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Alberto Mattioli per La Stampa.it
Hollande fa scappare Obélix. La lista dei Paperoni che scelgono l'esilio fiscale si arricchisce di un nome «pesante» (in tutti i sensi): Gérard Depardieu. L'attore francese più popolare è ormai ufficialmente installato nell'ameno villaggio belga di Néchin, separato dalla Francia da appena un chilometro di pavé ma da molti punti percentuali di Irpef. Obélix il gallo diventa Obélix il belga.
La notizia riapre la polemica sulla grande fuga dalle tasse di François Hollande, che non sono solo la celebre aliquota del 75% per chi dichiara più di un milione di euro ma soprattutto il rialzo al 45% di quella per chi è appena sotto. Risultato: la più massiccia emigrazione di soliti noti dai tempi della Rivoluzione.
Bernard Arnault, prima fortuna di Francia e quarta d'Europa, per il momento risiede ancora a Parigi ma ha già ottenuto, chissà perché, la cittadinanza belga. Bernard Darty, fondatore dell'omonima catena di grandi magazzini, risiede in Belgio. Johnny Hallyday, il Gianni Morandi francese, vive invece da anni in Svizzera. Parigi val bene una mossa, però stavolta per andarsene.
Ma, dopo Victor Hugo ai tempi di Napoleone III, Depardieu è di certo il francese più celebre ad auto-esiliarsi aldilà della frontiera belga. I socialisti al potere al di qua non l'hanno presa bene. Il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, accusa quelli che se ne vanno di «voler diventare ancora più ricchi» per «esonerarsi dalla solidarietà con gli altri francesi». Il deputato Yann Galut propone addirittura di revocare loro la cittadinanza francese. Il ministro del Bilancio, Jérome Cahuzac, sceglie invece l'ironia: Depardieu «è un grandissimo attore, il cinema belga ci guadagnerà molto».
Resta da capire se la fuga in Belgio intaccherà la popolarità di Depardieu che, a 63 anni, ormai di film decenti ne fa pochi. In compenso, moltiplica le gaffe. Per «Libération», che non ci va leggera, è diventato «un uomo d'affari pujadista, obeso e avvinazzato». Di certo, le sue ultime imprese non sono leggendarie.
C'è stata la famosa pipì fatta nel corridoio dell'aereo, il fermo di polizia quando è caduto completamente sbronzo dal motorino, gli insulti a politici (Martine Aubry «alito di birra») e colleghi (Isabelle Adjani «folle») e l'imbarazzante «endorsement» pro Sarkò, fatto però in modo tale da danneggiarlo più che da sostenerlo. Più strane marchette per vari despoti dell'Asia centrale: l'ultima, la partecipazione a un videoclip della popstar uzbeka Gulnara Karimova, guarda caso figlia del dittatore locale.
Però finora i francesi a «Gégé» hanno perdonato, se non tutto, molto. à il grassone che se ne impipa di tutti i tabù, a partire proprio dall'obesità . Compra le botteghe che gli piacciono per evitare che debbano chiudere, travolte dalla grande distribuzione. Sfida il politically correct. Rappresenta la gioia di vivere popolare e forse popolana contro i diktat delle élite parigine della gauche snob, il francese vero che ama mangiare, bere, far l'amore e ridere (in quest'ordine) e se ne frega se non è chic. Chissà se gli perdoneranno anche di non pagare le tasse.
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