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Mélanie Mendelewitsch per “Slate France”
Lo scorso 12 novembre, nell’indifferenza quasi totale, un californiano di 25 anni è stato arrestato. Noto con lo pseudonimo di Oso Montana su “Facebook”, dove postava foto con macchinoni, rotoli di dollari e catene d’oro, è stato accusato di sfruttamento della prostituzione perché, con l’espediente del social, reclutava giovani ragazze.
Se “Facebook” è un inesauribile focolaio di prostitute e sfruttatori, “Instagram”, l’applicazione comprata per un miliardo di dollari da Mark Zuckerberg, non è da meno. A prima vista sembra essere rigida sul rispetto delle sacrosante condizioni di utilizzo: il contenuto pornografico o che incita all’odio è cancellato appena segnalato, e gli hastag tendenziosi (#tette, #culo #sesso e altre raffinate parole-chiave) sono quasi automaticamente censurati. Eppure dietro le modelli-attrici-cantanti dal selfie sexy e nudo che milioni di uomini assetati cliccano ogni giorno, si nascondono spesso prostitute professioniste o occasionali.
Sotto le ambizioni artistiche, delle donne molto sensuali si espongono direttamente alla rete sociale. Tutti i pretesti sono buoni, e la seduta di aerobica si trasforma nel festival del “belfie” e di generose scollature siliconate. Nelle poche righe di biografia, spesso si trova una mail di contatto “Yahoo” o “Gmail”, riservate alle “richieste professionali”. Attraverso questi espedienti, “Instagram” permette a migliaia di escort di adescare clienti.
Racconta David, 29 anni: «Queste ragazze sono abili. Flirtano, rispondono ai tuoi complimenti con gli emoticon, mantengono l’illusione di un legame, di una relazione virtuale. Su “Instagram” non si scambiano messaggi privati, si è sotto gli occhi di tutti, quindi bisogna evitare di essere troppo espliciti. Quando ho invitato una “modella” a bere un bicchiere insieme, lei mi ha comunicato la mail per “convenire sui dettagli”, allora ho capito che qualcosa non andava. In effetti queste “modelle debuttanti” che vivono fra Dubai, Marbella e Las Vegas, e comprano roba di lusso, mi avrebbero dovuto far saltare la pulce all’orecchio».
Se ci contatta una di queste ragazze, facendosi passare per l’assistente di un celebre produttore che vorrebbe trascorrere “dei bei momenti” in un prossimo viaggio d’affari, la risposta arriva entro un’ora. A volte chiamano loro di persona, altre il loro “manager”.
Andy, una bionda di Toronto, su “Instagram” si presenta come artista. Ma nella sua risposta via mail si legge: «Potete prenotare Andy per una serata al costo di 2.000 dollari». Stessa cosa per Jenny, ufficialmente cantante, che in privato però chiede 4.000 euro per un “momento privato”, spese di viaggio a parte. I dettagli delle tariffe si decidono di persona.
Nel giro esistono anche le modelle “d’atmosfera”, che incassano 1.500 euro a sera. La tariffa include: mostrarsi meno vestite possibile, danzare lascivamente ai tavoli di ricchi clienti, tra bottiglie di Cristal Roederer, e il resto è da vedere, dipende se c’è affinità.
Anissa, bruna 24enne che vive nella banlieue parigina, ha migliaia di follower su “Instagram”, dove si definisce attrice. La contattiamo e ci dice subito che non ama il termine “prostituta”, preferisce “escort”, anche se ammette di ricevere soldi per rapporti sessuali con uomini incontrati su internet: «Su “Instagram” preseleziono i miei clienti, rifiuto quelli che non mandano foto. Uso uno pseudonimo per non farmi beccare dalla mia famiglia, musulmana praticante. Io posto foto suggestive, provocanti, ma mai troppo nude. Se insieme ai miei clienti, un giorno arrivano proposte artistiche, ben venga».
Secondo “Strass”, sindacato delle lavoratrici del sesso, queste forme nuove di prostituzione clandestina creano un grande problema di sicurezza, sia per i clienti, sia per le prostitute. Il controllo dei moderatori dei social network è praticamente nullo. Non hanno la responsabilità dei contenuti e li cancellano solo su segnalazione. Bandiscono i nudi di Helmut Newton e Guy Bourdin, ma lasciano prosperare le agenzie di escort. Il tutto nel pieno rispetto della legge. Se nessuno si ribella a questo, la prostituzione nascosta su “Instagram” ha davanti anni d’oro.
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