DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. AVVISI AI NAVIGATI
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“Il posto fisso non c’è più”, proclama Matteo Renzi dalla Leopolda, in attesa di annunciare la fine delle ferie pagate, l’abolizione delle assenze per malattia e la scomparsa dei regali di Natale. Ormai è chiaro che gli prepara i testi è lo stesso che lavora per Marchionne. Il segreto è sparare una mezza banalità (il posto fisso esiste solo nel pubblico) con aria antipatica e vagamente minacciosa, allo scopo di passare per quello che dice cose coraggiose e rompe i tabù. E poco importa se alla prova dei fatti uno sposta la sede legale in Gran Bretagna e paga le tasse in Olanda, mentre l’altro si limita a un vago Jobs Act.
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Ieri Renzie ha anche detto che aggrapparsi all’articolo 18 “è come voler mettere un gettone del telefono in un iPhone”, dando così del deficiente a chi, nel suo partito come nel sindacato, non la pensa come lui. Ma il dato fondamentale è che il suo governo non ha abolito l’articolo 18 quindi forse anche lui ha dei problemi con i gettoni. In ogni caso lui è il nuovo che avanza, lui è “quello che le canta chiare”. Un premier in perenne campagna elettorale, inseguito da provvedimenti da scrivere, riforme da attuare, decreti da mettere nero su bianco, decreti attuativi da preparare.
Tra una provocazione verbale e un annuncio, il rischio è che anche Renzie vari il suo programma “Fabbrica Italia”, gigantesca arma di distrazione di massa per chi in realtà punta solo alle elezioni anticipate e a imbullonarsi a Palazzo Chigi.
2. LE SPACCONATE DEL GIORNO
Renzie incassa oggi una benedizione non da poco da parte di Wolfgang Schaeuble. Il roccioso ministro delle Finanze tedesco, noto falco, dice che la riforma del lavoro di Renzi “è decisiva per far avanzare l’Italia”, una nazione amica che i tedeschi vogliono “forte e di successo” (Corriere, p. 6).
Ciò detto, spazio alla conclusione della Leopolda di lotta e di governo. “Il leader avvisa i ‘reduci’: non torno al 25%. L’attacco alla vecchia guardia pd: non temo nuovi soggetti a sinistra. Camusso replica: non ha argomenti. Renzi difende Napolitano e ricorda che non c’è più il posto fisso: l’articolo 18? Come il gettone nell’iPhone” (Corriere, p. 8). Per il Cetriolo Quotidiano, “Renzi azzanna la Cgil. ‘Mai più posto fisso’” (p. 2).
La Stampa apprezza subito la Marpionata del premier e apparecchia una pagina di sostegno: “Il posto fisso è un miraggio. Giovani sempre più precari. Ogni cento contratti solo 15 sono a tempo indeterminato e quasi il 70% sono interinali o di formazione. Camerieri e braccianti sono le occupazioni più diffuse tra i ragazzi” (p. 7).
Evviva! Il Messaggero prevede un nuovo asse con Re Giorgio sulle riforme: “Riforme, la corsa del premier con la sponda del Qurinale. L’obiettivo: via libera al Jobs act, a seguire il testo con il nuovo Senato e poi l’Italicum. Possibile un nuovo intervento del Colle a favore del ddl che modifica la Costituzione” (p. 7).
Sul Giornale, una storiella abbastanza penosa dalla Leopolda: “Censura al sindacalista Fiom: niente palco. Vietato il discorso a Calosi, non aveva consegnato l’intervento all’organizzazione. Il leader delle tute blu fiorentine protesta, poi accetta il selfie col premier” (p. 3). Se c’era bisogna di detestare i selfie, ecco un motivo in più.
3. NO, LA COSA ROSSA NO
Renzie non vede l’ora di liberarsi dell’opposizione interna e di avere un partitello a sinistra da poter accusare di essere paleolitico ogni santo giorno. Qualcosa comunque si muove: qualcuno potrebbe anche cascarci. “Sel, anti renziani e società civile. Tutti i teorici del partito di Landini. Ariaudo: c’è una domanda politica. Il leader Fiom: più nego più la gente non ci crede. Civati: ‘Più il premier picchia a sinistra, più si apre uno spazio a sinistra” (Corriere, p. 10). Sul Giornale, “I rottamati sempre più divisi sognano rivincite alle urne. La frattura piazza-governo è troppo netta. La scissione del Pd è solo questione di tempo. Ma l’ala sinistra è disorganizzata e cerca un leader. Landini si sfila: ‘Io non all’altezza’” (p. 2).
La Repubblica dei renziani fa da pompiere e riporta: “La mano tesa del premier. ‘Di certo non caccio nessuno, pure se non votano il jobs act’. La sinistra frena sulla scissione. Il presidente del Consiglio dà ormai per scontato lo sciopero generale ma è convinto che la minoranza interna bluffa sull’ipotesi di uscire” (p. 8). Poi, spazio a Landini, che dice: “Non farò il capo della sinistra. Il lavoro garantito? Non c’è mai stato. Il premier dice che il modello fordista è finito, non sa proprio come si lavora in un call center” (p. 9). No, è che non sa proprio come si lavora.
