata «a un livello cosmico e unita a tutte le altre finché non vi è più che un unico attimo lacerante di sfogo». Il «grido del singolo» è stato trasformato nel «grido del mondo» con una colossale perdita di senso delle proporzioni. Al punto che perfino le proprie disgustose emorroidi sembrano occupare un ruolo decisivo nelle sorti dell'umanità .
Questa analisi è condotta con il consueto graffiante sarcasmo da Tom Wolfe, il grande reporter di Radical Chic e di altri capolavori, fra cui va senz'altro annoverato anche Il decennio dell'Io, uscito in origine nel 1976, ora riportato in libreria da Castelvecchi (pagg. 92, euro 9), dopo molti anni di assenza, con una nuova traduzione. Wolfe si conferma animale di una razza rara: conservatore non bigotto; amante delle libertà americane ma indisponibile a sacrificare la verità sull'altare della ideologia; individualista consapevole dell'importanza del senso di appartenenza a una comunità . Avercene come lui. Ma sono pochissimi,da questa parte dell'Atlantico viene in mente il filosofo Roger Scruton.
Il decennio dell'io, secondo Wolfe, affonda le radici nel boom economico del dopoguerra quando il capitalismo ha realizzato i sogni dei... socialisti: reddito in eccedenza, libertà politica e tempo libero. «In America camionisti, meccanici, operai di fabbrica, poliziotti, pompieri e netturbini guadagnano l'anno tali e tanti soldi - da quindicimila a ventimila dollari (e anche di più) - che non è praticamente più possibile usare in queste Paese il vocabolo "proletario" restando seri».
Con buona pace dei collettivisti, che immaginavano l'uomo nuovo come un «Colto Asceta» e non come un Allegro Consumista. Negli anni Sessanta qualcosa comincia a cambiare. I «Nuovi Sinistrorsi », figli del benessere, hanno abbastanza denaro per abbandonare le famiglie e coltivare stili di vita all'insegna della liberazione.
I «Vecchi», per la prima volta nella storia, invece di attendere con pazienza la morte, sono benestanti a sufficienza per spostarsi nei sobborghi e iniziare a viaggiare. In generale, l'intera società inizia a coltivare il lusso un tempo riservato agli aristocratici di «mutare la propria personalità : rifare, rimodellare, elevare il proprio io... e osservarlo, studiarlo, infatuarsene». à una rivoluzione che fa nascere, fra le altre cose, nuovi culti (Scientology in origine era basata sul concetto di autoperfezionamento) e il femminismo.
Gli anni Settanta dunque sono stati l'inizio della «più grande era dell'individualismo». Comiche degenerazioni a parte, come andrà a finire, diceva Wolfe allora, non possiamo saperlo. Ora,quasi trent'anni dopo, Wolfe ha azzardato una risposta indiretta nel suo recente romanzo Back To Blood, inedito in Italia. Da un lato, si è diffusa l'idea che ogni nostro desiderio coincida con un diritto civile in attesa di essere riconosciuto dallo Stato onnipo-tente.
Dall'altro, si è affermato un tribalismo di ritorno. Nelle grandi metropoli cresce il senso della comunità . Purtroppo, però, tale comunitarismo non ha a nulla a che vedere col concetto di cittadinanza e di condivisione del futuro. Ogni etnia vive nella sua enclave e si dota di regole proprie. Da qualsiasi parte la si guardi, il vero individualismo sembra in pericolo.
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