DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
Barbara Costa per Dagospia
Tutti i peni del porno sono dopati. Eh, non esageriamo! Pillole, creme, polveri ma più di tutto la siringhetta al pene, sì, ci sono, si usano, ma precisiamo bene: il doping nel porno professionale alto, dove pornano veri pornostar, è formalmente vietato. Sui set non offrono o chiedono di prendere qualcosa. Sui set è vietato assumere sostanze perché "farsi" fa male, puoi rimanerci secco, anche se hai 20 anni e sei nel pieno della forma.
rocco siffredi asia carrera backstage pass
Se sul set ti dopi e ti succede qualcosa, non dico schiatti ma hai un mancamento, o ti viene un priaprismo e devi correre in ospedale a farti salvare il pene, beh, uno studios porno non vuole averci a che fare. Non vuole grane, caz*i da pagare per caz*i andati a male. Però: si sa come gira il mondo, si sa come si assumono queste sostanze, e nessuno può mettere bocca nel libero arbitrio di un attore che, su sua decisione e sua responsabilità, assume aiutini chimici che gli garantiscono una erezione sicura in prestanza e durata.
Oggi la siringa nel pene è il dopante più usato, ci si auto-inietta un farmaco contro la disfunzione erettile che dona al pene potenza inaudita. Una pratica pericolosissima, e non sono pochi gli attori che si sono ritrovati con un pene K.O. Non se ne parla, nessuno ammette che si dopa, e però ci sono attori che hanno dovuto smettere di girare perché si sono ritrovati col loro amichetto in overdose.
Tra i pochissimi se non l’unico che ha pubblicamente ammesso 10 anni di dipendenza da dopanti da pene e che è finito di corsa e più volte al pronto soccorso è Danny Wylde, ex attore ora produttore perché i medici, dopo avergli salvato il pene più d’una volta, gli hanno fatto capire che doveva smettere di doparsi se voleva continuare una vita sessuale attiva. È bene essere chiari: se droghi il pene fino alla dipendenza, arriva il momento che il pene non ti funziona più, diventi impotente e non sc*pi più sui set, ma nemmeno ti si alza in privato, con chi ti piace e ami.
rocco siffredi anni 90 the man who loved women
Non tutti gli attori porno si dopano, e non tutti si dopano allo stesso modo: è correttissimo dire che ci sono attori che mai se lo drogano, e che riescono ad avere e mantenere erezioni sui set, sc*pando secondo copione realizzando performance esagerate tali perché recitate. Lo fanno, ci riescono perché in ciò consiste il loro lavoro e la loro bravura e, sebbene le loro cavalcate instancabili siano anche frutto di abile regia e montaggio, è innegabile che girare porno per un uomo è più complicato che per una donna.
rocco siffredi anni 90 the best of
È vero che le pornostar intascano più dei maschi ma è altrettanto vero che, a differenza delle donne, la carriera di un attore bravo è mooolto più lunga. Un attore porno dall’erezione affidabile ha più scritture. I registi richiamano e si affidano agli stessi attori perché quelli su cui si può contare son pochi: un’erezione andata a male vale scene non realizzate, e soldi sprecati. L’incubo dei produttori. La scarsità di attori bravi spiega la frode del pene dopato: se bastasse doparlo per diventare pornostar, di pornostar maschi bravi ve ne sarebbero caterve.
Di massima, per la maggioranza degli attori il doping è l’ultima risorsa, l’estremo rimedio da usare in genere in questi casi: gang-bang, scena tra una attrice trans e più donne, scena tra attore e attrice che non trovano giusta chimica. Da spettatore, in buona fede puoi chiederti com’è possibile che un uomo, davanti a donne simili, non riesca a eccitarsi. Dando per assodato che quello che un attore fa sui set non ha NULLA a che vedere col sesso reale, tra le cause che non permettono a un professionista l’erezione ci sono non tanto la presenza di più persone sul set – inibizione che dopo le prime volte ti togli – ma la mancanza di intesa sessuale con la partner, e a volte blocchi dovuti a odori (puzza) di sesso e di pelle inibenti. In pole, tra le cause di mancato indurimento, ci stanno le ansie personali che ogni attore deve ogni volta, in ogni scena, lasciare fuori dal set, e non sempre gli riesce.
Un attore "deve" fare sesso, per lavoro e non (sempre) per piacere. Lui deve to get hard, to stay hard and to pop, e va da sé che tutti, sul set, contano su di lui, sulla sua "riuscita". Ha addosso una pressione pazzesca. E gli attori non sono robot, sono esseri umani, e mai quanto per loro vale il detto "il pene non vuole pensieri".
E fare porno, nello specifico ergersi e venire quando e come si deve, è un duro esercizio mentale. Serve seria capacità di concentrazione e autocontrollo. Per decenni si è ovviato a mosce erezioni con le "fluffers": erano queste delle fanciulle – ben pagate – che sui set avevano il compito di mantenere "caldo", con bocca e/o mani, il pornostar tra una pausa e l’altra (come nel cinema tradizionale, anche sui set porno vi sono pause e tempi morti: è prassi per ogni attore stare sul set dalle 5 alle 12 ore, ma girare una scena dura circa mezz’ora).
Le fluffers non ci sono più per tre motivi: l’arrivo di farmaci pro-erezione; le crisi economiche dal 2008 in poi, che hanno causato gravi tagli di spesa ma più per il neo-femminismo le cui istanze ne hanno decretato il disuso. Oggi il ricorso a fluffers – qualora si riesca a trovarne – è giudicato riprovevole, altamente non professionale, e molto, molto peggio.
Ci sono attori che non si dopano ma si garantiscono l’erezione in altri modi: un pornostar è come un atleta professionista, la sua vita è cura del suo corpo ed è scandita dalle riprese. Ogni attore ha la sua routine pre-riprese basata su alimentazione e stile di vita sani. La notte prima di una giornata sul set dorme anche 9 ore. Chi non si dopa arriva all’erezione tramite training mentali, alcuni assumono caffeina. Gli attori seguono diete proteiche e un po’ tutti la mediterranea.
Prendono vitamine, zenzero, rafano, e arginina, glutammina, zinco (si dice renda lo sperma più bianco). Fanno regolarmente palestra, sollevamento pesi e squat (si dice aiuti le spinte penetrative). I pornoattori giapponesi – che girano in quantità più scene rispetto ai colleghi stranieri, dacché il loro mercato è più ampio – bevono intrugli d’erbe giapponesi che (si dice) rendono implacabili le loro prestazioni.
Rocco Siffredi, uomo dall’etica porno rigorosa e ferreo nemico del doping, per anni ogni mattina prima di andare sul set ha fatto colazione con un frullato composto da un litro di latte, 5 uova, 2 banane, e proteine in polvere. Oggi lo ha modificato con 6 albumi d’uovo sodo (il tuorlo è dannoso per il colesterolo), una manciata di mirtilli, una mela, spremuta d’arancia e caffè doppio con noci e mandorle. Chi ha il pisello più di marmo di lui?
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