4. FARNESINA EN ROSE
Mercoledì dovrebbe essere il giorno buono per nominare il nuovo ministro degli Esteri e Renzie pare intenzionato a confermare una donna alla Farnesina. Repubblica: “Mercoledì il nuovo ministro degli Esteri, in corsa Sereni, Pistelli e Bonafè. Il premier salirà dopodomani al Quirinale per indicare il successore della Mogherini. Palazzo Chigi non esclude un nome a sorpresa. Il premier vuole evitare un rimpasto. Spuntano pure i nomi di Bini Smaghi e Lia Quartapelle” (p. 10). Secondo la Stampa, “perde quota la Sereni. Si riapre la partita per il posto agli Esteri. Si sta affermando la candidatura di una tecnica esperta come l’ambasciatrice Belloni” (p. 8).
5. LA GRILLATA DEL GIORNO
Beppemao a ruota libera a Palermo ottiene i suoi bravi titoli sui giornaloni: “Grillo-choc: un tempo la mafia era morale. ‘Bisognerebbe quotarla in Borsa’. A Palermo insulti al governatore: ‘Via Crocetta, non si sa cosa sia da ogni punto di vista’” (Repubblica, p. 11). Inqualificabile.
6. BANCHE SOTTO STRESS
Come largamente previsto dalla Borsa, la Bce boccia Montepaschi e Carige. “Per i due istituti – scrive il Corriere – saranno necessari aumenti di capitale per 3 miliardi. Bankitalia: il sistema è solido, i risparmiatori possono stare tranquilli”. Il giornale diretto da Ferruccio De Bortoli intervista Alessandro Profumo e il presidente del Monte dei Paschi dice: “Siamo pronti a qualsiasi operazione. Non si è voluto considerare il lavoro fatto, ma abbiamo le risorse. La banca non ha bisogno di essere salvata, il piano funziona”.
Ma non è stato un errore restituire subito i Monti bond? Profumo risponde allargando le responsabilità: “Abbiamo fatto un aumento di 5 miliardi, migliorando molto la qualità della nostra base di capitale e aumentandola di 2 miliardi. Se siamo stati autorizzati al rimborso vuol dire che tutti eravamo convinti che si potesse fare” (p. 2). Servita la Banca d’Italia.
Adesso le ipotesi spaziano dall’aumento di capitale alla fusione con Ubi o Bnp Paribas. Mentre per Carige si parla di un ingresso dei francesi del Credit Agricole (p. 5).
Repubblica commenta tutta la vicenda con toni foschi: “Peggio delle nostre solo quelle di Grecia e Cipro. Ora serve la ripresa del Pil. Se non torna la crescita economica sarà difficile trovare altri investitori disposti a puntare sugli istituti di credito italiani” (pp. 2-3). La Stampa si chiede perché Renzi non abbia detto una parola e si risponde così: per Palazzo Chigi le banche italiane sono sane e tacere significa non drammatizzare (p. 2).
Il Messaggero dà spazio alle reazioni di quel che resta di via Nazionale: “Bankitalia: ‘Le nostre banche sono solide e ora più credibili’. Negli stress test sull’Italia immaginato uno scenario con probabilità quasi zero. Molte aziende di credito europeo hanno potuto contare su ingenti aiuti pubblici. Il vice dg Panetta: “I risparmiatori italiani possono stare tranquilli, la vigilanza sta funzionando” (p. 3).
Il Giornale la butta in politica e titola così: “Le banche rosse affossano l’Italia” (p. 1). Alla Carige, ci era sfuggito che Scajola e Bagnasco fossero di sinistra.
7. LA GUERRA DELLE TV
Il Corriere Economia disegna scenari di guerra sulle tv in Italia. “Mediaset Premium fa gola. Le grandi ambizioni di Sky. Il terzo incomodo? Telecom. Il riordino delle attività europee del magnate australiano passa per l’Italia. Il mercato della televisione a pagamento in Italia sta cambiando. E i diritti della Champions sono in grado di convincere Murdoch” (p. 2). Certo, sarebbe un colpo di scena assoluto, con Sky che si riprenderebbe tutto il calcio e tutta l’offerta a pagamento, lasciando Mediaset solo “in chiaro”.
8. VENDERE, MA CON COMODO
Affari&Finanza di Repubblica punta il dito contro i ritardi sulle dismissioni: “Le privatizzazioni ferme al palo, in cassa meno di quattro miliardi. I piani originari parlavano di 10 miliardi nel 2014. Ma i mercati non danno garanzie e realisticamente si riuscirà a raggiungere a mala pena la metà della cifra. Significa che dal 2015 si dovrà aumentare lo sforzo: una maratona per trovare 40 miliardi entro il 2018.
Intanto va avanti la cura Moretti in Finmeccanica: “Moretti azzera tutto, via i trasporti, le spa e infine il nome. Il piano industriale arriverà tra un mese. Ma l’ad non è rimasto con le mani in mano. Ha fatto tabula rasa di tutta la vecchia struttura organica al potere dei boiardi di Stato, accentrando dove può e cancellando posizioni” (Affari&Finanza, p. 4).
9. ULTIME DA UN POST-PAESE
Per la serie “Ma chi l’avrebbe mai detto”, ecco l’ultima beffa sul caso Ilaria Alpi: “I rapporti dello 007 sbianchettati a Roma dal Sismi. Dagli atti resi pubblici emergono i depistaggi dei Servizi sull’omicidio della giornalista” (Stampa, p. 17)
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