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Marco Castoro per "Italia Oggi"
Palazzo Wedekind è uno dei palazzi più belli di Roma. Domina piazza Colonna, con alla sinistra Palazzo Chigi e alla destra Palazzo Ferraioli. Di fronte la colonna dedicata a Marco Aurelio e sullo sfondo galleria Alberto Sordi. Sul retro piazza Monte Citorio. In epoca romana nell'area in cui sorge il palazzo (che porta il nome del banchiere che lo acquistò) c'era il tempio di Marco Aurelio.
Palazzo Wedekind oggi è di proprietà dell'Inps e dal 1945 è la sede del quotidiano Il Tempo. Sia i proprietari del Tempo, sia la presidenza del consiglio (che ha sempre ammesso di gradire la sede anche perché più bella di Palazzo Chigi) hanno sperato invano che l'Inps mettesse in vendita il suo gioiello.
Attualmente Il Tempo paga un canone di un milione e 500 mila euro l'anno (ai quali vanno aggiunti 300 mila euro di gestione). Una voce che incide molto sul bilancio del quotidiano, sotto contratto di locazione con l'Inps fino al 2015. In pratica la sessantina di dipendenti della testata (tra giornalisti, amministrativi e poligrafici) si perdono tra le stanze e i meandri del palazzo e dei suoi quattro piani, con il salone al primo e la terrazza all'attico che farebbero morire d'invidia perfino gli sceicchi.
Per abbattere i costi, in vista di un ulteriore stato di crisi dietro l'angolo, il management del Tempo ha chiesto all'Inps di rinegoziare il contratto, allo scopo di pagare un canone inferiore, chiedendo di essere collocati in un angolo del palazzo. Anche l'Inps avrebbe un vantaggio dalla rinegoziazione del contratto: potrebbe subaffittare il palazzo ad altri inquilini (soluzione attualmente non consentita).
Tra i pretendenti come nuovi affittuari ci sono anche la presidenza del consiglio (ovviamente!) e la camera che potrebbero utilizzare il palazzo per spostare qualche ufficio e risparmiare sulle spese alla voce immobili. Certo, se la presidenza del consiglio dovesse appropriarsi delle stanze del palazzo, sarebbe suggestivo pensare al ritorno di Gianni Letta in quella dimora che lo ha visto direttore del Tempo per 15 anni. Con l'acquolina in bocca anche diversi studi legali, pronti all'arrembaggio.
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