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Alessandro Di Matteo per “la Stampa”
LILLI GRUBER - MATTEO RENZI - MARCO TRAVAGLIO
Mille battibecchi, frecciatine, veri colpi bassi per reagire agli addebiti che gli vengono portati: l'intervista di Matteo Renzi a Otto e mezzo, come prevedibile, diventa un confronto teso con la conduttrice Lilly Gruber e con i direttori de La Stampa Massimo Giannini e del Fatto quotidiano Marco Travaglio.
Alla fine, però, la linea di difesa dell'ex premier resta la solita: le conferenze a pagamento in giro per il mondo sono un'attività lecita, il problema è l'acquisizione dei sui conti correnti «quando non ero ancora indagato», un «hackeraggio di Stato», e le critiche che gli vengono rivolte sono solo un «campagna d'odio nata perché dieci mesi fa abbiamo scelto di aprire una crisi per mandare a casa Conte, per questo a Travaglio gli rode». Nel merito, le risposte non arrivano.
Al leader Iv viene chiesto di quella mail - emersa dagli atti dell'inchiesta sulla Fondazione Open - in cui l'ex giornalista dell'Unità Fabrizio Rondolino propone la creazione di un vero e proprio apparato di controinformazione per colpire il Fatto e veicolare su giornali e Tv la narrazione renziana dei fatti. Renzi, inquadrato, ridacchia sarcastico mentre Travaglio legge la mail di Rondolino. Poi spiega: «Era un'ipotesi di scuola alla quale ovviamente nessuno ha dato corso».
Quindi, attacca: «Per distruggere il Fatto basta Travaglio, che è un diffamatore seriale. Ormai le richieste di danni superano il valore dell'azienda (che edita il quotidiano, ndr)». Il direttore della Stampa chiede perché abbia girato la mail a Marco Carrai. Risposta: «La mail di Rondolino non viene messa in pratica. Ovviamente tutte le mail che arrivavano l'ufficio le girava alle persone che potevano essere interessate. Abbiamo detto: non faremo mai ciò che fa il Fatto».
MARCO TRAVAGLIO E MATTEO RENZI
Più volte il leader Iv provoca Travaglio definendolo «pregiudicato», evocando le querele perse dal direttore del Fatto. Ribatte Travaglio: «Renzi confonde i reati di opinione, che sono un incidente del mestiere per un giornalista, con i reati di affari che lo riguardano...». Giannini obietta che non esiste solo la dimensione giudiziaria di queste vicende, chi fa politica dovrebbe tenere conto anche dell'aspetto etico e morale dei propri comportamenti e che sui soldi ricevuti dall'Arabia saudita non si può sorvolare. Ribatte Renzi: «Lei non sa niente dell'Arabia saudita».
Gruber ricorda a Renzi di quando, nel 2018, diceva che chi fa politica non può arricchirsi. Renzi ripete la sua precisazione: il discorso vale per chi è al governo, non per i semplici parlamentari. «Spiegavo che chi sta al governo non può arricchirsi. Chi sta in parlamento può fare altre attività: c'è chi fa l'avvocato, chi l'architetto Io faccio le conferenze all'estero. E sui miei guadagni pago le tasse». Lo interrompe Travaglio: «Ora lo dobbiamo pure ringraziare perché paga le tasse».
Il leader Iv poi, nega qualsiasi conflitto di interessi, sulla revoca della concessione ad Autostrade. «Il governo Conte annunciando la revoca ha fatto un favore a Benetton. Conte, che era avvocato della società Aiscat, i concessionari autostradali. Non è l'avvocato del popolo Sfido Travaglio a trovare un mio voto in conflitto di interessi, i miei voti sono pubblici». Il 2% di Iv nei sondaggi è forse dovuto alla «spregiudicatezza», ipotizza Gruber. Replica Renzi: «Col 2% abbiamo fermato Salvini, mandato a casa Conte e fatto arrivare Draghi». Ma Travaglio: «Salvini l'hai portato al governo». Alla fine Renzi si sfoga su Twitter: «Erano tre contro uno. Ma mi sono divertito perché non mi fanno certo paura».
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